Guardiani della Galassia: Volume 3 è finalmente arrivato al cinema. Ha tutto il cast originale. È diretto da James Gunn. Per qualsiasi altro film questa precisazione sarebbe ridondante. Non lo è per il capitolo conclusivo della trilogia targata Marvel Studios. 

Il 20 luglio 2018 fu per James Gunn l’equivalente dello schiocco di dita di Thanos. Un fulmine a ciel sereno. Nacque da un’ondata di polemiche per dei tweet di anni prima che gli costarono un repentino licenziamento. Uno di quelli che termina le carriere per sempre e costringe a vendere la propria casa. Così fece il regista, convinto di essere prossimo alla fine lavorativa, salutò l’abitazione a Malibù acquistata proprio grazie al successo dei Guardiani della Galassia.

Un cambio di case che anticiperà quello, simbolico, di studio quando tutto si ribaltò ancora una volta. 

Guardiani della galassia… uniti! 

Se fossimo in un fumetto della casa delle idee questa sarebbe la frase messa in copertina di un albo unico e toccante: la storia di come il cast ha salvato James Gunn. 

Pariamo dallo shock dei giorni che seguirono il licenziamento. Chris Pratt reagì messaggiando versetti della bibbia per consolare l’amico e assicurargli che sarebbe andato tutto bene. Si è poi messo a capo della squadra di attori e creativi che hanno lanciato una petizione a favore della sua riassunzione.

Nel frattempo Dave Bautista mandava pubblicamente a quel paese la Disney con dei tweet al vetriolo. Zoe Saldaña invece stava vicina a James Gunn andandolo a trovare a casa sua. Prima solo con il marito, poi insieme a Karen Gillan.

A partire da questo piccolo gruppo di supporto seguirono altre voci a Hollywood. David Dastmalchian e Patton Oswalt scrissero in difesa del regista. Il licenziamento, dal forte contenuto politico, era arrivato come un duro colpo per tutta l’industria. È probabile che pochi, in quei giorni, si siano sentiti totalmente fuori pericolo dall’avere la stessa sorte. 

Guardiani della Galassia Holiday Special Braccio Bucky

E la Marvel cosa ha fatto per Gunn?

Kevin Feige, con la compostezza istituzionale che gli è propria, lavorava invece dietro le quinte assicurandosi che in caso il film si fosse fatto, avrebbero usato la storia scritta da Gunn. La sceneggiatura di Guardiani della Galassia: Volume 3 era già stata ultimata al momento del licenziamento e, come da consuetudine Marvel, era un segreto di stato. 

In una maniera irrituale il produttore la fece leggere a tutto il cast. Tutti convennero: la storia era troppo buona per essere scartata o girata da qualcun altro. Nessuno avrebbe quindi messo in scena quelle pagine se non il suo stesso autore. 

Feige aveva volutamente messo lo studio in una posizione di stallo. Il cast non voleva partecipare al film con una sceneggiatura diversa. La Marvel si era così impegnata a usare le idee di Gunn. Ma allora, se un personaggio “scomodo” come lui poteva scrivere, perché non poteva neanche dirigere?

In attesa di risolvere questo impasse i Marvel Studios stettero fermi. Nonostante i rumor dei mesi successivi nessun regista è stato consultato per prendere le redini del progetto. Anche se l’avessero fatto, nessuno avrebbe voluto dirigerlo.

Rimpianti e promozioni

Così vedere oggi sullo schermo Guardiani della Galassia: Volume 3 è la prova che siamo nella migliore timeline del multiverso. Oppure la dimostrazione di quello che può fare il rimorso le persone. Pare infatti che Alan Horn non dormisse molto bene ripensando alla scelta fatta. Dopo aver letto i tweet li aveva giudicati “indifendibili e incoerenti con i valori dello studio”. Nei mesi successivi ammetterà che riassumere Gunn sembrava la cosa giusta da fare.

Ironicamente, o forse no, fu proprio lui anni dopo, come consulente della DC, a supportare la promozione del regista. Insomma: come in una tipica storia hollywoodiana, più l’eroe cade forte, più rimbalza in alto. Ma c’era ancora un film da fare prima di dedicarsi al rilancio dell’universo cinefumettistico concorrente. La Disney era tornata sui suoi passi, la carrozza era di nuovo sui binari e tutto poteva andare avanti come prima. Forse.

James Gunn Guardiani della Galassia Kevin Bacon

Commozione sul set

L’outsider, dato perdente, era diventato il nome più caldo dell’industria a suon di colpi di box office. Poi, all’improvviso, era caduto. Abbandonato da tutti, ma non dal suo cast. Nel corso della promozione di Guardiani della Galassia, Gunn ha rivelato che tutto quello che credeva di essersi lasciato alle spalle era ritornato come un’emozione comune e potentissima sul set.

Girando una scena particolarmente intensa (non è stato detto quale) a circa un mese dall’inizio delle riprese, il regista sentì l’impellente bisogno di chiamare dietro i monitor tutto il gruppo originale. Quel Chris Pratt chi credeva di essere andato malissimo alla sua audizione per Star Lord acchiappando il ruolo quando nessuno se l’aspettava. Dave Bautista, wrestler con la passione per la recitazione, a cui Drax ha fatto fare un grande salto. Karen Gillian, a cui Gunn aveva “sbloccato” l’accento di Nebula durante l’audizione suggerendole un mix tra Marylin Monroe e Clint Eastwood. Suo fratello Sean Gunn che presta le movenze al suo personaggio più amato: Rocket Raccoon e tutti gli altri.

Tutti insieme con le lacrime agli occhi si sono messi a guardare la scena appena chiusa. Proprio come avrebbero fatto quei perdenti da loro interpretati sullo schermo che alla fine riescono sempre però uscirne vincitori.

Fonte: Hollywood Reporter

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