Arrivano alcuni aggiornamenti sulla causa legale che ha coinvolto Road House, il film prodotto da Amazon MGM Studios già al centro dei riflettori dopo che il regista Doug Liman aveva deciso di boicottare la prima del film a causa della decisione dello studio di distribuirlo direttamente in streaming anziché al cinema.

A marzo lo sceneggiatore R. Lance Hill aveva depositato infatti una causa affermando che Amazon aveva utilizzato l’intelligenza artificiale per completare il remake prima che scadessero i diritti sul film originale (il Copyright Act del 1976 restituisce infatti i diritti delle sceneggiature agli autori dopo 35 anni, a meno che non vengano siglati nuovi accordi e realizzati, appunto, rifacimenti).

La causa di R. Lance Hill riguardo Road House è completamente immeritata e numerose accuse sono categoricamente false” aveva dichiarato all’epoca un portavoce di Amazon a Deadline. “Il film non utilizza alcuna intelligenza artificiale al posto delle voci degli attori. Ci difenderemo nelle sedi opportune contro queste accuse”.

Il controricorso

Come riportato da Deadline, Amazon Studios, MGM e United Artists hanno firmato un controricorso dichiarando che “il querelante ignora le leggi sul diritto d’autore ben consolidate secondo cui l’autore di un’opera su commissione non rappresenta l’individuo proprietario dell’opera“.

Hanno poi aggiunto:

Nel 1986, Hill ha personalmente riconosciuto, assecondato e garantito – anche contrattualmente – che la sceneggiatura del 1986 intitolata Roadhouse era stata creata su commissione per la sua compagnia, Lady Amos Literary Works, Ltd. (“Lady Amos”), e che Lady Amos — non Hill — ne era formalmente proprietaria secondo la U.S. Copyright Act. Per questa stessa ragione, è stata Lady Amos, non Hill, a cedere i diritti alla UA nel 1986. Hill non può riscrivere la storia, a quasi quattro decenni dal fatto.

Hanno poi accusato Hill di aver mentito al governo:

Le pretese sono inammissibili perché la registrazione dei diritti d’autore della sceneggiatura del 1986 ad opera del querelante è avvenuta con dichiarazioni fraudolente al Copyright Office sulla base delle pretese di paternità e proprietà del querelante, che pertanto non sono valide.

La risposta dei legali di Hill non si è fatta attendere:

Le accuse di frode ai danni del Copyright Office sono una deflessione priva di fondamento.

Vi aggiorneremo sugli sviluppi.

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