La nostra recensione della prima stagione di Suburraeterna, disponibile su Netflix

Tre anni sono tanti, nella vita di un uomo. Tre anni non sono nulla per la città eterna, Roma, che dall’alto osserva il formicaio che pullula dentro di lei. È questo il lasso di tempo trascorso tra la fine di Suburra – La Serie e l’inizio di Suburraeterna, figlia del primo prodotto seriale italiano targato Netflix. Un periodo che corrisponde perfettamente all’intervallo effettivo tra gli eventi narrati nella serie madre e quanto andiamo a vedere negli otto nuovi episodi.

Seppur ereditando diversi volti dal passato, Suburraeterna ce la mette tutta per dimostrare, sin da subito, una propria identità stilistica e drammatica, in accordo con le premesse del brand Suburra. Sparisce la sontuosa spettacolarità che aveva caratterizzato l’esordio della serie originaria, in favore di una fotografia livida che ben si accorda con il grigio orizzonte da cui si muovono i nuovi personaggi. Scompare il giallo acid...