Era il 4 dicembre 2011. Quel giorno, in un gioco di riflessi che avrebbe emozionato Escher, gli occhi dei telespettatori britannici osservavano, sul piccolo schermo, gli occhi di fittizi telespettatori britannici osservare il Primo Ministro, interpretato magistralmente da Rory Kinnear, intento alla drammatica, forzata copula con un maiale. Sono passati quasi cinque anni, e da allora Black Mirror, serie creata dal geniale Charlie Brooker, non ha mai mancato di scardinare le aspettative del pubblico, in termini di tematica e di coraggio nell’esporre le pieghe (e piaghe) più raccapriccianti dell’animo umano. Il tutto, va detto, al di fuori della cornice di un genere preciso, almeno fino all’esordio della terza, corposa stagione, che ha debuttato lo scorso 21 ottobre su Netflix.

Oltre a una generale moderazione del cinismo che aveva costituito il fil rouge delle prime due stagioni, gli ultimi sei episodi diffusi dimostrano una più marcata aderenza ai generi tradizionali d...