Nel 2014, stroncato da una malattia polmonare, passava a miglior vita lo scrittore statunitense Kent Haruf, pochi mesi dopo aver completato il suo ultimo romanzo Our souls at night (Le nostre anime di notte), pubblicato postumo l’anno seguente. Il libro ha trovato ora trasposizione sul grande e piccolo schermo grazie a Netflix, che ha così inaugurato la propria presenza al Festival di Venezia dopo l’ostentato snobismo da parte di Cannes.
L’adattamento della storia d’amore anagraficamente autunnale del romanzo di Haruf è affidato alla regia dell’indiano Ritesh Batra, che confeziona un titolo esemplificatore, dalla prima all’ultima scena, di pregi e difetti distintivi dei prodotti filmici targati Netflix. Se la chimica tra i formidabili Jane Fonda e Robert Redford – che, esattamente 50 anni fa, all’apice di gloria e fulgore, condivisero lo schermo in A piedi nudi nel parco – garantisce al film un terreno emozionale fertile in ogni dia...
Le nostre anime di notte, retto dai giganteschi Redford e Fonda, aggira ogni rischio e rinuncia a stupire, preferendo tinte tenui fin troppo rassicuranti
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