Trieste Science+Fiction 2018, Solis: la recensione
La recensione del film Solis, presentato in anteprima italiana al Trieste Science+Fiction Festival
Il regista Carl Strathie firma un racconto di sopravvivenza in cui l'ambientazione sci-fi non mette mai in secondo piano il dramma umano affrontato dal proprio protagonista, più impegnato a combattere i propri demoni interiori che gli inconvenienti tecnici posti sul proprio cammino verso la salvezza. Il filmmaker trova il giusto equilibrio tra gli aspetti visivi e gli elementi più personali della storia, creando visivamente una realtà ben curata nonostante un budget non particolarmente elevato, e permette a Ogg di regalare una performance ben strutturata e ricca di sfumature.
A penalizzare un po' Solis è in alcuni passaggi la sceneggiatura che fatica a creare una progressione fluida degli eventi e rendere l'interazione, a tratti ripetitiva, a distanza tra Holloway e Roberts non forzata e naturale. Il progetto, tuttavia, sfrutta con intelligenza le proprie risorse per creare una realtà suggestiva ed efficace, sfruttando l'espressività e il carisma di Ogg, recentemente apparso nella serie The Walking Dead, per far leva sugli aspetti più psicologici della trama rispetto a quelli fantascientifici.La costruzione della tensione è piuttosto tradizionale, ma Solis trova il modo di ritagliarsi un proprio posto all'interno del panorama dei progetti sci-fi indipendenti, dimostrando una buon controllo degli aspetti tecnici da parte di Strathie e un'ottima conoscenza del genere sfruttata non in modo eccessivo dal filmmaker per confezionare un lungometraggio in cui non mancano riferimenti ai cult del passato.