Come noto, dopo i primi tre film della saga di X-Men arrivati al cinema, i primi due di Bryan Singer e il terzo di Brett Ratner, Matthew Vaughn ha rilanciato il brand nel 2011 con X-Men: L’inizio. Eppure il regista, che ritroveremo il prossimo anno in sala con Argylle (GUARDA IL TRAILER), era stato approcciato dalla 20Th Century Fox già ai tempi di X-Men 3 che, però, ha deciso di non dirigere.

Ospite di un panel al Comic-Con di New York, Matthew Vaughn ha raccontato qualche gustoso aneddoto dal dietro le quinte di questo cinecomic che, alla fine, ha abbandonato. Una decisione che ha preso dopo aver scoperto che lo studio voleva sostanzialmente “truffare” Halle Berry, l’interprete di Tempesta, portandola alla firma del contratto tramite la lettura di una sceneggiatura che non corrispondeva al “prodotto finito”.

Una delle principali ragioni per cui ho effettivamente deciso di lasciare X-Men 3, ed è una storia vera di cui non mi frega stare a riflettere se dovrei o meno raccontarla. Hollywood è davvero politica e lo è in un modo strano. Ricordo di essere entrato nell’ufficio di uno dei dirigenti e di aver visto una sceneggiatura di X-Men 3 e ho subito notato che era molto più corposa. Ho chiesto “Cosa diavolo è questo? Questa bozza?” e lui “Oh, non preoccuparti”. E io di nuovo “No, no, sono il regista, mi preoccupo eccome di questa bozza. Dimmi cosa è”. Non mi ha voluto dire nulla, quindi gliel’ho strappato di mano. È stato un momento folle, ma l’ho preso. Ho aperto la prima pagina e diceva Africa, Tempesta. Bambini che muoiono senza acqua, lei, Tempesta, crea un temporale e salva tutti questi bambini. Ok, era un’idea piuttosto interessante.

È stato a quel punto che il regista ha compreso che si trattava di un passaggio inserito solo per far sì che Halle Berry firmasse il contratto per la pellicola.

Mi spiegò che era la sceneggiatura che dovevano dare a Halle Berry, perché lei non aveva ancora firmato per il film. “Una volta che vede che c’è ciò che vuole e firma, la getteremo nel cestino”. Io sono rimasto spiazzato e a quel punto ho detto “Wow, state davvero per fare questa cosa con un’attrice premio Oscar che interpreta Tempesta? Io me ne vado da qui”. E, così, ho lasciato il film.

Matthew Vaughn ha pure parlato di cosa abbia significato, per lui, scoprire i meccanismo di Hollywood dopo l’esordio indie di Layer Cake (noto come The Pusher in Italia), il gangster movie interpretato da Daniel Craig.

Sì, è stato bizzarro perché sono passato da Layer Cake, un piccolo film da 3 milioni di sterline, e improvvisamente ho ricevuto chiamate da Hollywood che mi proponevano un film degli X-Men. Ed ero entusiasta perché pensavo che X-Men 2 fosse un capolavoro. Quindi ero davvero preoccupato al pensiero di dirigerlo dopo quelli di Bryan Singer, ma era un sogno diventato realtà. Ho fatto il storyboard del film. La fine del film non era nel film che stavo per fare. La sequenza del Golden Gate era l’inizio dell’Atto Due e avevamo questa pazza sequenza d’azione a Washington… ma ero ingenuo.

Aggiunge infatti:

Il modo in cui produco i film era all’insegna del: “Ecco un budget e una tabella di marcia, attenetevi a questa”. Ma Hollywood non funziona così. Loro dicono: “Ecco il budget. Ecco la tabella di marcia. Facciamo finta di riuscire a seguirla e poi c’inventeremo tutto mano a mano”. Solo che io non lo sapevo. Non lo sapevo all’epoca. Quando ho abbandonato il film mi è stato fatto il discorso del “Non lavorerai mai più in questa città” e un po’ ci credevo in effetti. Però devo dire che poi la persona che aveva detto che non avrei mai più lavorato a Hollywood ha visto Kick-Ass. E, a suo credito, mi ha chiamato e ha detto “Sai cosa, non lo dicevo seriamente quando l’ho detto”.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti qua sotto!

BadTaste è anche su TikTok, seguiteci!

FONTE: ComicBook, ComicBook

Classifiche consigliate