Fin dal suo esordio, X-Men ’97 si è guadagnato il plauso dei fan di vecchia data e dei nuovi spettatori per svariati motivi: lo “zoccolo duro” degli appassionati della vecchia serie, che magari erano bambini negli anni novanta e ora vanno a rinfoltire le schiere del pubblico adulto, una gestione abile e sapiente delle saghe fumettistiche di riferimento originali e una sceneggiatura intelligente, serrata e appassionante. Tutto questo, naturalmente, “playing it safe”, andando sul sicuro. I primi quattro episodi hanno offerto una versione ‘evoluta e aggiornata’ della vecchia serie che tutti amavano, magari alzando di qualche tacca la sofisticazione delle sceneggiature per aggiornarsi a un pubblico necessariamente più smaliziato, ma restando nei confini della cosiddetta ‘comfort zone’. E sarebbe andata benissimo così, X-Men ’97 stava già riportando a casa una nutrita collezione di consensi e di applausi come una delle migliori serie degli ultimi anni, animata o live che sia. Ma con l’arrivo dello spiazzante ed epocale quinto episodio, Ricordalo, abbiamo scoperto che ci sbagliavamo, e di grosso.

La serie cambia pelle

Non è per amore di iperbole che abbiamo definito Ricordami le “Nozze Rosse” della Marvel. L’episodio degli X-Men segue ritmi e meccaniche molto simili a quelle del famigerato e sanguinario episodio di Game of Thrones. Un evento mondano in teoria festoso, dove il contrasto sembra al più emergere tra l’atmosfera di festeggiamento generale e le tensioni personali e sentimentali dei protagonisti, e solo una strisciante sensazione di inquietudine che si manifesta quando ormai è troppo tardi per fare qualcosa. E poi la tragedia colpisce, violenta, devastante, disumana. Milioni di spettatori in tutto il mondo hanno sgranato gli occhi quando hanno visto i personaggi del vecchio cartone animato del sabato mattina (che, ricordiamolo, hanno attraversato cinque stagioni indenni, senza mai far fronte a una morte definitiva) coinvolti in un letterale genocidio, nel massacro di una nazione che voleva rappresentare una nuova speranza e che non risparmia (anzi, tutt’altro) il cast dei personaggi principali.

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Happy Nation

Il recupero dei temi e della pop culture degli anni 90 è uno dei cavalli di battaglia di X-Men ’97, e in questo quinto episodio avviene tramite l’ispirato uso del successo degli Ace of Base, Happy Nation, che fa da colonna sonora alla serata mondana di Genosha e ai tormenti sentimentali che movimentano le vite di Magneto, Rogue e Gambit. Col senno di poi, la canzone sembra tutt’altro che un plug-in nostalgico fine a se stesso: anzi, potrebbe benissimo essere l’ispirazione iniziale dell’intero episodio. Un rapido studio dei testi rivela una coincidenza quasi biunivoca tra le strofe di Happy Nation e i luttuosi eventi di Ricordalo, una canzone che parla di una nazione felice, di chi osa troppo, di chi sogna l’uomo perfetto, delle idee che sono l’unica cosa che sopravvive, della ricerca di salvezza e di… viaggi nel tempo (ci arriveremo fra poco). Il tutto condito da qualche strofa in latino che ha il sapore del requiem e che – ancora una volta col senno di poi – scopriamo essere trapelata nella fugace premonizione che Jean Grey aveva avuto nel primo episodio. Insomma, ci troviamo di fronte a una progettazione e una gestione dei temi, degli stili e delle atmosfere di altissima qualità che sicuramente fa felici i fan degli Uomini-X, ma che si guadagna un posto ai piani alti delle serie d’animazione per adulti di tutti i tempi.

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Speranze per il futuro…?

Se nelle Nozze Rosse la parola chiave dell’episodio era Tradimento, qui è Sacrificio. A straziare il cuore dei personaggi sopravvissuti e del pubblico è il sacrificio di due eroi della squadra per impedire che il genocidio si compia fino in fondo. E arrivati in fondo alla puntata, abbacinati e spiazzati, ne prendiamo atto: i personaggi e gli spettatori degli anni 90 sono cresciuti e sono diventati adulti. Ma lo scopriamo nel modo più violento e brutale. E ci ritroviamo divisi sulle reazioni e sulle speranze da nutrire per gli eventi a venire. Il computo delle vittime è impietoso. Cadono in prima linea Magneto e soprattutto Gambit. E se per Magneto osiamo ancora nutrire qualche speranza di sopravvivenza (da bravo villain della Golden Age, è tornato in vita più volte, e anche nella saga a fumetti E is for Extinction, dedicata proprio al massacro di Genosha, il Signore del Magnetismo riesce miracolosamente a sfuggire), per Gambit le cose sembrano irrevocabilmente definitive. Ma nel marasma degli ultimi dieci minuti della puntata è impossibile capire chi sopravvive degli innumerevoli abitanti che nella prima parte dell’episodio, quella “tranquilla”, ci avevano deliziato coi loro cameo. Moira, Banshee, Madelyne, Shaw, Emma Frost, Callisto giacciono tutti riversi tra i morti e i feriti. Forse davvero troppo per una svolta fin troppo estrema nell’economia della serie.

Da un lato, ci ritroviamo ad aggrapparci a un filo… anzi, a un Cavo di speranza: la fugace comparsa di Cable, il viaggiatore temporale per eccellenza nell’Universo X, ci spinge a credere che non sia ancora stata detta l’ultima parola e che in una futura iterazione delle sue incursioni, finora fallimentari, il destino possa essere riscritto e la strage scongiurata.

Ma se da un lato, una giustizia e un riscatto per la strage compiuta dalle Sentinelle robotiche è un bisogno impellente per buona parte degli spettatori, dall’altro viene da chiedersi se sia veramente auspicabile per gli sviluppi della serie. Siamo stati costretti a diventare adulti nello spazio di 30 minuti, e la soluzione di un ‘reset’ temporale o di realtà alternative che mettano tutto a posto sembrerebbe quasi troppo semplicistica (oltre a essere una reiterazione di quello che abbiamo già visto in saghe come Endgame e variazioni analoghe a tema multiversale). Avendo bevuto l’amaro calice, forse viene quasi da augurarsi che non si torni indietro e che queste morti “stick”, rimangano e contino.

Qualche che sia la soluzione ideata dall’autore della serie Beau de Mayo (a ogni successo inanellato dai nuovi episodi che escono fa sempre più male il suo inspiegato allontanamento dalla serie), la fiducia nelle capacità narrative del team creativo è più alta che mai. Stando alle sue dichiarazioni, l’episodio 5 era solo il match “di riscaldamento”, e il trittico finale di episodi, 8, 9 e 10, sono quelli dove succede davvero di tutto. Iperbole pubblicitaria o dobbiamo veramente aspettarci che l’asticella salga ancora? Non mancheremo di scoprirlo, perché come tutti gli X-Men rimasti “a casa” nelle scene finali dell’episodio, siamo inchiodati e atterriti davanti al teleschermo chiedendoci cosa succederà adesso. Ottimo lavoro, Marvel!

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