C’è coerenza, divertimento, personalità, tecnicismo, schiena dritta, delicatezza, musica, montaggio, fotografia, recitazione e quella specie di delicata maniera che ha il cinema di osare, di sfondare pareti e di essere arrogante per provocare piacere nello spettatore. È la grande scena finale, quando i protagonisti arrivano finalmente alla montagna da cui erano ossessionati e trovano lo scienziato francese Lacombe, attrezzatissimo per comunicare con gli alieni. Il momento della rivelazione.
Non poteva che essere quella la scena topica in un film tutto teso verso il suo finale, uno che fatica, corre, soffre e lo cerca, annunciandolo mille volte, con tutte quelle montagne disegnate, scolpite e descritte, in un’attesa spasmodica per qualcosa di sconosciuto. Per la stessa ragione non stupisce che il film gli dedichi ben 30 minuti in cui porta al culmine ...
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