Ci siamo radunati in gruppo ristretto dentro la Sala Degli Specchi di Palazzo Orsetti dove Dave Fogler, da non confondere con l’attore Dan, ha tenuto una masterclass circa l’evoluzione degli effetti speciali dentro l’universo di Star Wars. Ci si è concentrati soprattutto su una certa astronave che il buon Dave si trova a ricostruire digitalmente ai tempi di Star Wars: Episodio VII – Il Risveglio Della Forza di J.J. Abrams nel non lontano 2015. Ecco quello che è successo in quei 40 minuti simulando una finta diretta.

Introduce Emanuele Vietina, Direttore Generale di Lucca Comics & Games, molto fiero di presentare un altro incontro sul design delle navi spaziali dopo la presenza a questo Lucca Comics & Games di Leiji Matsumoto. Vietina rimarca l’interesse di continuare ad occuparsi di concept artist, design e industrie creative anche nel prossimo anno.

Parola poi a Dave Fogler il quale enfatizza immediatamente in chiave ironica la mole di nomi che stanno nei titoli di coda. È un mondo complesso quello degli effetti speciali:

Avevo 10 anni quando vidi per la prima volta Guerre Stellari nel 1977 e andai al cinema altre 12 volte di seguito nei giorni seguenti. Ero ossessionato dal Millennium Falcon. Era un personaggio. Volevo guidarlo. Mi diede la prima ispirazione per occuparmi di effetti speciali. Nel 1997 entrai nella Industrial Light & Magic come practical model maker.

A corollario Fogler ci fa vedere un corto fatto con un montaggio di disegni e foto. Si vedono subito Joe Johnston, Dennis Muren, ovviamente George Lucas e anche John Dykstra. Stavano tutti a Van Nuys, California nel 1975.

Fogel ricorda i suoi maestri e poi la sua grande missione: tornare a lavorare al Millennium Falcon come supervisore vfx per Il Risveglio della Forza. Due anni e mezzo prima dell’uscita in sala e senza nemmeno una riga di sceneggiatura è già al lavoro. Non si vedeva il Milllennium da 32 anni.

Decide di spezzettare le mansioni per non essere schiacciati dalla missione. Il problema va affrontato da più punti di vista, dal design alla scenografia. Per lui il software è solo uno strumento. Fondamentali sono gli artisti che lo utilizzeranno. Istiga i suoi collaboratori ad essere scettici nei confronti del potere del programma Maya. Per creare il nuovo Millennium Falcon è fondamentale studiare la sua storia fin dall’inizio quando George Lucas realizza uno schizzo in cui lo chiama “pirate ship”. Dopo il primo modellino, visto la somiglianza con un’astronave di Spazio 1999, bisogna rifare tutto buttando via un anno di lavoro. La figura principale di questa corsa contro il tempo è un giovanissimo Joe Johnston, il quale, leggenda vuole in poco più di un giorno, trova la famosa forma del Millennium passando da un astronave verticale a una forma sferica. Viene brutalmente eliminata la cabina di pilotaggio.

La creazione è così perfetta che quando la squadra di Fogler si chiede se per il film di Abrams debba aggiungere qualcosa (si riflette su un maggiore dinamismo della sezione di propulsione)… la decisione finale è no. “Perché,” parole di Dave, “aggiungere dei balconi alla Torre Eiffel?”.

Al termine dell’incontro Fogler ha brevemente accennato al suo lavoro nei 5 Transformers di Michal Bay, con il quale spesso discuteva circa la relazione dinamica tra i robot e le macchine nel passaggio di forma e utilizzo, e alla sua ultima grande ossessione: la realtà virtuale.

Ci ha molto colpito una foto del figlio con caschetto VR. Fogler, attualmente residente a Londra, lo sta simpaticamente usando come cavia. Speriamo che il buon Dave ci aggiorni circa i risultati raggiunti al prossimo Lucca Comics & Games 2019.

Classifiche consigliate