L’annuncio è arrivato qualche giorno fa ed il fatto che non fosse del tutto inatteso non lo ha reso meno sorprendete: Reed Hastings, co-fondatore ed Amministratore di Netflix, ha lasciato il suo ruolo nelle mani di Ted Sarandos e Greg Peters e, pur rimanendo nella posizione di Presidente Esecutivo, per agevolare questa transazione, nonché detentore di azioni per 1,6 miliardi dollari, per la piattaforma si preannuncia – forse l’inizio di una nuova era.

La notizia di questo cambio al vertice dell’azienda, come accennavamo, era prevista da un po’ e non può essere quindi considerata improvvisa per Netflix, il cui Consiglio di Amministrazione stava pianificando questa successione già da anni ed arriva soprattutto in un momento in cui la piattaforma ha superato le aspettative in termini di nuovi abbonati, aggiungendone 7,66 milioni e superando così le stime degli analisti, il che ha chiaramente reso felici gli azionisti che hanno visto salire del 6% il valore dei propri titoli, un valore che è peraltro aumentato un po’ per tutti, compresi Paramount Global, Walt Disney Co. e Warner Bros. Discovery.

SE I NUMERI SONO MIGLIORATI SIGNIFICA CHE NON C’È CRISI?

Niente di più sbagliato. Le acque nell’era post-Hastings, che Sarandos e Peters dovranno ora a navigare, sono decisamente agitate. Dalla nascita di Netflix, nel 2011, il 2022 è stato l’anno peggiore per la piattaforma in termini di crescita, nonché quello in cui le azioni hanno perso quasi la metà del proprio valore.

E dal punto di vista creativo le cose non vanno meglio: celebrata fino a qualche hanno fa come una sorta di salvatrice della patria dai creativi, la piattaforma oggi, e tutti servizi streaming in generale, sono guardati con grande sospetto da autori ed attori, che non solo si vedono cancellare sempre più spesso le proprie serie, ma non hanno più nemmeno la garanzia, in alcuni casi, di ricevere i diritti spettanti dalla loro permanenza sulle varie piattaforme, perché gli show meno visti (e soprattutto quelli più costosi da mantenere in termini di diritti da pagare ai creativi) vengono ormai ritirati senza troppe cerimonie per i costi che comportano.

In questo anno di incertezze, tuttavia, Netflix, con Mercoledì, ha prodotto e distribuito il suo show più popolare di sempre, il suo film in lingua straniera più popolare con Troll e il suo quarto film più popolare di sempre con Glass Onion e, grazie anche a questi risultati e secondo quanto dichiarato da Hastings stesso, questo cambio della guardia, avvenuto in maniera piuttosto graduale, non prevederebbe grossi mutamenti di strategia da parte della piattaforma, una strategia che può essere ancora riassunta in 4 punti chiave, che non hanno visto grossi cambiamenti sin dal suo debutto:

  • Garantire contenuti personalizzati;
  • Garantire un’esperienza accessibile da diversi dispositivi;
  • Capacità di combinare una tecnologia moderna con efficaci tattiche di marketing personalizzate;
  • Abilità nel creare interesse intorno ai propri contenuti.

LE ORIGINI DI NEFLIX

E proprio a proposito dell sue origini, per rivangare il passato, Netflix è stata fondata nel 1997 da Hastings e Marc Randolph, che ha servito nel ruolo di Amministratore Delegato nei suoi primi anni di vita, prima di essere sostituito dall’uomo che è poi rimasto a capo dell’azienda per un ventennio, guidandola anche nel processo per la quotazione in borsa.

Nel 2011 Hastings introdusse al mondo Qwikster, con il quale la società ha sostanzialmente separato il servizio streaming (allora ai suoi albori), da quello del noleggio per corrispondenza di DVD, causando una perdita di 800.000 sottoscrittori ed un aumento dei costi per i clienti del 60%, che si risolse in un crollo azionario e nella chiusura del progetto.

Nonostante il fallimento di Qwikster, Hastings aveva intuito che lo streaming sarebbe diventato il business del futuro e grazie all’investimento di 100 milioni di dollari da parte di Sarandos, che si era unito a Netflix nel 2000, creò il suo primo, indimenticabile, successo: House of Cards, uno show che ha cambiato per sempre la traiettoria dell’azienda che, da lì, ha cominciato ad investire miliardi di dollari all’anno per la produzioni di contenuti originali.

UN’ACCANITA CONCORRENZA

Dopo aver regnato per anni indisturbato come leader dello streaming, al quale molti Studios e network cedevano i diritti per trasmettere i propri prodotti, godendo dei vantaggiosi accordi economici sottoscritti con una piattaforma che sembrava avere introiti inesauribili, la musica ha cominciato a cambiare e, con la nascita di nuovi servizi streaming, Netflix è stata vista sempre di più come un pericoloso competitor. La conseguenza più immediata è stata infatti la conclusione degli accordi con Netflix, che ha condotto al ritiro di molti prodotti dalla piattaforma al fine di arricchire i nascenti servizi streaming (Disney+, HBO, Apple).

La risposta di Netflix è stata invece quella di introdurre un piano meno costoso con la pubblicità e progettare un giro di vite sulla condivisione delle password (le stime parlano di almeno 100 milioni di utenti che usano il servizio senza pagarlo) che, più prima che poi, cadrà come una scure su tutti gli abbonati alla piattaforma, mettendo fine a quel periodo d’oro in cui (era il 2017), la piattaforma ci faceva sapere con orgoglio ed un po’ di ingenuità che “amare significa condividere una password“.

Per quanto concerne il piano con le pubblicità, è stato introdotto a novembre dello scorso anno, ma la piattaforma ha già stimato che è il meno popolare tra quelli proposti e gli inserzionisti non hanno mancato di far sapere che il riscontro in termini di spettatori è stato meno favorevole di quanto previsto dalla piattaforma stessa, anche se ha condotto ad un aumento del numero degli abbonati. A questo piano – probabilmente – si devono quindi in parte i risultati positivi dell’ultimo trimestre del 2022, anche perché coloro che lo hanno sottoscritto si sono rivelati essere nuovi utenti e non vecchi iscritti che hanno scelto questo nuovo piano per risparmiare, anche perché il mercato insegna che è veramente difficile cambiare le abitudini dei consumatori, forse persino più difficile che conquistarne di nuovi.

Spencer Neumann, direttore finanziario di Netflix, nonostante i risultati non stellari dell’introduzione del piano con pubblicità, ha persino dichiarato che la piattaforma starebbe guardando con interesse alla crescita dei servizi streaming gratuiti supportati dalla pubblicità e non ha escluso di provare questo modello di business in futuro, proprio come uno di quei tanto bistrattati network da cui servizi come Netflix hanno sempre voluto distanziarsi.
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