La recensione della prima stagione di Pachinko, dal 25 marzo su Apple TV+

“Non è una vergogna sopravvivere.” Nelle parole di Mozasu (Soji Arai) rivolte alla madre Sunja (Yuh-Jung Youn, premio Oscar per Minari) è racchiusa l’essenza di Pachinko, affresco familiare in otto puntate tratto dal pluripremiato romanzo di Min Jin Lee La moglie coreana. Osservandola superficialmente, si potrebbe erroneamente ridurre la serie Apple a una saga dal sapore intimista, un polpettone decennale che alterna linee temporali senza particolare originalità.

Un compitino ben fatto, con una musica strappalacrime ben spalmata su quasi ogni singolo fotogramma. Sembra quasi di sentire la morbida carezza di una nonna sulle nostre spalle mentre seguiamo le traversie della protagonista Sunja da bambina, da adolescente e da anziana. Una carrellata di buoni sentimenti (traditi e non), un inno al senso più profondo del termine famiglia. Una visione rassicurante e incline alla lacrima, seppur attraver...