L’intera serie di Hannibal è appena arrivata su Prime Video

A quasi sette anni dalla sua cancellazione, Hannibal (qui la nostra scheda della serie) approda su Amazon Prime Video, col suo carico di violenza barocca ed estetica sofisticata che ne tiene tuttora acceso il successo. Vinta dalla crudele legge degli ascolti, la serie ideata da Bryan Fuller sulla base di I delitti della prima lunaHannibal Hannibal: le origini si interruppe alla fine della terza stagione, non prima di aver regalato al suo pubblico di eletti uno tra i finali più drammaticamente memorabili della serialità televisiva.

Ma cosa rende tuttora Hannibal una perla assolutamente imperdibile? Non esiste una risposta univoca. Si potrebbe dire che il punto di forza della serie risieda nelle interpretazioni offerte dal suo cast, in primis Mads Mikkelsen e Hugh Dancy impegnati nei due ruoli principali. Oppure si potrebbe indicare nella sua sontuosa poetica visiva il principale motivo d’interesse. Ancora, si potrebbe elogiare la sapiente gestione di una trama ricca di colpi di scena e capovolgimenti, in grado di sorprendere lo spettatore pur restando coerente con se stessa. Tutto vero, ma c’è anche molto altro.

La storia in breve

Concepita inizialmente come un prequel dei romanzi di Thomas Harris, Hannibal prende il via come thriller procedurale in cui il tormentato profiler Will Graham collabora, per conto dell’FBI, col rinomato psichiatra di origine lituana Hannibal Lecter. Will ignora, per buona parte della prima stagione, che sia proprio Hannibal l’efferato assassino a cui sta dando la caccia, e il medico ne approfitta per manipolare a suo piacimento la mente e l’anima del fragile sodale.

Dopo la prima stagione, Fuller indirizza il timone sull’emotività dello psichiatra/cannibale e della sua nemesi Will. Evolvono i rapporti tra i personaggi, evolvono le loro psicologie; non esiste più bianco e nero, e ogni singola maschera su questo sanguinoso palco si spoglia del ruolo di buono o cattivo. Cresce inoltre l’attenzione alla costruzione pittorica delle scene del crimine, a comporre una galleria d’immagini ripugnanti e affascinanti.

Già aleggia però lo spettro della cancellazione da parte dell’emittente; così, il finale della seconda stagione ha l’amaro sapore di una conclusione shakespeariana, coacervo di vendette e tradimenti in uno scontro senza vincitori.

Adattarsi, evolvere, divenire

Col rinnovo per una terza e ultima stagione, Fuller trova il coraggio di osare: trae spunto dalle suggestioni dei fan, che sin dall’esordio avevano voluto vedere nell’incontro/scontro tra Will e Hannibal delle sotterranee pulsioni amorose. La conversione da thriller puro in love story avviene in modo non convenzionale e sottile, senza lasciare però spazio a dubbi di sorta. Fuller ha più volte ribadito come questo arco conclusivo sia “la più pura espressione di ciò che volevo raccontare”.

La stagione è suddivisa in due parti, ciascuna dedicata a uno dei romanzi di Harris, debitamente reinventati. Viviamo quindi le atmosfere fiorentine di Hannibal (brevemente mescolate al ricordo lituano di Hannibal: le origini), per poi approdare al famigerato Red Dragon di I delitti della prima luna. Conscio dell’imminente cancellazione, Fuller non deve più piegarsi ad alcuna convenzione e si scatena in un virtuosistico trionfo di ferocia, piacere per gli occhi e il cuore.

Nel terzo arco, il delitto assurge al rango di vera opera d’arte, con gli omicidi ormai sublimati nella costruzione di complessi quadri pittorici. Sembra di visitare una terribile, magnifica pinacoteca rinascimentale, mentre il dramma personale di Will e Hannibal procede verso l’apoteosi. Catastrofe e lieto fine si mescolano in uno degli epiloghi più indimenticabili della recente narrazione seriale, coronamento di una passione assurda e devastante.

Hannibal

Porta socchiusa

Sebbene la NBC abbia interrotto Hannibal anzitempo (Fuller aveva inizialmente concepito cinque stagioni), la speranza di un tardivo revival non si è mai davvero spenta. Ad alimentarne la fiamma, oltre a un finale volutamente ambiguo, c’è una fanbase più viva e produttiva che mai, che continua ad ampliarne costantemente la rosa di spettatori. Lo stesso Fuller contribuisce in primis a mantenere vivo l’interesse nei confronti della serie, non avendo mai smesso di elargire interviste sulla propria creatura televisiva.

Dal canto loro, tanto Mikkelsen quanto Dancy hanno più volte manifestato la piena disponibilità a tornare nei panni dei due nemici/amici, sebbene gli impegni di entrambi abbiano visto un’impennata proprio a seguito del successo della serie.  La prospettiva, più volte illustrata da Fuller, di una quarta stagione incentrata su proiezioni mentali e visioni alterate della realtà, oltre che sull’inevitabile evoluzione del rapporto di Hannibal e Will, non può che solleticare il palato di chi abbia apprezzato la serie finora.

Le petizioni per resuscitare Hannibal sono partite in ogni direzione, invocando l’aiuto di Hulu, Netflix, Amazon; per ora, invano. Tuttavia, Fuller ha spesso ribadito come “non ci sia alcuna fretta”; la prospettiva di ritrovare i protagonisti a distanza di qualche anno non impaurisce il creatore della serie. Semmai, essa fornisce spunti accattivanti su cosa possa essere capitato alla coppia negli anni successivi alla terza stagione.

Una visione necessaria

A oggi, nessuna serie è riuscita a eguagliare Hannibal nella capacità di migliorarsi ascoltando la voce dei fan. Com’è noto a chi segue con puntualità le narrazioni televisive, asservirsi alla volontà degli spettatori è, il più delle volte, una scelta infausta. Il fanservice ha rovinato più opere di quante ne abbia salvate, tanto da far pensare che discostarsi dai desideri degli appassionati porti quasi sempre benefici. Hannibal ha fatto l’esatto opposto, traendo il meglio dal coro di un pubblico ristretto ma incredibilmente reattivo.

Proprio grazie a quel pubblico – e al quasi unanime consenso della critica – Hannibal è, a dispetto della sua cancellazione, ben lungi dall’esser morta e sepolta. Ha continuato a vivere nelle tante ipotesi portate avanti dai fan, spesso avallate dal buon padre Fuller; e ha continuato a vivere nelle entusiastiche dichiarazioni dei membri del suo cast, impazienti di tornare nei panni abbandonati sette anni fa.

Il mondo televisivo è, nel frattempo, andato avanti, non dimentico della lezione impartita dalla serie; l’influenza di Hannibal è ben visibile in opere come Killing Eve, che ripropone la dinamica di manipolazione e attrazione tra due personaggi ufficialmente schierati su fronti opposti. Di contro, l’esperimento Clarice tentato dalla CBS non ha fatto che ribadire l’impossibilità di “rimpiazzare” lo show di Fuller. Nell’attesa che si compia il miracolo della resurrezione ufficiale, non possiamo che esortare alla visione di questa gemma conturbante che ha osato veleggiare in acque tanto oscure da esser rimaste, da allora, insolcate.

Trovate tutte le notizie e recensioni di Hannibal nella nostra scheda.

 

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