Barry (seconda stagione): la recensione

Alec Berg e Bill Hader sono tornati a raccontare la storia di Barry Berkman, il killer insoddisfatto che utilizza la recitazione come forma di autoanalisi. Lo hanno fatto in una seconda stagione che appariva forse non necessaria all’indomani della conclusione fornita lo scorso anno alla serie HBO. La prima sorpresa allora, in una stagione che ne contiene molte, è che quel ritorno è ben giustificato alla luce di una seconda annata più liberatoria, ispirata e sperimentale rispetto alla prima. Come Atlanta o Fleabag, ormai pietre di paragone irrinunciabili quando si tratta di gemme televisive legate alle personalità forti che le curano e interpretano, anche Barry è un ottimo prodotto.

Siamo sempre a Los Angeles alcune settimane dopo la scomparsa della detective Moss. Barry continua a frequentare il corso di recitazione del signor Cousineau, ha un rapporto indefinito con Sally, cerca di smarcarsi dal suo mentore Fuches. Ma la vita da killer lo ...