Per qualche motivo che meriterebbe di essere approfondito (ma non qui), abbiamo in un certo qual modo smarrito la capacità di immaginare il futuro. Non di parlarne, anzi quello lo facciamo moltissimo, ma di strutturarlo secondo codici nuovi e innovativi da un punto di vista visivo e concettuale. E c’è un continuo ritorno all’immaginario dickiano, lo stesso che vede raccontare gli ambienti diurni come in Minority Report e quelli notturni, sistematicamente, come in Blade Runner. Altered Carbon, l’attesa serie di fantascienza cyberpunk di Netflix, ripete certi schemi. Lo fa senza nascondersi (e come potrebbe?), ma riesce a trovare un proprio senso solo nella lunga volata di un intreccio che finalmente si integra con l’ambientazione.

Ci troviamo in un futuro nel quale la morte, intesa come “vera morte”, è stata sconfitta. L’umanità ha trovato il modo di incapsulare la propria coscienza in uno disco, o pila, che può essere reimpiantato dopo la morte in un nuovo...