Che cosa rende un Final Fantasy un “vero Final Fantasy”?

Questa è una domanda che potrebbe lasciare inizialmente straniti, ma che i videogiocatori si fanno ormai da diversi anni. Dopotutto il primo capitolo della celeberrima saga videoludica è stato pubblicato nell’ormai lontano 1987 e, anno dopo anno, la serie si è evoluta in direzioni sempre differenti. Che si tratti della svolta ambientalista di Final Fantasy VII, di quella fantascientifica di Final Fantasy XIII o della virata action di Final Fantasy XVI, ogni capitolo del franchise ha maturato un proprio stile. Uno stile tale da rendere difficile identificare cosa accomuni i vari episodi, costringendo il pubblico a tirare in ballo le Summon, i Cristalli o la presenza di Cid per trovare qualcosa al quale aggrapparsi.

Per chi vi scrive, però, Final Fantasy è sinonimo di avventura. Un’avventura che porta al massimo tutte le proprie caratteristiche, cercando di trascinare i videogiocatori in mondi sempre differenti grazie al miglior progetto possibile. Quel “final”, infatti, può essere tradotto non solo come “finale”, ma anche come “definitivo”. Ogni Final Fantasy è dunque la “fantasia definitiva”. La summa delle capacità tecnologiche e narrative di un’azienda, che continua a stupire a distanza di quasi quarant’anni.

Questo discorso può essere associato non solamente alla serie di videogiochi, ma anche ai vari spin-off pubblicati nel corso del tempo. Uno dei più importanti è senza dubbio Final Fantasy: The Spirits Within, pellicola del 2001 che si è rivelata un grande insuccesso commerciale, deludendo la maggior parte degli spettatori dell’epoca. Sono ormai passati diversi anni e il franchise è cambiato ulteriormente da allora. Che sia forse giunto il momento di riscoprire il film diretto da Hironobu Sakaguchi e da Moto Sakakibara?

Final Fantasy: The Spirits Within

FINAL FANTASY: THE SPIRITS WITHIN

Prima di addentrarci nella “tana del bianconiglio”, partiamo dalle basi. Final Fantasy: The Spirits Within è un film d’animazione con una caratteristica da non sottovalutare: è infatti il primo lungometraggio realistico realizzato in computer grafica. Basta un semplice sguardo per capire, infatti, come l’opera di Sakaguchi e Sakakibara fosse incredibilmente avveniristica per il suo tempo, dimostrando una qualità tecnica a dir poco devastante. Una qualità che, con qualche aggiornamento e miglioria, potrebbe rivaleggiare con i film usciti anche nei dieci anni successivi alla release cinematografica della pellicola.

La storia è ambientata nel 2065 e vede la Terra invasa da una razza aliena nota come Phantoms. Gli esseri umani si sono trincerati in grandi città protette da barriere e vivono le loro vite consapevoli di poter morire al minimo contatto con queste mostruose creature. La dottoressa Aki Ross, insieme al suo mentore Sid, potrebbe però aver trovato un modo per contenere e respingere i Phantoms. Peccato che il generale Hein abbia un’idea diversa su come approcciare l’invasione. Un’idea che rischia di mettere in pericolo l’interno pianeta. 

La trama aveva tutte le carte in regola per riuscire a convincere i fan di Final Fantasy, eppure qualcosa è andato storto. Costato ben 137 milioni di dollari, Final Fantasy: The Spirits Within ne ha incassati solamente 85 milioni, causando così tante perdite da rischiare di far chiudere Square Pictures. Ma cosa è accaduto? Il disastro al box office è colpa del film o del pubblico dell’epoca?

Final Fantasy: The Spirits Within

LA NECESSITÀ DEL FAN SERVICE

Non ripeteremo la nostra visione di cosa renda un Final Fantasy un “vero Final Fantasy”, ma quel che è certo è che non tutti la pensano come noi. Per qualcuno la presenza dei Cristalli è a dir poco fondamentale, mentre altri desiderano ritrovare elementi ben noti alla saga videoludica come le varie magie, creature o affini. Sapendo che il pubblico si divide su questa questione, The Spirits Within non fa certo un buon lavoro di fan service. All’interno della pellicola diretta da Sakaguchi e da Sakakibara, infatti, troviamo giusto un paio di riferimenti ai Chocobo e un’assonanza tra il personaggio di Sid e vari Cid presenti nella saga videoludica. Null’altro.

