La nostra intervista con Ciro D’Emilio e Alessandro Tonda, dietro la macchina da presa della prima stagione di Suburraeterna, disponibile su Netflix

Era il 2020 quando, al termine di tre stagioni insanguinate e passionali, Suburra trovava la propria conclusione. Oggi Netflix è pronta ad accogliere sul piccolo schermo Suburraeterna, una nuova serie che ha il sapore di una ripartenza. Gli otto episodi della prima stagione si svolgono tre anni dopo il finale di stagione della serie madre, e da essa ereditano diversi volti noti: Alberto Anacleti, detto Spadino (Giacomo Ferrara), Angelica Sale (Carlotta Antonelli), Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro), Nadia Gravone (Federica Sabatini), il cardinale Nascari (Alberto Cracco).

Cambia, invece, chi occupa la sedia del regista: al timone della nuova serie troviamo Ciro D’Emilio (episodi 1-4) e Alessandro Tonda (episodi 5-8), entrambi con un curriculum di tutto rispetto che li ha resi i candidati ideali per tenere le redini di un prodotto come Suburraeterna. Nell’intervista che ci hanno rilasciato, questo percorso emerge in tutta la sua complessità, fatta di rispetto del franchise e capacità di immettervi nuovi ingredienti.

suburraeterna

Una nuova regia

“Faccio sempre una precisazione sul nostro percorso non solo lavorativo, ma direi romantico,” dice D’Emilio. “Io e Alessandro [Tonda, ndr] ci conosciamo da tanti anni. Siamo stati entrambi assistenti di Stefano Sollima, io su Gomorra – La Serie e Alessandro anche su Romanzo Criminale – La Serie. Entrambi, tra l’altro, abbiamo preso parte alle riprese di Suburra – Il Film. Alessandro è stato una delle anime fondamentali per la riuscita di quel progetto. Nelle nostre corde quindi, al di là dei nostri percorsi e delle nostre esperienze successive, avevamo fatto tesoro di una serie di osservazioni ed esperienze che appartenevano, al di là di Suburra – Il Film, all’ambito seriale.”

“Sia nei miei lavori che in quelli di Alessandro c’è una certa tendenza alla spettacolarizzazione, ma anche un profondo desiderio di raccontare i personaggi che portano avanti il racconto”, dice D’Emilio in merito al proprio coinvolgimento nella serie. “È questo che ci ha fatto dire: “Ok, siamo davanti a una grandissima sfida, qualcosa di pericoloso per la nostra carriera, ma ci sentiamo all’altezza.” Al di là di quella che è la forma della tavolozza, in Suburraeterna abbiamo riconosciuto dei colori che ci interessavano, toni realistici e verosimili.”

Non un semplice seguito

Prosegue D’Emilio. “Abbiamo contribuito, dietro le quinte, a quella che è stata poi vista come la nuova serialità in Italia, che ha cambiato il modo in cui la televisione veniva percepita dal pubblico. Quando, nel 2013, io e Alessandro stavamo lavorando su Gomorra – La Serie, c’era stato da poco l’exploit di Romanzo Criminale – La Serie e sentivamo che la netta separazione tra cinema e televisione, come era già avvenuto nei paesi anglosassoni, stava scomparendo. Avevamo già lavorato a delle fiction, quindi eravamo consapevoli della differenza pratica tra lavorare a un prodotto seriale invece che a un film; questa nostra esperienza ci ha portati a ritrovarci insieme in questa avventura.”

