Ancora Star Wars sul piccolo schermo! Ci siamo già divertiti a individuare quelli che sono stati i momenti più controversi delle serie live action e animate a tema stellare: ora è il momento di riportare l’equilibrio nella Forza, perché naturalmente le serie di Star Wars hanno anche saputo regalarci molti momenti epocali, che in qualche occasione sono stati forieri di grandi emozioni e di colpi di scena degni di reggere il confronto con i capitoli cinematografici della saga. Poste le solite premesse di arbitrarietà e della natura puramente personale della selezione effettuata, ecco i dieci momenti da ricordare delle serie targate Star Wars!

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“The Child” Rivelato

The Mandalorian è stato il big bang delle serie starwarsiane e si è subito fatto riconoscere come un prodotto dall’identità e dallo stile molto personale. Ambientato nei mondi di frontiera della galassia, lontano dalle questioni fatali della Forza e del destino della galassia in toto, ha rispolverato le atmosfere scum, western e avventuriere di Star Wars, e dopo una prima mezz’ora passata in compagnia di Din Djarin a riscuotere taglie, cercare incarichi, scontrarsi con bande rivali e cavalcare nei canyon eravamo già pronti a dire che andava benissimo così. Ma poi, nel finale del primo episodio, “quella” culla si apre, e il suo contenuto sconvolge tutto. Ci sarebbe voluto del tempo prima di sapere che il nome della creaturina bisognosa di protezione era Grogu, ma anche quando era soprannominato sommariamente soltanto come ‘Baby Yoda’, abbiamo capito di trovarci a un punto di svolta storico. The Mandalorian sarebbe stato molto di più, trasformandosi da un’avventura generica in stile scum nella versione galattica di Lone Wolf and Cub, e il piccolo Grogu sarebbe diventato una figura cult della cultura pop come non se ne vedevano dai tempi di… Yoda.

Maul versus Obi-Wan

Uno dei grandi meriti di Star Wars Rebels è stato quello di aver saputo intrecciare in maniera naturale e scorrevole le vicende dei protagonisti della serie con quelle dei ‘pezzi da novanta’ tradizionali della storia galattica. Ezra e compagni hanno incrociato il cammino con praticamente tutti i personaggi cinematografici, ma mai in modo forzato o eccessivo. Anzi, in varie occasioni c’è stata l’opportunità di raccontare momenti cruciali della storia di quei personaggi. È il caso del faccia a faccia finale tra Maul (non più Darth) e un attempato Obi-Wan Kenobi nell’episodio Soli Gemelli. Stavolta Filoni sceglie saggiamente di rinunciare agli aspetti più spettacolari e d’azione per raccontarci l’ultimo duello tra i due e gioca tutto nel giro di una manciata di secondi, dove però ogni sguardo, ogni parola e ogni gesto ha il suo peso e rivela qualcosa dei protagonisti. L’influenza dei duelli fulminei tra samurai è usata nel modo più poetico, e regala a Obi-Wan un’ultima vittoria morale sul suo avversario e a Maul un’uscita di scena toccante.

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La Tragedia

Non si tratta tanto di un momento specifico, quanto di un intero episodio, ma sarà difficile per le produzioni future ricreare lo stato di grazia che si venne a creare nell’episodio della seconda stagione di The Mandalorian intitolato La Tragedia, una puntata in cui c’è tutto: i Darktroopers all’assalto, l’intervento e la rivelazione del redivivo Boba Fett e il suo team-up con Mando, la distruzione della Razor Crest, il rapimento di Grogu, Gideon trionfante e la promessa/minaccia di vendetta di Mando. Poco più di mezz’ora in cui succede di tutto. Il cosiddetto fan service non manca, ma il risultato è innegabilmente travolgente e si arriva in fondo con la stessa euforia che hanno saputo regalarci i capitoli cinematografici migliori.

The Clone Wars: Il Finale

La “regola del dieci” ci impone di fare scelte difficili, ma ovviamente ci sarebbero molte scene memorabili di The Clone Wars che meriterebbero di essere menzionate, dalla tragica storia di amore tra Obi-Wan e Satine all’addio dell’Ordine Jedi da parte di Ahsoka, fino alla tumultuosa trilogia degli dei di Mortis. Dovendo sceglierne una di rappresentanza, optiamo per il finale di tutta la serie. Filoni si imbarca in un gioco narrativo rischioso, quello di tirare le fila delle trame rimaste in sospeso procedendo in parallelo con i tragici eventi di Episodio III, ma è un azzardo che paga: le atmosfere tragiche e crepuscolari de La Vendetta dei Sith si fondono bene con le ultime missione dei cloni e la lotta impossibile di Ahsoka per scoprire la verità sul complotto dell’Ordine 66, e le scene finali in parallelo di Akanin/Vader e della sua apprendista e delle rispettive spade laser sono una chiusura da manuale che non manca di regalare brividi.

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Una Via d’Uscita!

Tony Gilroy non ci va con la mano leggera, né col suo personaggio, Andor, né con noi spettatori. Siamo passati sotto il grigiore di una vita disperata su un pianeta industriale sotto il giogo dell’Impero, il colpo grosso che doveva segnare il punto di svolta ci ha fatto conoscere una cellula ribelle ancora più disperata e l’operazione si risolve in tragedia, e la semplice ricerca di un po’ di pace per riprendersi si trasforma in un arresto arbitrario e in un’incarcerazione da incubo. Quando finalmente i carcerati di Narkina V insorgono, guidati da un Andy Serkis in stato di grazia che li fomenta al sistema radio del complesso, tutta la rabbia accumulata e repressa esplode come un’onda bianca, quella delle uniformi carcerarie dei prigionieri che spazza via tutto. E nonostante il destino di Kino Loy sia un ultimo pugno allo stomaco proprio sul più bello, il senso di liberazione è assoluto e genuino, come se fossimo evasi anche noi insieme ai carcerati. E come se non bastasse, in coda arriva il monologo di Luthen Rael che ci spalanca gli abissi dei compromessi morali che divorano la sua anima in nome della Ribellione. Quando Star Wars diventa Shakespeariano.

