Per chi come noi è cresciuto a pane e Final Fantasy, Yoshitaka Amano è da sempre una sorta di istituzione. Nato nel marzo del 1952, questo immenso artista ha iniziato la propria carriera come animatore, dando vita a opere immortali come Speed Racer, Time Bokan e Gatchaman. Anno dopo anno, però, ha rivolto le sue attenzioni sempre più verso l’editoria e la pittura, dando vita a immense opere d’arte divenute poi immortali. Nel 1987 accade qualcosa di incredibile: Square pubblica il primo Final Fantasy, un titolo che vanta il contribuito artistico di Amano per il logo e per il design dei personaggi. E da allora il mondo dei videogiochi non è più stato lo stesso.

In occasione del Lucca Comics & Games di quest’anno abbiamo avuto occasione di assistere a un Press Caffè con l’artista nipponico. Un Press Caffè funestato da una mediocre moderazione, ma comunque in grado in scaldare il cuore a tutti gli appassionati. Questo grazie all’umiltà dell’illustratore, resosi disponibile ad affrontare qualsiasi domanda con il sorriso stampato sulla faccia.

Yoshitaka Amano

ORIGINI E INFLUENZE

Nonostante le sue origini da animatore, Yoshitaka Amano ha creato il proprio stile ispirandosi a personaggi come Batman o Superman. L’autore ha infatti affermato di essersi imbattuto in alcune copie dei fumetti illustrati da Neal Adams (molto difficili da reperire in Giappone) e di esserne rimasto folgorato. Questo lo ha spinto a sperimentare sia nel design dei personaggi che nei vari oggetti in loro possesso. Un trascorso artistico che, per chi vi scrive, non era così evidente, ma che sembra aver profondamente formato questo immenso autore.

Yoshitaka Amano

L’ARTE CHE SOVRASTA OGNI COSA

Nel corso della chiacchierata si è spesso discusso di come il maestro Amano si sia approcciato ai vari lavori e a quanto sia rimasto colpito da ciò che ne è uscito, sia esso un videogioco o un modello a tre dimensioni di un suo personaggio. La risposta, però, è stata più semplice del previsto: Yoshitaka Amano non è un Concept Artist, ma un Illustratore. Il suo scopo è da sempre stato quello di rappresentare graficamente le emozioni trasmessegli dai vari progetti. Un approccio senza dubbio bizzarro, ben lontano dal mondo attuale dei videogiochi. Un mondo dove le software house ragionano come aziende, tralasciando spesso il lato emotivo del disegno.

Ammettiamo di essere rimasti abbastanza colpiti da questa risposta, dato che ci aspettavamo un metodo di lavoro più classico. È altresì vero che la forza immaginifica di Amano difficilmente può essere contenuta e che un “normale lavoro” da Concept Artist sicuramente gli sarebbe andato stretto. È sicuramente una risposta molto interessante, che dimostra la forza e il successo ottenuto da Yoshitaka Amano. Un successo che gli ha permesso di scavalcare le regole dell’industria, per dare vita a un proprio metodo di lavoro, differente da quello di chiunque altro.

Yoshitaka Amano

INFLUENZE FANTASY

Durante il Press Caffè abbiamo trovato molto interessante un passaggio legato all’ispirazione del maestro per la creazione di opere di stampo fantasy. Secondo Amano, infatti, qualsiasi mondo fantastico dovrebbe essere trattato come un mondo reale, con un passato e con elementi storici che hanno vissuto lo scorrere del tempo. Ecco che, quindi, cittadine storiche come Lucca, citata proprio dall’artista, possono ispirare interi mondi, esattamente come possono farlo le varie religioni e le culture che si sono evolute nei secoli. 

Si tratta senza dubbio di una visione interessante, che ci permette di capire maggiormente il suo metodo di lavoro sia per i vari capitoli di Final Fantasy, ma anche per il suo grande apporto estetico a The Sandman: The Dream Hunters e Vampire Hunter D.

Avremmo voluto fare molte altre domande, ma il tempo è stato tiranno e, come già accennato, la gestione dell’evento frammentata e spesso prolissa. Quel che è certo è che Yoshitaka Amano è un unicum all’interno dell’industria dei videogiochi. Ci siamo trovati di fronte a un artista talmente importante da stabilire le regole di ingaggio e di produzione. Un artista che, senza dubbio, rimarrà nella storia dell’industria videoludica, dimostrando a tutti non solo come i videogiochi siano arte, ma anche come sia possibile applicare l’arte ai videogiochi.