Andare ad un incontro stampa con Richard Gere è un’esperienza a sé, fondata su un irresistibile fandom malcelato da parte di una buona fetta delle giornaliste presenti in sala di ogni età (ma soprattutto quella più vicina a Gere). Ogni risposta è condita da complimenti, charme e occhiatine complici dalla star alla platea, a cui seguono commentini divertiti dalle prime, ambitissime, file.

Oggi poi Richard Gere è arrivato con un filo di voce flautata e subito ha chiesto un po’ di clemenza e gentilezza perché vittima di jet lag. La reazione alla richiesta ha causato uno zampillio di cuoricini da tutto l’uditorio più coinvolto. È probabile che nemmeno un incontro con Clooney o Redford avrebbe questo tipo di effetto. È il vero star power.

Gere è a Roma per L’Incredibile Vita di Norman, film indipendente che come molti degli ultimi a cui ha preso parte è figlio di Oren Moverman (qui produttore, altrove sceneggiatore). Storia di un traffichino da poco, un arrivista che insiste, sgomita e ries...