Durante la Festa del Cinema di Roma 2022 si è tenuto un incontro col pubblico con Joe Wright, Stefano Bises e Davide Serino, ovvero il regista e i due sceneggiatori di M. Il figlio del secolo, la nuova serie Sky Original adattamento dell’omonimo romanzo di Antonio Scurati. Oltre a rivelare chi interpreterà Benito Mussolini, gli ospiti hanno raccontato come si sono confrontati col testo e che ritratto del protagonista vedremo nello show.

M da romanzo a serie

Le 8 puntate di cui sarà composta la serie ripercorreranno l’arco narrativo del libro, ovvero dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 fino al famigerato discorso di Mussolini in parlamento del 1925 dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti. A fronte di un materiale di partenza così vasto, Serino racconta qual è stato l’approccio nel trasporlo sullo schermo:

L’idea di Scurati era vedere quello scorcio di storia da una prospettiva inedita, ovvero quella di Mussolini e dei suoi. Partendo da questo ci siamo chiesto come trasformare quel continuo cambio di voci in un racconto audiovisivo, che per noi era trascinato dal protagonista. Abbiamo dunque fatto un lavoro sul tono per prendere le pagine del romanzo e farne una trasposizione che fosse nostra senza tradirlo.

Aggiunge Bises:

Il primo libro racconta dalla fondazione dei fasci fino al passo fondamentale per la dittatura, quando Mussolini prende consapevolezza che ha il Paese in mano. Ci siamo dunque concentrati sull’essenza di questo arco, ovvero la costruzione della dittatura. Un momento molto avvincente, perché fatto di continue cadute, discese, sliding doors. Più volte la gente avrebbe potuto sbarazzarsi di Mussolini, ma non lo hai mai fatto. Abbiamo cercato di ridurre gli elementi non necessari al racconto portandone alla luce uno fondamentale: il rapporto con la violenza di Mussolini, la sua lotta interiore costante tra necessità di praticarla e la volontà di ripudiarla. La violenza è fondamentale per il Fascismo, ma Mussolini vuole essere amato, quindi la necessità di imporsi con la forza lo fa soffrire. Da questo punto di vista è dunque un racconto umano irresistibile. C’è anche poi un terzo elemento che ha individuato Joe, che ha a che fare con certo tipo di mascolinità.

Credo che ci sia qualcosa legato alla mascolinità inerente alla vita e alla volontà di Mussolini che mi ha fatto pensare alla mia mascolinità“, precisa così il regista. “Mussolini è un personaggio carismatico, ma con al centro un vuoto“. Quest’ultimo rivela anche perché ha accettato l’incarico:

Sono sempre affascinato dal questo periodo, la prima metà del ventesimo secolo. Per me era era un’occasione per sviluppare la mia formazione iniziato con L’ora più buia. Una volta, ho passato una settimana da solo in un albergo a New York mentre stavo promuovendo un film che è stato un grande flop [non fa il nome, ma presumiamo possa essere Pan] e alla televisione ho visto la prima stagione di Gomorra. Ho pensato che fosse una sceneggiatura straordinaria e ho deciso che volevo lavorare con Stefano [sceneggiatore della serie].

Restituire la complessità di Mussolini

Nel ritrarre Mussolini, gli sceneggiatori hanno deciso di raccontarne un lato inedito, con un preciso obiettivo:

Il nostro è un Mussolini meno noto, che spesso non viene trattato a scuola: l’iconografia consolidata è quella infatti dittatore già insediato. Per noi invece era interessante raccontare la trasformazione, come il dittatore diventa tale: quando Mussolini, prima socialista anticlericale e veramente rivoluzionario, per il potere comincia a essere un po’ meno contro tutto, in particolare con quello che gli consente di prenderne possesso.

La nostra idea era però di non giudicarlo, per non fare un racconto ideologico. Dire semplicemente che Mussolini è incarnazione del male sarebbe stato inutile alla comprensione di cosa sono stati quegli anni, di come ha fatto un uomo così a prendere in mano un Paese e ad essere ispirazione per altri, capostipite del populismo nel mondo. Volevamo raccontare la sua figura senza ometterne i caratteri orribili, ma con l’intenzione di far domandare allo spettatore “Ce la farà? E se sì, Come?”. Non con empatia, ma con una sorta di comprensione della complessità del personaggio. Abbiamo inventato certe dinamiche e dialoghi, ma niente di cosa è fondante per capire cosa stati quegli anni è stato manipolato per ragioni narrative. È una grande responsabilità maneggiare un tale personaggio, che noi abbiamo cercato di rendere in tutta la sua autenticità.

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