Basata su una storia vera, la serie HBO Max The Staircase (che in Italia arriverà a giugno su Sky) racconta la vita di Michael Peterson (Colin Firth), scrittore di successo che viene considerato il possibile colpevole della morte della moglie Kathleen (Toni Collette). L’uomo si è sempre proclamato innocente, ma è stato poi condannato. Nella storia, giocano un ruolo importante anche le sue figlie adottive, le sorelle Martha e Margaret Ratliff, la cui madre biologica era stata trovata morta in fondo a una scala nel 1985. Ad interpretarle, troviamo Sophie Turner (Game of Thrones) e Odessa Young (The Stand). In un’intervista con Variety, alle due attrici è stato chiesto se pensano che l’uomo sia veramente colpevole. Commenta Young:

Non lo so. E se prima pensavo di doverlo sapere, ora mi va bene non saperlo mai e poi mai. Credo anche, e forse è solo perché abbiamo trascorso sette mesi nella prospettiva delle persone che ha colpito di più, al punto che una parte di me è arrivata a pensare: “Sono davvero affari miei? Chi sono io per dare un giudizio? I processi sono avvenuti e sono arrivati alle loro conclusioni. Cosa importa se penso che sia innocente o colpevole?”.

Le fa eco Turner:

Mi sento allo stesso modo. Vorrei avere una risposta migliore o più succosa per te. Ma non lo so. Sono meno sicura di quanto lo fossi all’inizio.

Le attrici hanno inoltre parlato dell’approccio adottato per ritrarre due figure segnata da un grave lutto. Commenta Turner:

Quello che hanno passato queste ragazze è assolutamente inimmaginabile. Come attori è qualcosa che si può solo cercare di comprendere. La tua immaginazione può estendersi solo fino a un certo punto, e allora lavori unicamente sulle ricerche compiute. Ma penso che ciò che mi ha aiutato molto con Martha e Margaret è stato questo loro legame indissolubile, perché l’una per l’altra sono state l’unica costante nella proprie vita e l’unica sorta di ancora di salvezza. Ogni altra persona è stata strappata da sotto i loro piedi in un modo o nell’altro. E così, per me, ciò che è stato davvero utile è stato creare un legame davvero intenso con Odessa.

Trattare un soggetto così difficile rende anche molto complicato “non portarsi il lavoro a casa”, lasciarselo alle spalle al di fuori del set. Aggiunge l’attrice:

Penso che sia qualcosa che come attori si impara a fare: sviluppare l’abilità di lasciare la storia sul posto di lavoro. E poi di non permettere che il lavoro abbia delle conseguenze su di te emotivamente. Ogni volta che hai una pausa, metti da parte il personaggio e hai la possibilità di scherzare, divertirti ed essere te stesso. Non credo che avremmo superato quei sette o otto mesi di riprese se avessimo lasciato che questo ci influenzasse al di fuori del luogo di lavoro. Ed è difficile, davvero difficile.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

Fonte: Variety