Qualche giorno fa James Cameron ha tenuto una masterclass a Parigi dopo una proiezione sold out del suo leggendario Terminator, il suo capolavoro del 1984 con Arnold Schwarzenegger, Linda Hamilton e Michael Biehn.

Durante l’incontro, James Cameron ha raccontato svariati aneddoti sulla lavorazione del film che ha lanciato definitivamente tanto la sua carriera quanto quella di Arnold Schwarzenegger. Scopriamoli.

Le risorse limitate e le armi

Il filmmaker, parlando della mancanza di budget per la pre-produzione in quel lasso di tempo necessario ad attendere che Arnold Schwarzenegger fosse disponibile per le riprese, racconta:

Ho pensato che visto che non avevamo i soldi per un designer, e dato che io sapevo disegnare, mi sono detto “Ma che cavolo!” e ho disegnato tutto, ho storyboardato tutto il film molto, molto meticolosamente.

La storia di Terminator era poi piena zeppa di armi, un argomento di cui James Cameron, canadese, era letteralmente a digiuno.

Non sapevo nulla sulle armi, poi mi sono detto sono in America, basta comprarle.

E a proposito di armi da fuoco, il regista torna a parlare del perché, oggi, forse non girerebbe più un film come Terminator, un tema, questo, che aveva già affrontato durante la promozione di Avatar 2 (ECCO I DETTAGLI):

Se osservo alcuni film che ho fatto in passato, non so se li rifarei oggi. Non so se vorrei tornare a idealizzare le armi, come ho fatto in un paio di film di Terminator più di 30 anni fa. Quello che sta accadendo con le armi nella nostra società mi fa venire il mal di stomaco.

L’ingaggio di Arnold Schwarzenegger

Ricordando come inizialmente non fosse troppo convinto di scritturare l’ex bodybuilder austriaco per la parte del Terminator dice:

Non conoscevo Arnold, ma non mi dava l’idea di essere così loquace. Era più la presenza fisica che mi colpiva. Prima di partire per il meeting con lui ho chiesto al mio coinquilino se gli dovevo qualche soldo perché dovevo andare a litigare con Conan così da non doverlo scegliere per il film. Poi però, mentre parlava, mi sono ritrovato a fissare il suo volto – un volto così singolare con una volontà indomabile nei suoi tratti, quasi una realtà brutale. E ho pensato che potesse interpretare il Terminator.

Poi continua:

Il problema era che il Terminator doveva essere molto innocuo, doveva essere un infiltrato. Questo era il concetto alla base del suo strato esterno: gli permetteva di sparire nella folla. Beh, con Arnold non accade una cosa del genere. Quindi ho letteralmente riscritto la storia nella mia mente mentre parlavo con lui. Gli ho detto che doveva agire come uno squalo: “Il tuo sguardo si muove, ma non sprechi energia fino a quando non ne hai bisogno”. Il giorno seguente, seduti a guardare i giornalieri, ho ripetuto la ripresa in primo piano più e più volte. Era così preciso nei suoi movimenti. È stato allora che abbiamo capito di avere un film, perché avevamo il nostro personaggio. Non era più Conan; era il Terminator.

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FONTE: via Variety

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