“Una bugia fa in tempo a compiere mezzo giro del mondo prima che la verità riesca a mettersi i pantaloni.” Così ironizzava Sir Winston Churchill. E di bugie rapide e invisibili sono costellati i primi due episodi di Suspicion, adattamento britannico dell’israeliana False Flag targato Apple TV+.

Quando il giovane Leo Newman, figlio della businesswoman Katherine (Uma Thurman), viene rapito a New York, nel Regno Unito scatta un’immediata caccia all’uomo. I primi sospettati sono tre cittadini inglesi apparentemente innocui; nulla sembra legarli l’un l’altro, così come niente pare connetterli al rapimento di Leo.

Nulla da nascondere?

Che i tre malcapitati (interpretati da Kunal NayyarGeorgina Campbell ed Elizabeth Henstridge), estratti a forza dalle loro vite e messi sotto pressione da National Crime Agency ed FBI, abbiano qualche scheletro nell’armadio è praticamente scontato.

Allo stesso modo, la conclusione del secondo episodio conferma i nostri dubbi su Katherine Newman, madre dolente a disagio su un tappeto troppo corto per nascondere una polvere che intuiamo essere deserto. La posta in gioco è la vita del giovane Leo, ma supponiamo che la verità sia tanto scomoda da poter far vacillare il senso materno della donna.

Aleggia inoltre il mistero su Sean Tilson (Elyes Gabel), freddo sicario che costituisce il punto fermo delle indagini incrociate dell’inglese Vanessa (Angel Coulby) e dell’americano Scott (Noah Emmerich). Chi muove le fila delle sue scellerate azioni? Qual è il motivo per cui è rientrato in Europa?

Cosa ci attende

Sono tanti gli interrogativi che questi primi due episodi lanciano al pubblico, e tanta è la curiosità che Suspicion riesce a creare intorno ai personaggi; una curiosità che non si limita ai tre sospettati, ma coinvolge anche l’accesa divergenza di vedute dei due agenti incaricati di seguire il caso Newman.

La contrapposizione tra i metodi spicci e un po’ grossolani di Scott e l’approccio cauto e quasi mellifluo di Vanessa ben esemplificano la doppia anima della serie, divisa a metà tra echi di spionaggio hollywoodiano e sobrio rigore britannico. Siamo certi che la forzata collaborazione di due anime tanto diverse continuerà a garantire allo show una galvanizzante dose di pepe.

Freschi di visione, non possiamo negare che Suspicion abbia stimolato il nostro appetito. La sua regia fluida, il suo ritmo serrato e la rapida ma efficace caratterizzazione dei protagonisti accende l’attenzione dello spettatore, impaziente di scoprire quali segreti si celino dietro i volti insospettabili che ne popolano il palcoscenico.

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