Le voci di una riduzione di budget, film e ambizioni per il Festival del Film di Roma, ritornato da qualche anno Festa del cinema di Roma (un differenza c’è ma ci arriviamo), avevano fatto pensare ad un’edizione molto sottotono, spettro che sembra di poter dire la conferenza stampa ha fugato. La prima edizione diretta da Antonio Monda si è asciugata, come spesso capita quando i festival passano dalla gestione di Marco Mueller a quella successiva (anche Barbera ha applicato la medesima cura dimagrante a Venezia), quasi dimezzando i film presentati ma per la prima volta facendo un aperto discorso sulla qualità e non sulle star.

Solitamente le conferenze stampa sono, per loro natura, terreno di politchese, convenevoli e complimenti generici, Antonio Monda (nuovo direttore artistico) invece ha subito precisato che lui e il suo comitato hanno detto parecchi no per motivi di qualità. I pochi film che hanno preso sono i migliori (ovviamente per il loro gusto), non sono quelli con il maggior numero di star (sebbene ce ne saranno), non sono solo le grandi anteprime mondiali (sebbene ce ne saranno) ma i film migliori da far vedere al pubblico di Roma “che poi siano stati già a Londra, New York o Parigi una settimana prima poco importa” come anche poco importa se non ci sarà un talent a fare il tappeto rosso proprio per tutti i film.

Di certo ci saranno Ellen Page per Freeheld (in cui recita con Julianne Moore), ci saranno William Friedkin e Dario Argento per il loro duetto, com anche Frances MacDormand e Joel Coen, Carlo Verdone e Paola Cortellesi, Paolo Sorrentino e 40 minuti inediti di La Grande Bellezza, Jude Law, Wes Anderson e Todd Haynes, tutti protagonisti degli “incontri ravvicinati”, ovvero gli incontri con il pubblico, il format inventato da questa manifestazione e nei suoi primi anni curato proprio da Antonio Monda assieme a Mario Sesti (quest’anno promosso a coordinatore dei selezionatori).

I film invece saranno tutti fuori concorso, non c’è giuria e non c’è premio se non quello del pubblico. Vedremo 37 opere da tutto il mondo (24 i paesi rappresentati) scelte tra nomi grossi emergenti (il nuovo film di Pablo Aguero) e meno noti, tra maestri consolidati (un documentario di Paul Thomas Anderson su un concerto di Johnny Greenwood, i nuovi film di Noah Baumbach assieme a quelli di Johnnie To e di Sion Sono, come anche Truth con Robert Redford e Cate Blanchett) e serie tv (la seconda stagione di Fargo e la serie israeliana Fauda). In più ci sarà l’anteprima di The Walk 3D di Robert Zemeckis.

Siccome l’unica cosa a contare per Antonio Monda in un festa del cinema è la possibilità per il pubblico di vedere bei film invece della messa in competizione di opere scelte strappandole ad altri festival per avere la “prima”, viene dato più spazio alle retrospettive e agli omaggi, ovvero bei film fuori dal tempo, scelti tra classici recentissimi (ci sarà una retrospettiva Pixar con tutti i film dello studio e una sui capolavori poco conosciuti in Italia di Pablo Larrain) e meno recenti (l’altra retrospettiva è dedicata ad Antonio Pietrangeli, regista dimentica e formidabile), omaggi a grandi personalità defunte (Francesco Rosi, Ingrid Bergman, Pier Paolo Pasolini…) o eventi cinefili come la proieizone del documentario Hitchcock/Truffaut sulla celebre intervista. “Lo so che è stato già a Cannes” ha detto Monda riguardo quest’ultimo titolo “ma è molto bello e volevo farlo vedere”.

La festa infine si espande ancora più degli altri anni. Le repliche dei film saranno trasmesse in tantissimi cinema della città, in modo che possa essere seguita (in un certo senso) anche da chi non abita nel quartiere dove è stato costruito l’Auditorium di Renzo Piano.

Nelle passate edizioni i direttori sono spesso stati criticati per la mancanza di star o la pochezza di quelle coinvolte e l’incapacità di sfruttare un budget molto elevato. Quest’anno il denaro a disposizione è minore (comunque una cifra ragguardevole, superiore ai budget di tanti altri festival) e l’esito è in linea ma sembra di notare che sia stata presa una direzione tangenziale. La festa non vuole più somigliare ad altre manifestazioni simili ma ha deviato dal corso usuale per prendere una via differente. Per la prima volta nel lavoro di Monda e dei suoi selezionatori capeggiati da Mario Sesti sembra di intravedere uno sguardo e una passione cinefila personali, dei gusti e delle preferenze. Anche solo il fatto che i film italiani presenti (tra gli inediti) siano solo 4 è rinfrancante e fa sperare per il meglio.

La scommessa del comitato di selezione è dunque andata tutta nella sostanza: ci saranno poche star (ma molti incontri, almeno uno al giorno) e meno film, meno glamour (il che significa meno richiamo stampa) e più cinefilia ma tutto è stato fatto per selezionare di più ed elevare la qualità, questa è la promessa fatta e la linea su cui la decima edizione della Festa del cinema di Roma vuole essere giudicata (cosa che puntualmente avverrà). In precedenza non era mai capitato, mai la direzione era stata così esplicita nell’affermare di aver scartato il brutto per prendere il bello, nel non aver lottato per strappare grandi attori in film mediocri (un vero classico del festival di Roma negli scorsi anni) e nell’aver rinunciato ad eventi strappapplausi per proiettare film meno conosciuti e più belli (un documentario sulla morte di Pasolini è stato escluso dagli eventi in omaggio all’autore proprio per questo motivo).

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