Guillermo del Toro è tornato!

Quattro anni dopo l’Oscar per La forma dell’Acqua è stata finalmente presentata la sua nuova opera La fiera delle illusioni – Nightmare Alley. Un progetto personale che ha richiesto più tempo del previsto a causa della pandemia. Come noto, del Toro non è certo estraneo da problemi produttivi di vario tipo. Viene da dire che sono più i suoi film che non sono andati oltre le prime fasi dello sviluppo – alcuni richiedendo anche anni, come nel caso di Lo Hobbit – che quelli arrivati in porto. Ha quindi la “pelle dura” rispetto agli ostacoli imprevisti, ed evidentemente ha imparato a fare di necessità virtù.

Nightmare Alley ha infatti subito una sorte particolarmente avversa dal momento che, arrivati quasi letteralmente a metà delle riprese, hanno dovuto sospendere la produzione. Generalmente i film non si girano in ordine cronologico, ma seguendo una logica di ottimizzazione dei tempi, costi dei set e disponibilità degli attori. In questo caso del Toro ha filmato prima la seconda metà. Era riuscito a chiuderla quasi tutta, e si apprestava a lavorare sulla prima ora della storia, quando hanno dovuto sospendere la produzione. 

Avevano pianificato di costruire il set del circo mentre giravano il resto del film e di spostarsi lì in primavera. Tutto è rimasto sospeso, in balia del vento e della pioggia fino alla fine dell’estate. In autunno trovarono ben poco di salvabile tra quello che era rimasto. Una sospensione e una ricostruzione che però il regista non ha vissuto male, anzi!

La fiera delle illusioni – Nightmare Alley è un progetto di lunga data, uno dei suoi tanti film dei sogni. Il primo a suggerirgli di dirigerlo fu Ron Perlman sul set di Cronos trent’anni fa. L’attore voleva interpretare Stanton Carlisle dopo avere visto il film del 1947 La fiera delle illusioni. La Fox non concesse i diritti e il regista dovette tenere in sospeso la sua fantasia. Oggi sostiene che fare il film come l’aveva inteso all’epoca sarebbe stato un errore. Dopo aver pazientato per tre decenni, si può riflettere ancora per qualche mese? Certo! Così, sostiene del Toro, grazie alla pandemia è riuscito a ideare nuove soluzioni e trovare idee che hanno migliorato il film. 

Il produttore J. Miles Dale racconta come sono andati quei giorni.

Abbiamo iniziato a sentire il Covid come una potenziale interruzione quando eravamo sul set a Buffalo. Siamo andati lì, ci siamo presi una settimana di riposo e poi siamo stati una settimana sul set prima di fermarci. Ricordo chiaramente che stavo nell’atrio del municipio di Buffalo tra un’inquadratura e l’altra. Parlavo con Rooney (Mara). Lei mi chiedeva: “cosa ne pensi di questa storia del Covid?”. Io volevo fare il produttore positivo, le ho detto “non saprei, lo teniamo d’occhio”.

Quando siamo tornati a Toronto , le persone iniziavano ad essere nervose. Abbiamo girato di notte ed è stato il momento in cui hanno sospeso l’NBA, e la NHL. Il giorno dopo eravamo nello studio, tutti erano nervosissimi. Abbiamo finito alla mezzanotte del 12 marzo e abbiamo girato l’inquadratura master per la scena della macchina della verità, ma non i primi piani.

Aggiunge del Toro che quella notte erano particolarmente contenti di come erano andate le riprese, salvo ritrovarsi con l’umore a pezzi a poche ore di distanza. Sei mesi dopo, tornati al lavoro, non hanno rigirato alcuna scena. Sono semplicemente andati avanti. 

Sebbene quindi lo stop non sia servito come tempo utile per montare il film (che veniva assemblato giorno per giorno sul set) né per pianificare reshoot, è stato utile per rielaborare alcuni aspetti. Ammette infatti il regista:

Il film si stava scagliando su di me a 100 chilometri all’ora ogni dannato giorno. Cercavamo di trovare quell’autenticità e quella realtà del cinema senza essere artificiali. Volevo una certa semplicità. Ad essere onesti, quando ci stavamo preparando credevo che avrei girato questo film facilmente. Non sarà complicato come Pacific Rim. Non c’è trucco, non ci sono effetti visivi o creature al suo centro. Lo stop di sei mesi mi ha permesso di risistemare alcune cose, sia come persona che che come regista. Allora mi sono approcciato al materiale in maniera diversa. Sono stato in grado di vedere le due parti del film come leggermente diverse nello stile. Stavo fisicamente cercando qualcosa di diverso. Non so cosa sarebbe stato il film altrimenti. Ma credo che sia migliore grazie a tutto quello che è successo. 

Per il lancio di Nightmare Alley si è creata una sinergia con i festival cinematografici che si svolgono in autunno. In particolare il film ha avuto la sua premiere presso l’Alice Tully Hall di New York. Alla domanda se avrebbe voluto fare lo stesso giro dei festival che hanno portato al successo de La forma dell’Acqua (ovvero Venezia e poi Toronto) del Toro ha risposto di no. Avrebbe voluto, ovviamente, in un mondo ideale, ma ha scelto di non chiudere il film di corsa, ma di prendersi tutto il tempo necessario senza dover rispettare una scadenza festivaliera. Dieci giorni prima della premiere stava ancora lavorando sulla color correction. Tutto a beneficio del film. 

Quanto aspettate La fiera delle illusioni – Nightmare Alley? Fatecelo sapere nei commenti!

Fonte: Deadline

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