C’è qualcosa di sorprendente ma forse nemmeno troppo nelle nomination ai David di Donatello di quest’anno. I film con il maggior numero di menzioni sono Non Essere Cattivo e Lo Chiamavano Jeeg Robot, ben 16, e ben staccati si trovano Il Racconto dei Racconti, con 12, e Youth, con 14.

Abituati a quel che accade di solito da noi ci sarebbe da sorprendersi per il fatto che un film d’autore, molto bello, molto celebrato e per giunta di un regista che è deceduto (cosa che tende sempre ad avere un certo effetto nei cuori al momento di decretare le nomination) abbia avuto lo stesso numero di menzioni di un film popolare, uno che non ha nemmeno fatto sfaceli al boxoffice, ma una prestazione nei margini del buon successo sebbene superiore alle previsioni (ad oggi circa 2 milioni e 600 mila euro). Invece forse non è così.

Lo Chiamavano Jeeg Robot non è solo un trionfo popolare di un pubblico che da tempo chiedeva simili prestazioni anche al cinema italiano e nemmeno solo il trionfo di Gabriele Mainetti (candidato come miglior regista esordiente), che il film l’ha voluto e messo in piedi quasi da solo (per poi ricevere gli appoggi fondamentali). Si tratta di un tentativo di dare una sterzata alla nostra industria che tutti, dai produttori ai distributori, sono ormai coordinati nel fare e soprattutto nel sostenere a vivavoce. A partire da Il ragazzo invisibile e con sempre più determinazione (visti i successi), il cinema italiano vuole riprendersi il pubblico giovane e di massa, per farlo deve pompare il più possibile ciò che funziona. Per questo ha guardato con ansia ai risultati del film di Mainetti e gioito sia per la riuscita che per l’incasso.

Le nomination appaiono come la conseguenza diretta di quest’entusiasmo dell’industria.

Tra le note positive c’è anche il fatto che pure Checco Zalone, precedentemente ignorato dai David con tanto di polemica, questa volta ci rientra anche se con nomination marginali (David Giovani, David per la miglior canzone) e una sola di quelle importanti (Miglior attrice non protagonista, Sonia Bergamasco, l’unica accreditata nel giro del cinema d’autore). Di certo Quo Vado? non poteva aspirare a troppe menzioni nelle categorie centrali visto l’affollamento di titoli pesantissimi di quest’anno. Non solo i reduci di Cannes, Il racconto dei racconti e Youth, ma anche il quasi nominato agli Oscar di Claudio Caligari e poi il vincitore di Berlino Fuocoammare (4 nomination ma tutte importanti). È già un miracolo che un altro film legittimato da un successo di botteghino straordinario (ma anche dal cast “giusto” per piacere ai David) sia nell’Olimpo dei più nominati, ovvero Perfetti Sconosciuti.

Dunque è ancora presto per gridare alla vittoria totale di un cinema un po’ diverso, bisogna vedere ancora come saranno distribuiti il 18 Aprile i premi dai 1345 votanti. Considerato come funzionano le premiazioni in cui a votare sono moltissime persone (gli Oscar non sono diversi) è facile immaginare che avranno più facilità a vincere i film più visti (quindi occhio a Perfetti Sconosciuti) oltre ai più blasonati. Ad ogni modo Lo Chiamavano Jeeg Robot sembra confidare in una buona prestazione (che gli auguriamo) visto che ha subito prenotato il weekend successivo alla premiazione (quello del 21 Aprile) per una nuova uscita in sala.

Di un certo un vincitore lo possiamo decretare già ora ed è Luca Marinelli. Non solo è nominato in due categorie (miglior attore protagonista per Non Essere Cattivo e miglior non protagonista per Lo Chiamavano Jeeg Robot) ma di fatto è una delle pedine fondamentali della riuscita dei due film più nominati. Sia in quello di Caligari che in quello di Mainetti sono i diversi toni di Marinelli a dare i tempi e la pasta giusta al genere. In entrambi è un criminale e in entrambi recita sopra le righe, tuttavia è capace di declinare diversamente quel tipo di opposizione e con le sue scelte plasmare buona parte del mood del film. Se per un superhero movie il villain è fondamentale da sempre, in quello di Caligari, assieme a Alessandro Borghi, la sua rabbia disperata di borgata è uno dei tratti vincenti. Espressionista ma mai ridicolo, il suo trionfo è una pedina determinante di entrambi i film che potrebbero essere decretati come i più importanti dell’anno. Finalmente questo talento riceve il lancio che merita.

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