Scuola di sopravvivenza: la recensione

La nostra recensione di Scuola di sopravvivenza (You vs. Wild), la serie interattiva di Netflix con protagonista l'esploratore Bear Grylls

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Arriva un momento in Scuola di sopravvivenza in cui Bear Grylls ci chiede di scegliere tra fargli mangiare delle ghiande trovate nelle feci di un orso, oppure farlo proseguire nella ricerca di cibo. Se scegliamo la prima opzione, la sua risposta è "me lo sentivo che avresti scelto così". In queste poche parole c'è tutto il senso della nuova, sadica serie interattiva proposta da Netflix. Si tratta di un prodotto particolare che prosegue sulla traccia dell'esperimento Bandersnatch, anche se con un linguaggio un po' diverso.

La serie si intitola in originale You vs. Wild, un titolo che gioca con il vecchio programma Man vs. Wild, sempre condotto dall'esploratore mangiatutto Bear Grylls. Lo seguiamo in otto avventure in giro per il mondo, dalla giungla alla montagna al deserto, e per ogni episodio viene proposta una piccola quest da portare a termine. Si tratta sempre di blande motivazioni appena accennate. Ci sono farmaci da consegnare, una città da raggiungere, una persona da trovare. Ma non c'è alcun intreccio, si tratta di una serie scripted senza storia, in cui l'unica interazione valida è rappresentata dal monologo di Bear Grylls che si rivolge a noi e ci presenta delle decisioni da prendere.

Bear Grylls ci ripete di continuo la frase "sei tu al comando", gratificandoci con l'idea di una padronanza sicura dei rischi che sarà pur sempre lui a dover correre. Ciò non è vero, e Bandersnatch spiegava già bene perché. Esiste un campionario di decisioni predefinite e già girate da Bear Grylls, che corrispondono alla struttura ad albero delle scelte. Ci viene chiesto di scegliere, ma qualcuno più in alto ha già scelto per noi. I più volenterosi cercheranno di percorrere ogni sentiero, ma a differenza di Black Mirror qui ci si stanca prima e l'esperienza della scoperta non è così gratificante. Soprattutto non è così importante.

Il senso dell'esperienza non consiste infatti nel raggiungimento dell'obiettivo finale, per il quale ci impegneremmo a prendere ogni volta la decisione giusta. Molto più gustosa è invece l'esperienza della scelta immediata, come quella che abbiamo descritto sopra. E qui sorgono nuove e personali sfide per lo spettatore, o meglio una: è possibile uccidere – nella finzione della storia – Bear Grylls? Da quel che abbiamo visto, no, non si può. Ci sono delle scelte palesemente sbagliate, ma l'esito porta il protagonista a chiedere soccorsi, o tornare al punto di partenza, dichiarando fallita la missione. A quel punto il filmato propone di tornare al bivio, dove potremo fare la scelta corretta. Se allo scadere del tempo non viene presa alcuna scelta, il gioco – pardon, la serie – sceglie per noi. La durata media delle puntate, se si prendono solo decisioni giuste, è di venti minuti.

Quindi una specie di Dora l'esploratrice con molti più insetti da mangiare? Quasi, ma quel che rimane, in questo caso come in Bandersnatch, sono le riflessioni sull'interattività. E cosa ne sarà di questa commistione tra gioco e serie tv (con tutti i limiti del caso) una volta esaurito il fattore novità.

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