Un’avventura che non è un mero sequel, precisa D’Emilio. “La prima cosa che ci è stata detta è che non avremmo diretto la quarta stagione di Suburra – La Serie, ma la prima stagione di Suburraeterna. Non un sequel, bensì un reboot. Quando abbiamo parlato con la direzione creativa e con tutto il reparto editoriale, abbiamo cercato di condividere le nostre proposte di cambiamento rispetto alla precedente serie, ma anche di cristallizzare i presupposti di un franchise. Sapevamo, leggendo i primi episodi, che Roma sarebbe stata la protagonista assoluta di Suburraeterna, così come lo era stata nella serie madre e nel film. Sapevamo che la lotta per il potere sarebbe stata centrale, lo è sempre stata nella storia della città nel corso dei millenni. Avevamo dei totem che non appartenevano tanto alla serie madre o al film, quanto al franchise di Suburra.”

Suburraeterna

Altri punti di vista

“Ovviamente,” continua D’Emilio, “non avendo preso parte a Suburra – La Serie, sia io che Alessandro siamo approdati al progetto con i nostri punti di vista molto personali. La multi regia, in questo caso, è stato un percorso di condivisione totale, senza una supervisione dell’uno sull’altro.” Tonda conferma, mettendo in luce le incognite di portare la propria visione all’interno di una saga: “Siamo entrati dentro un grande contenitore, e abbiamo trovato il nostro equilibrio. Per quanto Suburra sia un franchise, siamo riusciti a inserire la nostra identità nel progetto.”

“Io e Ciro siamo amici da tanto tempo e abbiamo anche gusti molto simili, seppur non identici.” Continua Tonda: “Avevamo però due visioni molto affini, e questo ha aiutato nel lavorare insieme allo stesso racconto. Stando nell’equilibrio generale di un prodotto che doveva avere una sua direzione, siamo comunque riusciti a metterci un po’ di noi stessi. Quando affronti progetti di questa portata, devi essere più regista che autore, sposando quel racconto e capendo che direzione debba prendere. A quel punto, puoi metterci te stesso e farlo tuo.”

Andare avanti

“Io faccio sempre un esempio,” riprende D’Emilio. “Si dice spesso che “fare il cinema è un gioco di squadra”. Fare una serie, invece, è “un gioco di squadre”, fatto di competenze diverse e ambiti diversi. Comparto artistico, produttivo, editoriale e così via. Ogni squadra richiede dei talenti e delle visioni, non solo autoriali ma anche commerciali. Quando è iniziata Suburra – La Serie, l’impressione era di essere davanti a uno spin-off del film, con alcuni personaggi che però erano profondamente cambiati. Basta pensare ad Aureliano e Spadino, su cui gli autori della serie si sono riservati grandi libertà rispetto a quella che era stata la trama del film. È stato creato un mondo parallelo al film, mantenendo degli elementi portanti del racconto.”

“Con Suburraeterna, l’opportunità che abbiamo avuto è stata di sfruttare i nuovi personaggi per scaldare molto la storia. Un mandato che era stato dato a me e ad Alessandro era quello di raccontare a fondo i personaggi e i loro punti di vista. Avevamo ereditato diverse figure dalla serie madre, ma sin dalla fase di scrittura abbiamo percepito che avremmo potuto farli brillare di sangue con un calore nuovo, a prescindere dalle dinamiche di potere. Da Cinaglia ad Angelica e Alberto, sono tutti profondamente cambiati; tra i volti ereditati dal passato, l’unico che ancora non si è affrancato dal passato è Nadia, ma il mondo di Suburraeterna è un mondo in cui devi per forza andare avanti ed evolvere.”

Varietà di linguaggi

Evolve, in un certo senso, anche lo stile visivo, come spiega D’Emilio. “Volevamo portare lo spettatore più dentro le meccaniche relazionali tra i personaggi, anche attraverso l’uso della camera a spalla, che è stata poco sfruttata in Suburra – La Serie ma era molto presente in Gomorra – La Serie. Abbiamo mutuato quel linguaggio per dare l’impressione di stare fisicamente con i personaggi che stavamo raccontando, rispettando comunque la maestosità eterna di Roma. Girando in Vaticano, abbiamo mantenuto un’impostazione più ordinata e, in un certo senso, spettacolare; ci siamo però concessi di “sporcarci le mani”, stilisticamente parlando, ottenendo un risultato più caldo.”

