In attesa dell’uscita della sesta stagione, ecco gli episodi da recuperare della serie di Charlie Brooker, disponibile su Netflix

Era il dicembre 2011 quando, su Channel 4, Black Mirror faceva il suo esplosivo esordio con un racconto di deflagrante critica sociale. Al timone di quella che sarebbe diventata ben presto serie cult a livello globale c’era – e c’è tuttora – Charlie Brooker, precedentemente autore della bizzarra Dead Set, che già indagava lo stretto legame tra un futuro angosciante e il mondo dei mass media.

Se, nel corso delle prime due stagioni (con l’aggiunta di un episodio natalizio), lo show di Brooker ha manifestato un’identità spiccata e un mordente corrosivo a tratti angosciante, con l’acquisizione da parte di Netflix (avvenuta nel 2015) Black Mirror cambia faccia. Il rapporto tra uomo e tecnologia continua a essere centrale, ma il tono diventa più variegato, una polifonia di voci diverse che si allontana quasi sempre dalle disturbanti dissonanze delle prime due tranche d’episodi.

Seppur con una qualità altalenante, Black Mirror ha visto crescere il suo pubblico nel corso degli anni, arrivando a essere oggi una tra le serie più popolari e, soprattutto, più attese del palinsesto Netflix. Alla vigilia dell’uscita della sesta stagione, che conterà cinque episodi (Joan Is Awful, Loch Henry, Beyond the Sea, Mazey Day, Demon 79), ripercorriamo i momenti salienti di questa cupa antologia, evidenziandone i picchi a nostro parere più significativi.

1×01 – Messaggio al Primo Ministro (National Anthem)

Black Mirror

L’inizio di tutto. Una partenza scioccante, uno tra gli esordi di stagione più potenti e caustici che la televisione britannica – e non solo – ricordi. Niente fantascienza, solo un’amara riflessione sul potere della comunicazione di massa. Protagonista della puntata è un tormentato Rory Kinnear nel ruolo di un primo ministro inglese cui il rapitore di una principessa reale chiede, come riscatto, di sottoporsi a una pubblica umiliazione che getterebbe per sempre nel fango la sua immagine. Di più è bene non raccontare; a oggi, questo primo episodio è forse il più memorabile dell’intera storia dell’acclamata serie di Brooker.

1x 03 – Ricordi pericolosi (The Entire History of You)

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Il naturale meccanismo dell’oblio viene qui stravolto attraverso l’ipotesi futuristica di una memoria impiantata direttamente nell’occhio dell’utente. Amplificazione tragica del ruolo d’archiviazione dei social network, Ricordi pericolosi vede Jodie Whittaker e Toby Kebbell nei panni di una coppia felicemente (?) sposata la cui armonia domestica viene incrinata dalla presenza del grain, archivio che consente di rivedere ogni ricordo dinnanzi agli occhi come in una registrazione.

2×02 – Orso Bianco (White Bear)

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Un episodio adrenalinico che ci impedisce, per amor di spoiler, di scendere nei dettagli. La giovane Victoria (Lenora Crichlow) si risveglia, priva di memoria, venendo coinvolta in una caccia all’uomo folle e sanguinaria che, solo sul finale, rivela la sua vera natura. Un’aspra riflessione sulla spettacolarizzazione della violenza che colpisce come un pugno allo stomaco.

SPECIALE – Bianco Natale (White Christmas)

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Due storie che s’intrecciano per uno speciale natalizio che, come è lecito aspettarsi, di natalizio ha solo la collocazione temporale. Bianco Natale dilania ogni dolcezza stucchevole convenzionalmente associata alla festività invernale, seguendo le storie parallele di Matt (Jon Hamm) e Joe (Rafe Spall). Una novella nera sui social, sulla colpa e sull’espiazione, mai intesa come catarsi ma sempre come penitenza dolente.

3×01 – Caduta libera (Nosedive)

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È con questo episodio (diretto da Joe Wright) che, in Black Mirror, cambia tutto. Netflix prende le redini e, da subito, tenta una commistione di generi che fino a quel momento non aveva mai preso in esame, seppur con riconoscibili differenze di tono. Continua, seppur in salsa di commedia grottesca, il discorso sul potere dei social network, declinato qui in forma di critica alla legittimazione dei like, base fondante di una società allucinata. Star dell’episodio è Bryce Dallas Howard, che regge sulle proprie spalle il peso di un cambio di rotta radicale per la serie.

3×03 – Zitto e balla (Shut up and dance)

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Potrebbe sembrare un ritorno alle origini: come nel primo episodio della serie, Messaggio al Primo Ministro, anche Zitto e balla rinuncia a qualsiasi fantascienza per attenersi a un hic et nunc che assume i contorni di un incubo. Il ricatto online fa da fil rouge all’odissea del giovane Kenny (Alex Lawther) e del maturo Hector (Jerome Flynn); lo spettatore viene trascinato in una corsa a perdifiato dai contorni thriller, che culmina in un finale a sorpresa difficile da dimenticare.

3×05 – San Junipero

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Divenuto uno tra gli episodi più amati della serie di Brooker, San Junipero si staglia tuttora come puntata unica nel corso di Black Mirror. Sebbene ancora incentrata sulle conseguenze dello sviluppo tecnologico, l’episodio incentrato sulla love story tra Kelly (Gugu Mbatha-Raw) e Yorkie (Mackenzie Davis) abbandona il cinismo abituale dello show per sposare tonalità più tenue, consolatorie e persino ottimiste. Una tenera parabola romantica che smussa le asperità in favore di un’apologia della tecnologia come insperata alleata dell’amore.

3×06 – Odio Universale (Hated in the Nation)

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L’episodio più lungo (non considerando la durata variabile di Bandersnatch) di Black Mirror potrebbe essere un film a sé stante. Sviluppato come un racconto investigativo, Odio universale rende subito chiaro il proprio reale obiettivo: la condanna, senza se e senza ma, dei leoni da tastiera e degli hashtag virali. Antesignana delle discussioni sulle gogne social, la puntata segue l’indagine svolta dalle detective Parke (Kelly Macdonald) e Coulson (Faye Marsay), sulle tracce di un serial killer che si avvale di minuscoli e letali dispositivi per mietere vittime.

FILM – Bandersnatch

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Forse non sarà stato apprezzato da tutti, ma Bandersnatch ha segnato un momento fondamentale per la serie. L’aspetto del gioco, presente in numerosi episodi di Black Mirror, diviene qui non solo parte integrante della trama, ma strumento di fruizione della stessa. Lo spettatore è chiamato a essere giocatore, a effettuare scelte che fanno dipanare la storia in una direzione o in un’altra; un crocevia tra generi narrativi (videogame e serie tv) che ha reso la serie di Brooker pioniera non più unicamente nel campo delle tematiche, ma anche nella forma. Ambientato nel 1984, questo film interattivo vede al centro un giovane programmatore (Fionn Whitehead) che sta lavorando a un videogioco basato sul visionario librogame Bandersnatch. L’elemento ludico assume ben presto contorni angoscianti, divenendo metafora del controllo di un’entità altra, superiore, nei confronti dell’uomo-pedina.

I film e le serie imperdibili