Nei festival estivi, specie quelli che si svolgono in località di comprovata accoglienza e sorprendente attrattiva come è Giffoni, gli ospiti internazionali sembrano entrare in una specie di dimensione vacanziera, e ottemperano agli impegni con la stampa nella stessa maniera in cui si gioca ad una partita a carte sotto l’ombrellone, con impegno e distensione.

Dunque è sotto il segno della tranquillità che abbiamo parlato per una ventina di minuti con Nicholas Hoult. La cosa è stata evidente fin da quando, nell’attesa del suo arrivo nella stanza in cui si svolgono le interviste, siamo stati avvertiti che era in procinto di finire il caffè nella stanza di sotto del casale in cui è ospitato.
Arriva così ovviamente molto rilassato e sazio, sorridente e in maglietta l’attore che tra poche settimane esce in Italia con Equals (film di fantascienza distopico visto a Venezia un anno fa) e poi in meno di due mesi con Autobahn.

Hoult è però anche uno dei personaggi di X-Men nella “seconda versione” (quella di James McAvoy e Michael Fassbender), cioè la Bestia, e soprattutto uno degli adepti dalla bocca cromata di Immortan Joe in Mad Max: Fury Road. Per questo, per la sua tendenza ad incarnare personaggi che devono guadagnarsi il diritto ad una loro umanità lungo i film in cui agiscono (cosa che Equals non fa che confermare), gli abbiamo chiesto se sia una componente che inietta lui o qualcosa che i registi vedono nei suoi tratti e nella sua recitazione.

Quando chiedo ai registi le motivazioni per le quali sono stato scelto spesso mi sento dire che è per dare una certa likeability al personaggio [si intendono tratti, atteggiamenti o anche solo un’apparenza che rendano il personaggio facile a piacere al pubblico ndr] o anche una certa propensione a renderlo vicino alle persone comuni, qualcuno con cui vorresti essere amico”.

Secondo te, a prescindere dal personaggio, la likeability è importante nella recitazione? Cioè devi comunque cercare di piacere al pubblico?

Un po’, di certo a prescindere dal ruolo devi sempre capire il personaggio anche se è cattivo e fa cose terribili, devi scoprirne le motivazioni e questo automaticamente lo rende più piacevole. Certo non credo che per recitare per forza si debba cercare la likeability, anche se alle volte è piacevole stare a guardare anche i personaggi più orrendi, quelli che non vorresti mai incontrare. Penso ad esempio a Patrick Bateman di American Psycho”.

Hai preso parte a quell’impresa storica che è stata Mad Max: Fury Road, girato con standard lontanissimi anche dagli altri film d’azione (come X-Men). Ti ha lasciato la voglia di fare più film in quella maniera o l’idea che se ne possono fare solo pochi e ogni tanto?

Mi piacerebbe girarne di più così! Con quel senso di vera azione che George voleva per mostrare come fossimo in un mondo in cui non si rompono le regole della fisica, in cui i corpi hanno il loro vero peso. Certo farlo è stato difficile ma c’era un incredibile team di stuntmen che ci ha consentito di essere messi anche in posizioni che non diresti mai, io sono stato appeso sotto un camion, per dire. In certi set non se ne potrebbe nemmeno parlare! Inoltre è stata la lavorazione più lunga a cui abbia mai preso parte: 116 giorni mi pare, ma che bella! La cosa che ricordo con più affetto tra quelle che mi disse George fu la risposta a quando gli chiesi come si sentisse finalmente ad aver ripreso questo film, e in quel macello di polvere, caos e rumore mi spiegò quanto era cosciente di non doversi esaltare troppo ma ragionare sempre con la testa di uno spettatore che magari non prova la sua eccitazione di fronte a questi scenari e queste storie eppure deve uscire dalla sala contento di aver speso i suoi soldi

Sei nel cast del prossimo film di Xavier Dolan, che sarà in lingua inglese…

Sì ma ancora non abbiamo iniziato a girare, siamo in una fase preliminare. Xavier l’ho conosciuto un giorno che è venuto sul set di X-Men mentre giravamo a Montreal, inoltre era in giuria a Cannes quando io ero lì con Mad Max. Ha un gran talento e mi piace quel che fa, so inoltre che sta mettendo in piedi un grandissimo cast. Il film sarà sul rapporto epistolare tra un bambino e il suo idolo, un po’ come Letters to a young poet

Invece che ci puoi dire del film su Salinger in cui farai proprio Salinger? Come ci si prepara ad interpretare una persona su cui da un certo punto in poi praticamente non si sa niente?

La parte di ricerca è stata interessante e problematica perchè normalmente con i personaggi moderni realmente esistiti ci sono le registrazioni video o audio a cui appoggiarsi, non essendo questo il caso non ci sarà possibilità di ispirarsi alla persona per la recitazione, bisogna catturarne l’essenza. Quella la trovi nei suoi scritti (specie per il modo di parlare), nella storia della sua vita, nelle sue passioni… La cosa buona è che non ci sarà un modo giusto e uno sbagliato di rappresentarlo”.

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