The Gilded Age: politica e società del 1880

C’è una certa ironia nel fatto che proprio Cynthia Nixon, candidata a governatrice dello stato di New York nel 2018, elezione in cui fu poi eletto Andrew Cuomo, tra le sorelle Brook in The Gilded Age interpreti proprio la dolce Ada, la più ingenua delle due, quella che per i canoni del tempo sarebbe stata probabilmente definita una zitella, ma anche la più distante – emotivamente parlando – dalle trame della società di cui fa parte ed a cui Agnes (Christine Baranski) è invece così strettamente legata.

Alla fine del 1800, lo scontro tra vecchi e nuovi e ricchi, come ben delineato da The Gilded Age, avvenne su diversi piani, quello sociale, di cui fanno parte tutte le interpreti femminili dello show, ed ovviamente quello economico e politico, rappresentato dagli uomini e dalla famiglia Russell, con l’espansione della rete ferroviaria americana. Un altro ironico contrasto se si pensa a come oggi proprio quella ferrovia su cui si costruì fortuna e disgrazie di molte famiglie, sia invece uno dei mezzi di trasporto meno usati del paese e relegato quasi a “curiosità per turisti”.

Secondo Cynthia Nixon i parallelismi tra le condizioni della società del tempo e quella attuale, nonostante i 140 anni che ci dividono, sono davvero notevoli, come l’attrice ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Vogue:

La povertà schiacciante, le battaglie delle donne per l’equità, quella delle persone di colore e degli afroamericani per i loro diritti e degli immigrati per trovare un posto in un nuovo paese. Abbiamo fatto qualche progresso – anche se non sono sicura sia vero, quantomeno non in termini di immigrazione – ma questi sono argomenti decisamente vivi ai giorni nostri“.

L’ÉLITE DEGLI AFROAMERICANI A NEW YORK

E proprio a proposito di diritti degli afroamericani, The Gilded Age ha indubbiamente il merito di mostrare un aspetto della società che viene raramente rappresentato in serie TV e film in costume, l’élite delle famiglie afroamericane che abitavano nelle grandi città, rappresentate nella serie dall’intraprendente giornalista e segretaria di Agnes van Rhijn, Peggy Scott (Denée Benton) e dai suoi genitori.

Nel 4° episodio dello show, intitolato A Long Ladder, senza conoscere nulla della vita di colei che chiama amica, la giovane Marian Brook (Louisa Jacobson) si presenta senza invito in casa dei genitori di Peggy, con una borsa di vecchie scarpe come dono. Con sua grande costernazione, Marian scoprirà però che la famiglia della donna che lavora come segretaria per sua zia non è affatto come immaginava e non solo non necessita della sua malriposta carità, ma vive in una bella casa ed ha chiaramente un alto livello di educazione. Il padre di lei, Arthur (John Douglas Thompson), è infatti un farmacista, mentre la madre Dorothy (Audra McDonald) è una pianista di talento.

La serie, che ha ben 4 consulenti storici, porta così sullo schermo una realtà che raramente abbiamo visto rappresentata, come se tra l’inizio dello schiavismo, la Guerra Civile americana e la successiva fine della schiavitù, nel paese non ci fossero stati toni intermedi, che sono invece portati qui alla luce sullo schermo proprio dalla benestante famiglia Scott, nella loro elegante casa di Brooklyn, che divenne poi parte della città di New York nel 1898.

Come raccontato dalla storica Erica Armstrong Dunbar in un’intervista per il New York Times, i neri americani arrivarono a New York in fuga dalla persecuzione e da eventi come quelli dei disordini che scoppiarono nella città stessa nel 1863 e che, scatenati dallo scontento per l’andamento della Guerra Civile in corso, si trasformarono ben presto in episodi di linciaggio proprio ai danni degli afroamericani.

A New York, queste famiglie cercarono un luogo dove costruire le proprie case, fare affari e crearsi una vita il più possibile scevra da violenze ed umiliazioni“.

Nello specifico il personaggio di Peggy, ispirata a vari personaggi storici, entra casualmente in casa Agnes Van Rhijn e ne diventa la segretaria dopo aver rivelato di aver studiato presso l’Istituto Colored Youth di Philadelphia, una scuola realmente esistita e che oggi è diventata la Cheyney University.

Tra le ispirazioni per Peggy troviamo però anche l’autrice ed attivista Ida B. Wells, fondatrice della National Association for the Advancement of Colored People, Julia C. Collins, una scrittrice citata come la prima autrice afroamericana mai pubblicata negli Stati Uniti ed infine Susan McKinney, il primo medico donna afroamericano a New York, tutte figure che, secondo l’ideatore della serie Julian Fellowes, era necessario che fossero dietro ad un personaggio come lei, proprio al fine di renderlo più autentico e credibile possibile e non semplicemente il frutto della fantasia di un autore televisivo.

A prescindere dall’imbarazzante incidente del 4° episodio, The Gilded Age diventa anche la narrazione del legame tra Marian e Peggy, un’amicizia che, sebbene non proprio tipica di quel periodo, non era nemmeno senza precedenti, come dimostrato da alcuni scritti e scambi di corrispondenza che sono giunti fino a noi.

LO SPETTRO DELLA SEGREGAZIONE

Nonostante The Gilded Age rappresenti un periodo storico in cui la schiavitù era tecnicamente solo un ricordo (nel 1863 Lincoln aveva proclamato la liberazione degli schiavi degli Stati secessionisti e la schiavitù era stata totalmente abolita due anni dopo), la serie non dimentica sottilmente di mostrare lo spettro della segregazione. In una scena in particolare si vedono per esempio Peggy ed il padre impegnati in una conversazione su un marciapiede mentre, al passaggio di una coppia di nobili bianchi, vengono costretti a interrompersi e farsi da parte per cedere loro il passo o in un’altra vediamo come a Peggy venga rifiutato un passaggio da un vetturino a causa del colore della sua pelle.

Sebbene la schiavitù fosse stata abolita, nel 1875, intorno quindi agli anni in cui è ambientata la serie, la Corte Suprema Americana aveva stabilito che il Civil Rights Act, che proibiva la discriminazione in hotel, treni e spazi pubblici, era incostituzionale, il che creò grande ostilità in un paese che rifiutava di integrare una parte della popolazione che ancora vedeva come una proprietà.

Seppure quindi uno show come The Gilded Age possa essere visto come un innocente intrattenimento ed uno scorcio sulla società del tempo, tra le pieghe dei meravigliosi costumi e le sue ricostruzioni storiche, racchiude una racconto persino più interessante e degno di nota, che fa di questa serie un prodotto da godere sotto molteplici punti di vista.

The Gilded Age va in onda negli Stati Uniti su HBO mentre arriverà in Italia su Sky Serie a partire dal 21 marzo 2022.