Luke Skywalker al salvataggio

Siamo al finale della seconda stagione di The Mandalorian, in quello che, salvo graditissime ma improbabili sorprese, forse sarà il picco massimo che la serie avrà mai toccato. Gli eroi sono asserragliati e assediati sul ponte di comando della nave di Gideon, e gli inesorabili Darktroopers premono per entrare. Quando gli schermi radar segnalano una nave in arrivo. Sapevamo dagli episodi precedenti che “un” Jedi aveva forse percepito la richiesta di aiuto del piccolo Grogu… ma “quel” Jedi? La rivelazione graduale è studiatamente magistrale. Prima scopriamo che si tratta di un Ala-X. Poi vediamo una lama verde. Poi una mano destra guantata di nero. E infine una famosa unità R2 che fa da apripista. Luke Skywalker fa irruzione nel finale di stagione di The Mandalorian, e i brividi sono tutti genuini. Le strizzate d’occhio di messer Filoni non si contano, citazione di Darth Vader/Rogue One alla rovescia inclusa, ma il payoff funziona alla grande e la rivelazione di Luke in versione Maestro Jedi inarrestabile, per molti il sogno proibito che i sequel avevano negato, seguita dall’addio al piccolo Grogu, è materiale più che sufficiente per esaltarsi e sognare.

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(L-R); Grand Admiral Thrawn (Lars Mikkelsen) and Captain Enoch (Wes Chatham) with Night Troopers in Lucasfilm’s STAR WARS: AHSOKA, exclusively on Disney+. ©2023 Lucasfilm Ltd. & TM. All Rights Reserved.

Il Ritorno del Grand’Ammiraglio Thrawn

Atteso a lungo nell’arco degli anni e annunciato come evento cruciale all’interno della serie Ahsoka, il carismatico grand’ammiraglio alieno si fa desiderare e mostra il suo volto soltanto a serie inoltrata, quando ormai gli eventi volgono al termine. È solo l’inizio di quella che probabilmente è una lunga carriera che attende il personaggio in versione live, e il Thrawn dell’era della Nuova Repubblica dovrà ancora combattere per conquistarsi l’approvazione definitiva dello zoccolo duro degli appassionati, ma almeno il suo ritorno in scena è folgorante: dal Chimaera malridotto ma ancora combattivo che sovrasta la torre delle Grandi Madri alle truppe d’assalto dalle armature danneggiate che cantano in coro il suo nome, dalla frase d’esordio “Ciò che prima era solo un sogno è divenuto una spaventosa realtà per chi proverà a opporsi a noi”, all’interpretazione ormai esperta di Lars Mikkelsen, tutto funziona alla perfezione. E come insegna Megamind, la differenza tra un cattivo e un supercattivo sta nell’… entrata in scena!

Il Destino di Kanan Jarrus

Anche i più scettici nei confronti di Star Wars Rebels, che all’inizio bollavano la serie come troppo ammiccante a un pubblico giovanile, sono costretti a ricredersi quando, verso il finale della serie, il cavaliere Jedi Kanan Jarrus va incontro alla sua sorte. Logicamente era lecito aspettarsi che Kanan uscisse di scena prima della serie, ma col tempo ci eravamo quasi abituati all’idea che così non dovesse essere. La fine invece giunge inesorabile, e per quanto straziante, è una delle uscite di scena più belle a cui possa ambire un cavaliere Jedi, un sacrificio eroico per salvare i compagni, una riconnessione finale con la Forza e un ultimo sguardo con l’amata Hera. L’equipaggio dello Spettro farà fatica a riprendersi da quel colpo, e altrettanto può dirsi di noi spettatori. Ma nessuno nega che sia una delle scene più toccanti Rebels, e forse di Star Wars in assoluto.

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Il Funerale di Maarva

Era difficile immaginare come potesse concludersi la prima stagione di Andor, un’esperienza sotto molti aspetti così atipica per una serie starwarsiana. E lasciava un po’ l’amaro in bocca avere scoperto della morte della dolcissima (e tostissima) Maarva Andor fuori scena, senza un minimo di chiusura. I due punti narrativi convergono in un finale travolgente e inaspettato, dove l’irriducibile oppositrice alla tirannia Imperiale lascia un’inaspettata eredità al suo funerale e accende la proverbiale “scintilla di ribellione” che tutti aspettavano da tempo. Andor si conclude così, con un’altra ondata inarrestabile simile a quella di Narkina V, dove a combattere sono per lo più facce anonime e semplici popolani. Nessun eroe ‘larger than life’ che compie imprese mirabolanti, nessun Jedi armato di spada laser che fa scempio di nemici, eppure l’insurrezione che scaturisce dal funerale è viva, cruda, potente, liberatoria: anche in questo caso, è come se partecipassimo anche noi alla sommossa, fomentati dall’ultima arringa di Maarva. Unico rammarico, era una scena che meritava di mantenere la battuta originale com’era stata concepita: “Fuck the Empire!”

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