The boy must live: quattro semplici parole che rimettono in discussione quasi 98 puntate, cinque stagioni, una serie intera. Diciamocelo, Fringe non è mai stato il massimo in fatto di progettualità né di elaborazione a lungo termine e anche ora, ormai alle soglie del traguardo finale, ha deciso di rimanere, almeno da questo punto di vista, coerente con se stesso, con una brusca revisione di quello che poteva essere considerato come uno dei pilastri fondamentali della serie. Annullate le vostre emozioni, ponetevi in una posizione esterna e razionale, diventate degli Osservatori: solo così potrete capire, perdonare e, forse, apprezzare la scelta degli autori di spostare tutte le aspettative da Peter, come ripetutoci fin dall’inizio, a Michael, che si rivela invece essere il vero elemento centrale della storia.

fringe-5x11-the-boy-must-live-4Perché il linguaggio televisivo è difficile da gestire, perché non è semplice arrivare ad un’ultima stagione con un simile carico di aspettative, perché Fringe, al cont...