Un risultato che affonda le radici nella sceneggiatura. Spiega D’Emilio: “Nel nostro lavoro siamo stati aiutati profondamente dagli head-writer Ezio Abbate e Fabrizio Bettelli, così come dal resto del team di scrittura, composto da Andrea Nobile, Camilla BuizzaMarco Sani e Giulia Forgione. Dovendo lavorare su mondi agli antipodi, come il Vaticano e Ostia, la coerenza generale di questo universo è stata data proprio dal rigore di alcuni personaggi. Per quanto si tratti di tante realtà diverse, c’è una grande mescolanza di rapporti, un grande scambio. Ci siamo quindi divertiti a determinare il punto di vista dominante in ogni scena, e a creare uno stile visivo specifico che lo comunicasse allo spettatore. Una scena con la camera a spalla, sporca, sarebbe stata probabilmente legata al marcio della strada. Non appena questo marcio incontra un mondo di tutt’altro tipo, possiamo giocare sul cambiamento visivo.”

Suburraeterna

Non solo Hollywood

Entrambi i registi ricordano come le fonti di ispirazione, per una crime story come Suburraeterna, non sia non necessariamente tutte di derivazione americana. “La serie è ricca di dinamiche action,” dice Tonda, “ma non volevamo imitare qualcosa di troppo lontano. Uno dei punti di forza di questa serie è l’universalità, certo, ma c’è anche una radice profondamente italiana. Si parla di Roma, dell’Italia; abbiamo cercato di portare una verosimiglianza nostrana in tutto quello che andavamo a raccontare, nelle sparatorie, negli inseguimenti. Trovare il giusto punto d’incontro tra la spettacolarizzazione e la sobrietà, il realismo. Personalmente, sono stato felice di essere riuscito a portare in Suburraeterna un po’ di ciò che avevo già dato in The Shift, quindi il mio modo di raccontare traslato in situazioni più action, più spettacolari.”

D’Emilio aggiunge: “Suburraeterna ha un’identità molto più europea che hollywoodiana. Europea nell’accezione più nobile del termine, perché riesce a essere internazionale; però, le radici che abbiamo io e Alessandro sono legate al cinema europeo. Amiamo tantissimo Jacques Audiard, i primi film di Nicolas Winding Refn, autori che non a caso abbiamo sentito tante volte nominare dai nostri stessi maestri. Stefano [Sollima, ndr] stesso ci fece scoprire Bullhead, un film europeo che ha segnato lo stile di un certo cinema negli ultimi dieci anni. C’è stata una importante confluenza di gusti, temi e influenze.”

Un racconto di volti

“Avevamo notato fin da subito un’urgenza, da parte della scrittura, di raccontare i nuovi personaggi”, racconta D’Emilio. “Già dal pilota, parlando con Gina Gardini [produttrice, ndr], era molto chiaro che il nostro racconto sarebbe partito dalle necessità, dalle urgenze, dalle mancanze dei nuovi volti di Suburraeterna. È stata questa la linfa della serie, ciò che dovrebbe catturare lo spettatore sin da subito: la necessità era di raccontare figure che non avevano mai avuto la possibilità di affrancarsi nel proprio mondo. Sono anime alla ricerca della propria identità; all’interno di un contenitore incentrato sulla conquista del potere attraverso l’illecito, ci interessava trattare l’umanità di questi personaggi.”

Personaggi che hanno preso vita dopo un lungo lavoro di ricerca, come ricordano i registi. “Siamo stati impegnati quasi sei mesi tra sopralluoghi e casting, dovendo trovare i volti dei nuovi personaggi”, ci svela D’Emilio. “È stata una ricerca lunga e per nulla scontata. Abbiamo valutato tantissimi attori di talento. Quando abbiamo incontrato alcuni di loro, però – è il caso di Aliosha Massine [Ercole, ndr], di Marlon Joubert [Damiano, ndr], di Yamina Brirmi [Giulia, ndr] o di Morris Sarra [Cesare, ndr], abbiamo avuto un’autentica illuminazione. Ci sembrava che il personaggio si fosse materializzato davanti ai nostri occhi.”

