Chrono Star Wars #37: Jango Fett - Open Seasons
La cupa e tormentata storia del vecchio cacciatore di taglie Mandaloriano di Episodio II: Jango Fett - Open Seasons regala profondità al personaggio
Da che parte state sulla questione di Jango Fett? La domanda è meno ovvia di quello che potrebbe sembrare, perché i pareri degli appassionati sulla figura del papà di Boba sono piuttosto divisi. Da un lato c’è chi apprezza la figura archetipale del cacciatore di taglie duro e disilluso che l’attore Temuera Morrison ha saputo fornire ne L’Attacco dei Cloni, dall’altro c’è chi ritiene l’inclusione di Jango e Boba una mezza occasione sprecata, che non ha saputo rendere giustizia, e anzi ha forse contribuito a dissipare parte del mito e del mistero che aleggiava sulla figura del Mandaloriano per eccellenza.A far pendere la bilancia leggermente a favore di Jango giunge questa miniserie della Dark Horse, pubblicata nel 2002, che scava a fondo e in dettaglio nel passato di Fett senior, iniziativa lodevole perché anche gli estimatori più convinti della sua versione cinematografica avevano comunque l’impressione che del personaggio si fosse graffiata solo la superficie e che avrebbe voluto/potuto dire molto di più.
Da questo punto di vista, la miniserie di 4 numeri firmata da Haden Blackman ai testi e Ramon F. Bachs alle matite è fin troppo generosa: narra praticamente la storia dell’intera vita di Jango, a partire dagli anni di gioventù, “incorniciandola” all’interno di un’introduzione in cui i due Sith del film, il Conte Dooku/Darth Tyranus e Darth Sidious, discutono sull’efficacia o meno della figura di Jango come “donatore” dell’esercito di cloni ripercorrendone le imprese essenziali.
Nel fare questo, la storia tenta di sollevare il velo anche sui Mandaloriani come popolo/razza/organizzazione, cercando di mettere ordine (con successo parziale, in verità) sulle molte informazioni e frammenti che erano circolati negli anni precedenti riguardo a queste figure. Fett si ritrova ad essere prima una vittima, poi una pedina e infine un giocatore nella guerra civile Mandaloriana che vede contrapposte le fazioni della “Death Watch”, la Guardia della Morte, ai “True Mandalorians”, i Mandaloriani Puri. I primi, più spietati e letali ma anche più efficaci, sono capitanati dal feroce Tor Viszla, mentre i secondi sono guidati dal veterano di guerra Jaster Mereel (che, ironicamente, nella “lore” starwarsiana precedente ai prequel era stato indicato come il potenziale nome da civile di Boba Fett).
Echeggiando il Conan di John Milius, Jango vede la sua famiglia massacrata da Viszla e dalle sue truppe in tenera età, e dopo essere fortunatamente sopravvissuto, si unirà ai Mandaloriani Puri e a Mereel. Il giovane Jango avrà modo di distinguersi in battaglia, ma Viszla, pur di ottenere la vittoria, non esiterà a far intervenire la Repubblica nella guerra civile locale, che invierà uno squadrone di Jedi capitanato dallo stesso Dooku a fare giustizia sommaria schierandosi dalla parte sbagliata, vuoi per le manipolazioni di Viszla, vuoi perché forse Dooku già da allora persegue un’agenda personale. Sterminati i Mandaloriani Puri, Jango non ha nulla a cui tornare se non reclamare vendetta massacrando Viszla e i suoi, fino a risalire allo stesso Dooku, con il quale però stringerà un accordo nelle ultime pagine della serie.
La storia messa in piedi dall’autore è interessante e ha un buon ritmo: funziona bene la sequenza degli eventi che “forgia” Jango Fett in un’arma insensibile e amorale, ed è innegabile che la figura che emerge alla fine degli eventi sia più interessante e sfaccettata di quella che si intravede nel film. La narrazione pecca forse in due punti: da un certo punto di vista è eccessiva nell’ “information dumping” relativo ai Mandaloriani, alle sue fazioni, ai suoi personaggi chiave e alle politiche della guerra civile. Una situazione più lineare poteva forse essere sufficiente ai fini della storia, ed evitare un certo smarrimento iniziale nel capire chi sta con chi, contro di chi e perché. La seconda imperfezione sta nella ciclicità/prevedibilità con cui il cammino di Jango viene descritto: viste le prime due scene d’azione in cui non esita a uccidere e a scatenare le sue doti da combattimento, diventa subito chiaro che nelle pagine a venire assisteremo a una reiterazione costante dello stesso meccanismo, quando invece una deumanizzazione meno lineare e un conflitto interiore più aperto riguardo al suo destino da mercenario sarebbero risultati più avvincenti (sarebbe per esempio stato interessante scoprire l’origine del suo desiderio di paternità inappagata che lo spingerà a chiedere ai cloni di Kamino la creazione del “figlio” Boba, ma al di là di un paio di sottilissimi indizi facili da perdere, la cosa non viene toccata).Al di là di queste sbavature, tuttavia, la storia di Open Seasons si guadagna a pieno diritto un posto tra le storie di Star Wars più oscure, violente e mature, e come spesso accadrà alla Dark Horse in questi anni, riesce a nobilitare e valorizzare momenti e figure che nella pellicola corrispondente non sono riuscite a funzionare appieno.
Lato Chiaro
Ritmo narrativo serrato, ottime scene d’azione, atmosfere e temi cupi e adulti. Gli amanti dello Star Wars “serio” sono accontentati.
Lato Oscuro
Forse un’eccessiva ripetizione del meccanismo “formativo” di Jango e un background superfluamente complicato per gli scenari pur interessanti della guerra civile Mandaloriana.
Giudizio Finale
Un buon fumetto d’azione e di guerra necessariamente incentrato su un antieroe, e quindi assai avaro di momenti lirici, esaltanti o entusiasmanti, ma che fa un ottimo lavoro nell’impartire al personaggio sulla tavola disegnata quella complessità che la pellicola non era riuscita a dargli.
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Si ringrazia lo Star Wars Club Perugia per la collaborazione