La recensione di Feria – la luce più oscura, disponibile da oggi su Netflix

“Boris, io andrò all’inferno, lo sai? E tu sarai al mio fianco.”

Gli autori di Feria perdoneranno chi scrive qui per aver rubato una citazione altrove, ma crediamo che l’amara autocritica del regista René Ferretti davanti al suo pesce rosso ben si addica alla prima stagione della serie Netflix. Non tanto per i propositi del culto attorno a cui ruota la trama, quanto per la qualità infima della scrittura di questo iberico pasticcio horror.

Non dubitiamo che il prodotto in questione, con la sciatta miscela di erotismo trash ed esoterismo da serie Z, possa solleticare i palati meno raffinati; anzi, c’è da credere che il rinnovo della serie spagnola – ricercato attraverso una conclusione dozzinalmente aperta – sia proprio dietro l’angolo. Nulla di tutto ciò può però impedirci di lanciare un monito allo spettatore, onde prepararlo alla visione di questo guazzabuglio senza arte né parte.

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