Uno dei momenti più interessanti e meglio scritti dell’ultimo episodio di WandaVision e dell’intera serie animata è certamente il confronto dialettico tra i due Visione. Avete presente il dibattito filosofico sull’identità, condito di logica formale, con la proverbiale Nave di Teseo come centro di gravità argomentativa? Ebbene, è preso quasi di peso da una scena tratta da un albo degli Avengers di Mark Waid e Mike Del Mundo.

 

 

Era il 2017 quando questo team creativo stellare ci mostrava, su Avengers #6, un incontro tra il Visione che milita nel gruppo e una sua versione proveniente dalla fine dei tempi, nel contesto di uno dei tanti scontri tra i Vendicatori e Kang, criminale temporale della Marvel. I due sintezoidi disquisiscono sulla loro identità e sovrapponibilità in maniera non troppo diversa da quanto visto nella serie TV targata Disney +. E Mark Waid ha reagito così dopo la visione della scena di WandaVision.

 

Avengers #6, anteprima 01

Waid – Non ne avevo idea ed è stata una piacevole sorpresa. Un po’ come quando ho sentito Tom Cavanagh utilizzare le parole “Forza della velocità” o Henry Cavill dire agli spettatori che la “S” di Superman significa speranza. Sentire ripetere da qualcuno le parole che hai scritto tu è sempre bello. Il dialogo era perfetto nel contesto di quello che ho trovato un episodio finale molto soddisfacente di WandaVision.

Credo sia questa la cosa più bella dei Marvel Studios: il modo in cui prendono ispirazione dalle storie del passato invece di tentare di reinventare tutto quanto per una inesistente platea di spettatori che, secondo alcuni, trova i super eroi stupidi a meno che non siano super tenebrosi e in preda alla furia omicida.

La cosa che ho più amato, tra quelle tratte da una cosa che ho scritto io è il film animato Justice League: Doom, ispirato direttamente a Tower of Babel, il mio arco narrativo della JLA. Per mia sfortuna, è stato realizzato in quel periodo di tempo in cui la DC aveva deciso di non citare mai gli autori e di non concedere contributi economici. Non mi dispiace di non aver ricevuto del denaro in quell’occasione, perché quando lavori a contratto sai che può capitare, ma sarebbe stato bello vedere il mio nome da qualche parte dato che la DC ammise sinceramente di aver tratto Justice League: Doom da Tower of Babel. Ma è andata così, inutile recriminare.

Un giorno, spero fintanto che io e Alex Ross siamo ancora vivi, qualcuno troverà il modo di trasporre Kingdom Come. Me lo auguro, se non altro.

 

Avengers #6, anteprima 02

 

 

Fonte: Games Radar