Capirete anche voi che, per un franchise che appare diverso di capitolo in capitolo, non è certo una mossa saggia uscire con qualcosa privo di agganci di qualsiasi tipo. Un’opera senza alcun legame, che per questo ha deluso la maggior parte dei fan di Final Fantasy, incapaci di associare il film in questione con la loro saga preferita. Il fatto che Final Fantasy: The Spirits Within sia andato male per la totale assenza di fan service è ancora più evidente dal successo di Final Fantasy VII: Advent Children, pellicola del 2005 che, forte proprio dei propri riferimenti al settimo capitolo, ha venduto più di quattro milioni di copie in tutto il mondo, appagando il desiderio del pubblico di vedere un film in CGI derivato dalla saga di Square.

Final Fantasy: The Spirits Within

UN FILM SOSPESO TRA PREGI E DIFETTI

Quanto affermato sul fan service non basta assolutamente per valutare l’opera nella sua interezza, ovviamente. Final Fantasy: The Spirits Within non è infatti un film perfetto martoriato dai fan arrabbiati. La storia ideata da Sakaguchi e sceneggiata da Al Reinert, Jeff Vintar e Jack Fletcher presenta un ritmo altalenante, spesso propenso a rallentare per tirare in ballo (interessanti) riflessioni filosofiche. Al contrario, le scene d’azione sono poche e poco memorabili, rischiando così di annoiare lo spettatore medio.

Allo stesso tempo, però, le tematiche trattate sono molto affascinanti e la regia riesce a non rendere statici anche i numerosi momenti di dialogo. Coloro che sono alla ricerca di una buona storia di fantascienza potrebbero rimanere particolarmente coinvolti nel racconto del 2001. Un racconto accompagnato dal già citato comparto tecnico incredibile, che da solo potrebbe valere il prezzo del biglietto. Ottime anche le varie interpretazioni, da Ming-Na Wen nel ruolo della dottoressa Aki Ross a Donald Sutherland nei panni di Sid, per non dimenticare Alec Baldwin, Steve Buscemi e Keith David. Insomma: non sarà un blockbuster, ma The Spirits Within ha di sicuro diversi pregi che meritano all’opera di essere ricordata anche al giorno d’oggi.

UN FILM CHE MERITA DI ESSERE RISCOPERTO?

Arriviamo quindi alla domanda che ha dato il via a questo articolo: Final Fantasy: The Spirits Within è un film che merita di essere riscoperto? Probabilmente sì. Questo perché, anno dopo anno, abbiamo assistito a diverse trasformazioni del franchise di Square. Trasformazioni che ci hanno permesso di capire come la saga nipponica possa reinventarsi in continuazione sia nello stile che nei contenuti. Al giorno d’oggi siamo quindi più propensi ad accettare un’opera senza fan service, ma costruita seguendo un’idea più autoriale. Un’idea che, in questo caso, proviene proprio da un autore con la “A” maiuscola: quel Hironobu Sakaguchi che ha creato la serie di videogiochi dalla quale il film è tratto.

Final Fantasy: The Spirits Within non è al momento presente in alcun abbonamento, ma è possibile acquistarlo in digitale su quasi tutte le piattaforme. Il nostro consiglio è quello di non sottovalutare questa pellicola, che presenta senza dubbio più pregi che difetti e, soprattutto, un preciso messaggio da comunicare. Un messaggio che, oggi più che mai, merita di essere ascoltato che vi lasciamo il piacere di scoprire in prima persona.

E voi che cosa ne pensate? Fatecelo sapere con un commento qui sotto o, se preferite, attraverso i canali social di BadTaste (TikTok incluso).

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