Non solo Shakespeare.

Si potrebbe riassumere così l’intenzione dell’equipe di sceneggiatori di Thor: The Dark World, mostrato ieri ad un pubblico più che caloroso nell’ambito del Lucca Movie Comics and Games. Eh già, perché il retaggio del bardo era la componente principale nel primo film dedicato nel 2011 al dio del tuono da Sir Kenneth Branagh, che aveva cercato di costruire un dramma dai toni quasi teatrali con i mattoni sgargianti dei fumetti Marvel. L’esperimento non era del tutto riuscito, ma la parte migliore del film era proprio quella più seriosa e branaghiana, tutta concentrata nella triade Thor-Loki-Odino, in un rapporto di amore-odio che era la vera ossatura della narrazione.

Nel sequel, diretto da un regista di notevole e varia esperienza come Alan Taylor, le basi tragiche del primo episodio vengono meno, per virare verso i toni più abituali dei cinecomic Marvel. Ed ecco tornare le gag, i battibecchi ironic...