La seconda puntata della terza stagione di Servant conferma la svolta horror. La casa Turner si riempie di ospiti, altri genitori con bambini neonati, nella speranza di ritornare a una parvenza di normalità dopo gli sconvolgenti fatti che hanno investito la famiglia. Non più intrusi, poliziotti o membri di strani culti, questa volta a riempire di vita quelle mura sono altre persone comuni. Nessuno, se visto con la lente deformante degli Shyamalan (questa volta alla regia c’è la figlia Ishana), si salva però dall’essere raccapricciante. 

Il paranormale è ancora contenuto, abilmente riportato nei ranghi dopo le esagerazioni dei precedenti episodi. Siamo nel territorio del Sesto Senso, dove la realtà viene ripresa con oggettività salvo infilare all’improvviso un qualcosa di straniante: un intruso in casa, un animatore dalle movenze inquietanti, qualche dettaglio fuori posto che suggerisce una congiura più grande. La soggettività è totalmente quella di Leanne, una ragazza terrorizzata e, a...