Non è un caso se tutte le stagioni di American Horror Story prendono il nome dall’ambiente nel quale si svolgono. Semplicemente è l’unica costante di storie dove i personaggi cambiano e si aggiungono in corso d’opera, in cui un disegno comune non si vede fino alla fine – e se siamo fortunati a trovarlo – e dove ogni follia va avanti per conto suo. Alla seconda, troppo lunga comunque, puntata, Hotel ritrova quella formula irrinunciabile. Rimane ferma nello spazio, ma non nel tempo, moltiplica i personaggi, schiaccia il pedale sugli eccessi. Non convince fino in fondo, ma funziona.

Quasi settanta minuti per un episodio di questo tipo, e per una serie che nel lungo periodo fatica tanto, sono decisamente troppi

Il titolo dell’episodio, Chutes and Ladders, fa riferimento ad un popolare gioco da tavolo, molto simile al gioco dell’oca. Completamente determinato dal caso, vede i giocatori salire e altrettanto vertiginosamente precipitare indietro. Tra passaggi seg...