Quanto c’era bisogno che Samus Aran tornasse, che continuasse le sue esplorazioni spaziali (anzi, in questo caso reinterpretasse, visto che Metroid: Samus Returns è remake di Metroid II: Return of Samus), che imbracciasse ancora una volta il proprio cannone, che si infilasse nuovamente in una delle spettacolari armature che da sempre la proteggono e che della bellissima cacciatrice nascondono il corpo, perché lei non ha bisogno di mostrare, anzi il fatto che sia l’eroina videoludica che mostra meno la rende ancora più affascinante, ancora più amata dagli appassionati, che, al massimo, possono ammirarla in tutta la sua tonicità nella Tuta Zero in un Super Smash Bros. a caso, e va benissimo così, perché Metroid rifugge l’apparire, è sostanza pura, pochissime chiacchiere, nessun ammiccamento, intensa esplorazione e irruenza di plasma, missili, bombe.

Per uno strano incrocio del destino si occupa di Metroid MercurySteam, team di sviluppo responsabile degli ultimi tre