Raramente è possibile vedere un’anteprima di un film di 43 minuti. Solitamente quel che viene rivelato è molto meno. E per quanto si parla sempre solo di una parte, non certo del film intero, da 43 minuti è già possibile capire come siano alcuni dettagli, dove vadano a parare certe scelte e come siano trattati i personaggi.

Spider-Man: Un Nuovo Universo si presenta come uno dei migliori film d’animazione degli ultimi anni dal punto di vista della scrittura, del design e proprio delle soluzioni visive. I 43 minuti che abbiamo visto erano i primi 43, quindi un troncone unico e non delle scene separate, e nonostante non fossero completati al 100% (in diversi punti la grafica diventava provvisoria, non renderizzata al massimo o addirittura c’erano dei disegni fissi là dove andranno quelli animati) è evidente lo stile, la maniera in cui sono guardati i personaggi, l’ironia delle scrittura, il ritmo della storia. E tutto punta nella direzione migliore. Ancora meglio: punta in una direzione diversa.

Diverso è proprio l’aggettivo da pronunciare e inspirando di felicità. Certo, si parla sempre di diverso relativamente al mondo dei blockbuster (la struttura della storia è quella classica), diverso relativamente alla storia di un supereroe (è comunque una origin story, con scoperta del potere, crisi, sfide da affrontare ecc. ecc.) e diverso relativamente ad un film hollywoodiano. Spider-Man: Un Nuovo Universo non vuole certo essere Logan o Deadpool, vuole essere un teen movie. Eppure se la struttura della trama è ordinaria, toni e scelte visive lo pongono da un’altra parte.
Anche perché quanto era che non vedevamo un film d’animazione prodotto da un grande studio che faccia sfoggio di un disegno diverso da tutti gli altri?

Spider-Man: Un Nuovo Universo è realizzato in computer grafica tridimensionale come il 90% dei cartoni animati moderni, ma in modo che sembri una pagina di fumetti, è ambientato in un mondo in cui l’Uomo Ragno ha dei fumetti dedicati a sé (e sono gli stessi che conosciamo, quelli veri) che i personaggi leggono, in un mondo in cui esistono quindi sia gli eroi che le storie degli eroi. Anzi è ambientato in tanti mondi così.

La storia prevede infatti che un ragazzo venga morso da un ragno robotico (i cui poteri in quei 43 minuti non è chiarito da dove vengano) in un mondo in cui esiste già l’Uomo Ragno che conosciamo. Degli esperimenti con un ordigno di Kingpin che serve a manipolare le varie dimensioni porteranno in quell’universo altri Uomo Ragno da altre dimensioni. Uno dal mondo dei manga, uno da un mondo in cui gli animali parlano, uno da un mondo in cui Peter Parker è stato lasciato da Mary Jane e si è lasciato andare tantissimo e uno in cui l’Uomo Ragno è una ragazza: Gwen Stacy.

Phil Lord ha scritto un film con un’ironia delicata molto metacinematografica (ovviamente, visti i suoi trascorsi) e con una serie di intrecci complicati ma raccontati con impressionante semplicità. Spider-Man: Homecoming era già una bella boccata d’aria fresca ma qui, con la libertà che consente la creazione di un nuovo universo, la possibilità di reimmaginare tutto e la mancanza dei limiti dettati dalla tradizione e dalla filologia del personaggio, finalmente vediamo una origin story coinvolgente e perfetta. Un teen movie animato dal character design e dotato di ambienti di grande personalità. Un film che non somiglia agli altri!

Quel che si è visto nei primi 43 minuti è la dolce superficialità e il divertimento di un film per ragazzi, nessuna velleità intellettuale o doppio livello di lettura (che non abbia a che vedere con il metatestuale) ma un’onestà e una capacità di parlare dei soliti temi che vengono raccontati ogni volta ad una nuova generazione di ragazzi, cioè quelli del racconto di formazione, con una sincerità che li rende attraenti anche per il resto del pubblico.

La speranza è che Spider-Man: Un Nuovo Universo sia tutto così, che la storia oltre a partire bene prosegua anche bene e soprattutto finisca bene (cosa non semplice per niente).

Si può però dire senza timore di sbagliare che qualora dovesse continuare allo stesso passo e allo stesso livello dei primi 43 minuti, allora dovrebbe proprio essere un bel film.

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