Nei luoghi reali

La verità di Suburraeterna passa non solo dai volti, ma anche dai luoghi in cui la storia si svolge. Spiega D’Emilio: “Per quanto riguarda le location, avevamo un’eredità di luoghi da proseguire – parliamo del Vaticano o degli ambienti della politica – e una grande ricerca nelle strade. L’idroscalo a Ostia è una realtà incredibile: entri all’interno di un microcosmo dove coesistono tante difficoltà e tante umanità diverse, con le loro problematiche. Sei ai confini di una città, e ai confini della società. La produzione ha compiuto tanti sforzi, anche a livello di regolamentazione degli spazi. Eravamo quasi 100 persone di troupe e ci siamo trovati spesso a lavorare in ambienti ostili, anche solo da un punto di vista di clima.”

Una sfida anche a livello meteorologico: “Più del 50% di Suburraeterna è girato di notte,” continua D’Emilio. “Quando c’erano mareggiate e piogge insistenti, all’idroscalo ti ritrovavi con le gambe immerse nell’acqua dalle ginocchia in giù. Da questo punto di vista, la produzione ci ha assistiti mettendo a norma ambienti molto difficili. Anche a livello scenografico, è stato fatto un lavoro capillare da parte di Daniele Frabetti. Per esempio, la pescheria dei fratelli Luciani è stato costruita da zero all’idroscalo; ne abbiamo cercata lungamente una, ma alla fine abbiamo deciso di ricrearla attraverso un lavoro che richiama ciò che si fa a Cinecittà nei teatri di posa, ricollocato però in un contesto reale e veritiero. Una delle priorità di Suburraeterna era raccontare mondi che, in Suburra – La Serie, erano stati raccontati poco, tra cui proprio l’idroscalo.”

Suburraeterna

La verità come priorità

Il discorso sugli ambienti prosegue per bocca di Tonda, che parla del lavoro fatto assieme a D’Emilio e Frabetti. “Abbiamo cercato in tutti i modi di essere verosimili. Abbiamo compiuto delle scelte comuni anche perché, a livello pratico, avremmo dovuto condividere gli ambienti in cui girare. Spesso capita di andare in una location, girarci due o tre giorni e poi andarsene. Nel nostro caso, invece, siamo entrati in posti che sono trasformati e sfruttati per mesi. In ogni caso, permaneva la necessità di mostrare realisticamente i luoghi del racconto; in Suburraeterna c’è una scena di comizio ambientata in Piazza San Giovanni, ed è stata girata effettivamente lì. Questa volontà di mostrare i luoghi reali è stata una costante e, credo, anche un punto di forza della serie.”

“Proprio all’idroscalo, avevamo un ambiente in cui ha girato inizialmente Ciro, che aveva tutta una serie di dinamiche che lo portavano a raccontare una specifica porzione di quell’ambiente. Quando sono subentrato io, per gli ultimi quattro episodi, avevo altre necessità narrative, che mi avrebbero portato a raccontare altri spazi di quello stesso ambiente. La grande idea di Daniele Frabetti è stata di aprire una porta, inesistente durante le riprese di Ciro. Anche questa è stata una progressione.”

L’uomo e il mondo

Ma cos’è che, al di là degli intrighi di potere e delle sparatorie, può far breccia nel cuore del pubblico? Tonda ha una sua idea precisa: “A prescindere dall’elemento crime, il nucleo di Suburraeterna è la contraddizione dell’essere umano. Ci sono personaggi che si comportano in un certo modo perché qualcosa li ha spinti in una determinata direzione, dalla società al contesto familiare. Mi interessava mettere in risalto le contraddizioni interiori di questi personaggi.”

