I personaggi di Vince Vaughn e Hugo Weaving in Hacksaw Ridge dovrebbero “piacere” al pubblico?

La Battaglia di Hacksaw Ridge
di Mel Gibson
2 febbraio 2017
Hanno due personaggi spigolosi dentro Hacksaw Ridge, anche se di diverso carattere, pregnanza e influenza. Sono due figure paterne per Desmond, una più formativa dell’altra. Ed entrambi hanno dovuto lavorare sul crinale tra piacere e non piacere al pubblico.

Vince Vaughn è il sergente istruttore, primo scoglio da superare per l’obiettore di coscienza che vuole andare sul fronte, quello che lo deve formare e che deve impedire che lui sia un pericolo per gli altri, quindi il primo a vessarlo, criticarlo, stroncarlo e umiliarlo. Paradossalmente però anche il primo a riconoscerne il valore.

Hugo Weaving, sopracciglia arcigne e volto costantemente paonazzo dal bere, è il padre di Desmond, uomo duro e massacrato dall’aver partecipato ad una guerra ed esserne tornato cambiato, distrutto, lacerato interiormente. Un violento che pare non riuscire a redimersi.

Entrambi non sono abituati a questi ruoli ma hanno trovato in Mel Gibson un’energia incredibile

Mel Gibson è un personaggio che definire “poco convenzionale” è un eufemismo, tu ci hai dovuto lavorare per molto tempo, com’è sul set?

VINCE VAUGHN: Sai cos’è che contraddistingue Mel Gibson? L’energia. Lavorare con Mel è fantastico, ha così tante energie e idee… E poi capisce i personaggi, sa che vengono da luoghi umani

Ma quanto del tuo sergente istruttore è stato lasciato a te e quando era già scritto? Cioè un ruolo così lo si può scrivere e interpretare o necessita di un aggiustamento?

VV: Molto era nello script e un po’ soltanto l’ho improvvisato, diciamo quel che serviva per la parte comica. Il lavoro del sergente è abbattere tutti e allinearli, fare compagine. Ho fatto allora delle ricerche, ho capito che vogliono essere duri ma anche dare un filo di speranza che unisca. Ecco perché farne, per certi versi, un personaggio divertente.

C’è una gran tradizione di “sergenti istruttori duri” al cinema. Tu ti ci sei appoggiato o hai cercato di essere unico?

VV: Certo volevo essere unico anche se ci sono performance che avevo riguardato appositamente, eppure volevo un punto specifico che lo rendesse unico, ad esempio non abbiamo inserito linguaggio volgare. Perché alla fine quando reciti quel che davvero reciti sono le intenzioni, la stessa cosa che davvero Desmond riesce a cambiare: le intenzioni di questi uomini. Alla fine quando ho visto il risultato del lavoro ero molto felice, mi è piaciuto quel che ho visto.

Cosa in particolare ti è piaciuto del film?

VV: Il fatto che puoi vederla in diversi modi. Se sei un sergente non puoi mandare sul fronte uno così, potresti farlo uccidere, il tuo lavoro è essere certo che ognuno che parta sia in regola e che ci si possa fare affidamento, altrimenti moriranno tutti e sono convinto che abbia ragione chi gli obietta: “Penso che porterai guai e morte”. Ciò che lo rende unico quindi è proprio ciò che si è rivelato essere. È il problema di giudicare le persone e poi confrontarsi con come si comportano in seguito.

Esiste tuttavia nell’essere attore la capacità di “piacere”, sapere come rendere “piacevole” agli occhi dello spettatore un personaggio, come farlo amare. Il padre di Desmond è un personaggio per tanti versi disprezzabile che però ha una sua grande umanità. Per trasmetterla hai lavorato proprio sulla capacità attoriale di rendere “piacevole” anche un personaggio che non lo sarebbe?

HUGO WEAVING: Ogni umano è complesso e sfaccettato e il mio personaggio in particolare era una persona danneggiata in maniera incredibile. Per me è sufficiente per averne compassione, non serve renderlo piacevole, è così danneggiato e davvero lo avvertiresti a prescindere da tutto quel che può fare un attore, io almeno l’ho sempre avvertito. È un uomo triste e ferito e sconfortato. Sa di essere violento e un pessimo padre, eppure ci prova ad essere migliore, quando i figli tornano dalla guerra capisci quanto li ami.
In ultima analisi credo sia la sua umanità a renderlo affascinante.

Davvero non credi che abbia un’influenza la maniera in cui lo hai recitato, la tua capacità magari anche istintiva di piacere all’obiettivo?

HW: Io credo che se ragioni così impazzisci, perché non hai fiducia nel personaggio e pensi che l’attore sia più importante di lui. Se un attore ragiona così finisce a desiderare che la gente ami lui e non il personaggio. Essendo esseri umani la cosa più importante è capire le ragioni che hanno per comportarsi in una certa maniera. Ci sono cose terribili che la gente fa ma ognuno ha delle ragioni che per lui sono buone.

Il fatto di essere un attore molto versato sulla commedia secondo te ha influito nel fatto che sei stato scelto per questa parte?

VV: Penso di sì, che mi abbia aiutato, perché per il ruolo era necessaria una certa leggerezza.

Segui la scena dei comici di oggi?

VV: Non li conosco bene, sono più affascinato da quelli passati, da Wilder, Pryor o John Candy che era credibile e determinato oltre che divertente. Ma il migliore è mio padre, mi fa morire dal ridere.

C’è Dolph Lundgren che ancora ricorda a memoria momenti della coreografia del combattimento finale di Rocky IV, capita anche a te con Matrix?

HW: Di Matrix ricordo gli allenamenti e quanto fossi informa, ridevamo tantissimo, ho sempre trovato l’agente Smith molto divertente, anche Larry e Andy ne ridevano tanto, ci piaceva la sua assurdità. Più preparavamo quel film, più realizzavo che sarebbe stato straordinario, uno sposalizio tra est e ovest strano, il cavi di hong kong e gli anime giapponesi e poi la fantascienza occidentale e quegli attori, fu davvero interessante.

Adesso invece stai lavorando a Black 47, con Jim Broadbent

HW: Sì è un grande attore. Il film è ambientato in Irlanda durante la grande carestia.

Mentre Vince ti vedremo in Brawl in Cell Block 99, in cui sei un ex pugile che non se la passa bene in galera…

VV: Sì, è del regista di Bone Tomahawk, dovrei essere in forma ma non resisto alla pasta. Attenzione però che anche qui non è un ruolo comico anche se ci sono un po’ di gag.


La pellicola è basata sulla vita di Desmond T. Doss (Garfield) , medico e primo obiettore di coscienza (qualcuno che rivendica il diritto di rifiutare il servizio militare) ad aver vinto la medaglia d’onore del Congresso per aver salvato decine di soldati durante la battaglia di Okinawa.

Del cast fanno parte anche Vince Vaughn, Sam Worthington, Luke Bracey, Teresa Palmer e Rachel Griffiths. Le riprese si sono svolte anche a Lynchburg, in Virginia, città natale di Desmond T. Doss.

Il lungometraggio uscirà nelle nostre sale il 2 febbraio.

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