Dopo gli esordi avvenuti con Praying With Anger e Wide Awake, M Night Shyamalan negli anni che vanno dal 1999 al 2004 ha azzeccato un poker di film, Il sesto senso, Unbreakable, Signs e The Village che, oltre a essere generalmente molto apprezzati dalla stampa (con la parziale eccezione di The Village), sono stati soprattutto dei grandi successi di pubblico anche in virtù dei budget mediamente contenuti anche per gli standard hollywoodiani di quegli anni.

Poi però, a partire dal 2006 e con l’uscita di Lady in the Water prima a cui seguirono nell’ordine E venne il giorno, L’ultimo dominatore dell’aria e After Earth, la magia e la storia d’amore con il pubblico – e il box-office – parevano essere finite. M Night Shyamalan diede vita a un poker che fu, sostanzialmente, l’altra faccia della medaglia con quattro film decisamente meno fortunati dei precedenti, sia dal punto di vista dell’accoglienza critica che del pubblico. Poi dal 2015, con The Visit, la carriera del regista si è nuovamente risollevata. Oggi esce nei cinema italiani la sua ultima fatica, Bussano alla porta (LEGGI LA RECENSIONE) e nel corso di un profilo che gli è stato dedicato dall’Hollywood Reporter a margine della promozione del film, il filmmaker ha potuto riflettere proprio sui suoi noti fallimenti.

Parlando di Lady in the Water ed E venne il giorno, spiega che quei lungometraggi sono “una parte di lui” e poi aggiunge:

Uno degli aspetti che ho trascurato in Lady in the Water è stata l’idea del “Come venderanno il mio film?”. Ora è diventata una storia che racconto a ogni regista con cui lavoro, l’ho detta anche a mia figlia (Ishana Night Shyamalan, ndr.) che si appresta a girare il suo primo lungometraggio. Spiego che “I responsabili del marketing sono le prime persone che racconteranno la tua storia. Sono loro a cominciarla. fa parte del processo. E devi cominciare a pensare a questa cosa mentre stai lavorando al tuo film”. Per Lady in the water non lo feci. Mi limitai a fare qualcosa che amavo. È stato il mio film meno visto. Eppure ancora oggi, quando le persone mi parlano di quel lungometraggio lo fanno quasi con un rispetto religioso.

Poi commentando le performance tutt’altro che invidiabili di L’ultimo dominatore dell’aria e After Earth, pellicole del tutto prive del “tocco e dello stile Shyamalan” aggiunge:

Tutti noi attraversiamo dei momenti nella vita in cui vogliamo essere accettati. Ci stanchiamo di combattere e di difendere ciò che siamo. Tacitamente – se non addirittura apertamente – ti diranno “Sbagli a fare questa cosa in questa maniera, sei arrogante! Se fai questo, questo e questo vedrai che funzionerà per te”. E così mi ritrovai a fare questo sforzo genuino per cercare d’integrarmi in un sistema, ma ho imparato che le cose speciali che mi rendono felici sono difficili da realizzare all’interno del suddetto sistema. È stato fantastico avere queste opportunità, ma ci sono così tante persone che sono più brave di me con quel tipo di storytelling.

Torvate tutte le informazioni su Bussano alla porta nella nostra scheda del film!

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FONTE: The Hollywood Reporter

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