D’Emilio aggiunge: “Pur non essendo un grande fan di Star Wars, ho sempre seguito con interesse il franchise perché, alla base, la sua forza risiede nel raccontare gli aspetti più universali dell’animo umano, condivisibili da chiunque a prescindere dalla matrice culturale e sociale. Porre l’individuo nel rapporto col mondo in cui vive è un concetto affascinante. Tutti noi ci troviamo a essere vittima e carnefice di un universo, molto piccolo – come la famiglia – o più grande – come la società. Quanto posso contribuire, come singolo, a far sì che questo mondo possa essere migliore? Quanto, invece, devio dal fiume prendendo affluenti che mi portano a rompere gli schemi, talvolta al servizio del male? La lotta tra bene e male è un concetto universale, non esclusivamente crime. Come Star Wars, Suburra può aspirare a diventare un franchise vasto e articolato, perché ha alla base dilemmi umani universali.”

Un racconto diverso

A proposito di franchise, D’Emilio sottolinea la continuità spirituale di Suburraeterna rispetto alla storia che il pubblico ha seguito nel corso delle tre stagioni della serie madre. “Già Romanzo Criminale, cui Suburra deve molto, diceva che “Roma non vuole capi”. Questa frase continua a essere valida, perché nel corso dei secoli Roma – come ai tempi dell’Impero – vive la ciclicità dei cambi di marcia del potere. Permane, anche in Suburraeterna, il triumvirato composto da strada, Vaticano e mondo della politica. È una ruota che continua a girare e che fornisce ispirazione continua al franchise. Da questo punto di vista, i nuovi personaggi – che fanno da traino a questa nuova storia – e i vecchi personaggi “rinnovati” rendono Suburraeterna un racconto molto meno freddo e molto meno cupo rispetto al passato, con un andamento diverso. Posto che, come detto, ogni potere ottenuto rischia di essere facilmente sottratto.”

Aggiunge poi, in merito alle differenze visive tra le due serie: “Suburra – La Serie aveva una fotografia molto acida, soprattutto la prima stagione. Questo perché ti raccontava un mondo in subbuglio, di cui percepivi il marcio, e avevi la sensazione che da un momento all’altro sarebbe capitata la catastrofe. Qui abbiamo il popolo in tumulto, con gli schemi del potere – un potere costruito nei tre anni di intervallo con la serie madre – che devono decidere come agire in merito, senza sapere che dalle fogne della Suburra stanno arrivando i nuovi barbari, ansiosi di dire la loro. È un percorso più graduale, basato sulle necessità emotive dei personaggi e tradotto in uno schema cromatico più spento, eco delle loro frustrazioni e dei loro stenti.”

Suburraeterna

La grande scommessa

Infine, riflettendo sulla scelta di fare un reboot invece che un semplice sequel, D’Emilio conclude: “Ci auguriamo di vincere la scommessa che è stata fare Suburraeterna e non la quarta stagione di Suburra. Siamo consapevoli che uno dei motivi del successo di Suburra – La Serie è stato avere una fan base internazionale molto importante, e noi stessi ce ne siamo resi conto quando sono uscite le prime notizie in merito a Suburraeterna.”

“Siamo entrati dentro motivazioni più profonde e più umane rispetto al passato, in un certo senso. Al di là dell’ambientazione criminale, il motivo per cui Suburraeterna non è Suburra 4 è proprio l’indagine sull’animo dei personaggi e il loro rapporto identitario col mondo, il contributo che vogliono dare a quel mondo. Buono o cattivo che sia.” La chiosa di Tonda si sofferma sulle potenzialità della nuova serie: “Il cerchio continua a girare, aprendo nuovi scenari. Speriamo di accontentare i vecchi fan e di entusiasmare i nuovi.”

Trovate tutte le notizie su Suburraeterna nella nostra scheda.

I film e le serie imperdibili