Il regista newyorkese Woody Allen ha incontrato ieri sera il pubblico del cinema Quattro Fontane di Roma per la presentazione in anteprima del suo cinquantesimo film, Coup De Chance, in un dialogo con Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna e Presidente della Festa del Cinema di Roma.

Oltre 160 sale su tutto il territorio nazionale hanno ospitato l’anteprima del film, la maggior parte delle quali ha potuto trasmettere in diretta l’incontro di Woody Allen con il pubblico del Quattro Fontane. Il film uscirà poi al cinema in tutta Italia il 6 dicembre.

Farinelli ha iniziato la conversazione elencando le ragioni per cui è necessario amare Woody Allen:

  • Perché hai reinventato un luogo magico dei nostri sogni di europei, o per dirla alla tua maniera dopo aver visto il tuo film: anche per noi Manhattan è stata per sempre la città che viveva in bianco e nero e che pulsava dei grandissimi motivi di George Gerswhin.
  • Perché insieme alle tue meravigliose attrici, prima tra tutte Diane Keaton, hai creato alcuni dei ruoli femminili più incantevoli della storia del cinema. Hai scritto 110 ruoli femminili da protagonista che sono valsi alle tue interpreti 62 nomination.
  • Perché ci hai fatto sognare che i personaggi dei film potessero uscire dallo schermo e magari innamorarsi di noi.
  • Perché sei uno dei più grandi registi americani di sempre ma ti amiamo soprattutto noi europei e ci teniamo.
  • Perché con Zelig avevi già detto tutto.
  • Perché i tuoi personaggi i film li vedono sempre in sala, e i tuoi film sono molto più belli visti al cinema insieme a un pubblico di sconosciuti.
  • Perché le tue battute sono diventate le nostre battute, e i tuoi personaggi non sono eroi né supereroi ma esseri umani imperfetti con tutte le loro complessità e le nostre contraddizioni.
  • Perché dopo aver visto i tuoi film abbiamo tutti imparato la meraviglia dell’ironia e compreso il cinismo della vita.
  • Perché sostieni di aver girato buoni film, mai un capolavoro, e invece io penso che di capolavori tu ne abbia girati almeno cinque, e sono sicuro che ciascuno di noi abbia in mente i suoi.
  • Perché nessuno come te ha messo in scena con amore la nostalgia.
  • Perché nessun regista come te nella storia del cinema è stato allo stesso tempo Ingmar Bergman ed Ernst Lubitsch.
  • Perché non sei solo un artista ma un vero stakanovista del lavoro: 54 film in 50 anni, un numero vertiginoso da cinema muto, quando i film duravano una bobina e una stagione cinematografica senza un tuo nuovo film non è una stagione cinematografica. Ogni anno abbiamo un appuntamento con te, attendiamo con ansia il titolo, facciamo sogni sul cast annunciato e infine entriamo in sala. Appena si spengono le luci siamo nel mondo di Woody, nelle tue atmosfere, nella tua musica, tra attrici e attori meravigliosi. Una volta l’anno, grazie a te, conosciamo il paradiso.

Ho letto che hai detto “ho sempre voluto essere un regista francese ma sono americano, ma i film e i registi francesi mi hanno ispirato”. Quali sono i registi e i film che più hai amato e ti hanno ispirato?

Non è stato solo il cinema francese. Alla fine della guerra, il cinema europeo arrivò negli Stati Uniti e io un giovane adolescente, adoravano tutti i film europei, quelli francesi, quelli italiani, io amavo quelli svedesi… perfino i film giapponesi, Kurosawa. Un cinema che ha avuto un’enorme influenza su di me. Ho sempre desiderato essere non tanto un regista francese, ma un cineasta europeo. Un cineasta svedese, spagnolo… Alla fine ho avuto la possibilità di fare un film in una lingua straniera, e sono felice che sia il mio cinquantesimo film.

La cosa molto misteriosa è come sei unico nello scoprire e dirigere attori e attrice e spesso di offrire loro il miglior ruolo della loro carriera. La cosa molto sorprendente di questo film è che i quattro protagonisti sono straordinari, e nonostante alcuni di loro abbiano una lunga carriera alle spalle possiamo dire di non averli mai visti così. Qual è il segreto? La scrittura, la qualità della direzione, la preparazione, quello che avviene sul set… cosa ti consente di essere un maestro nella direzione degli attori?

È molto semplice. Si può dire di essere che io sia stato fortunato… perché sono nato con la capacità di capire quando un attore è veramente bravo. È come ascoltare un’opera o un brano musicale, in cui ci si rende conto che è qualcosa di grandioso, di buono o di mediocre. Questo ti capita anche nel vedere gli attori: riesci a discernere quanto siano bravi, quanto siano grandi. Siano essi attori consumati o alle prime armi. Riesco a individuare quali siano i migliori: li ingaggio, li scelgo per i miei film, e poi mi tolgo dai piedi. Faccio un passo indietro, non gli parlo più di tanto: li lascio recitare. Di tanto in tanto posso dare dei suggerimenti, delle indicazioni, ma abitualmente non interferisco più di tanto.

Qui è stata la prima volta in cui hai lavorato con un cast completamente francese. Come è stato lavorare con loro?

In realtà tutti gli attori con cui abbiamo lavorato in questo film parlavano tranquillamente in inglese, quindi le poche indicazioni di regia che davo loro le davo in inglese perché mi capivano (conosco qualche parola di francese ma non l’ho mai dovuto utilizzare). D’altronde, se un attore è bravo si riesce a capire a prescindere dalla lingua in cui recita. Si capisce dalle emozioni che riesce a trasmettere, se sono reali o finte. Praticamente è stato come dirigere un film in inglese.

Nei tuoi film la musica è essenziale: quando scegli la colonna sonora, in che momento? In questo caso quando hai pensato che Cantaloupe Island di Herbie Hancock sarebbe stata il cuore del film?

In questo film ho cercato di usare le musiche che sentivo nei film francesi tanti anni fa, film di registi come Trouffaut, Chabrol, i maestri francesi che usavano il jazz americano di un certo periodo. Per questo ho scelto questa musica, non perché è il tipo che di solito uso io ma perché è la musica che utilizzavano loro. La scelta avviene alla fine della lavorazione, quando metto insieme tutto: prendo la mia collezione di registrazioni, guardo una scena, cerco di capire se si adatta bene. Alla fine scriviamo della musica appositamente e poi uniamo tutto quanto.

Il film di chiama Coup De Chance, colpo di fortuna. Qual è la tua relazione con la fortuna?

Sono stato fortunato tutta la vita: vengo da una buona famiglia, ho avuto dei genitori che mi hanno voluto bene, sono sempre stato in salute, tra pochi mesi avrò ottant’anni, non sono mai stato in ospedale. Ho lavorato nel cinema, ho una moglie splendida e dei bambini fantastici, tutto ha sempre funzionato: ho fatto film, la gente li ha amati; ho fatto cabaret, il pubblico veniva a vedermi; scrivevo teatro e il pubblico comprava i biglietti; i miei libri hanno venduto bene… È tutto fantastico, e non solo perché sono bravo. Sono bravo, certo, ma ho avuto tanta fortuna durante la mia vita, la fortuna ha avuto una parte importante nella mia vita, così come in quella di tutti gli altri. Puoi essere bravo finché vuoi, ma… meglio avere fortuna che essere bravi!

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