Xavier Dolan è già un classico. È la quint’essenza del classico contemporaneo, l’unica vera star del cinema d’autore, l’unico che attragga l’interesse di un pubblico under 30, l’unico che sia adorato, venerato, atteso e amatissimo. L’unico che oltre a piacere moltissimo sia anche in grado con i suoi film di dire al pubblico: “Io sono nuovo. Io appartengo al vostro tempo”.

Lo si capisce da tantissimi elementi, come il tempo che passa sul red carpet a farsi foto, firmare locandine, libri, DVD e tesi di laurea ad un esercito formato prevalentemente da ragazze. Lo si capisce dalla rapidità con cui sono andati via i biglietti e ha fatto il tutto esaurito nella seconda sala per grandezza dell’Auditorium e dalle ovazioni che è ben presto chiaro accompagneranno fino alla fine dell’incontro ogni clip (all’apertura e poi alla chiusura), ogni risposta e ogni battuta.

Nel corso dell’incontro Dolan ha raccontato, tra le altre cose le opere che più hanno avuto influenza sia sulla sua decisione di diventare un regista, sia sul tipo di regista che è diventato.

1. Titanic

Sì, amo e venero Titanic! Credo sia realizzato alla perfezione, prodotto alla grande con costumi, scenografia, effetti digitali tutto al massimo. Un capolavoro dell’intrattenimento moderno. Per me è perfetto.
Due anni fa il mio agente mi portò ad una cena che definì molto intima e informale con Paul Thomas Anderson, Bennett Miller, Sean Penn, Julian Schanbel, Ron Howard e Charlize Theron. Ero tesissimo. Ci sedemmo e Miller iniziò a chiedere a tutti i loro film preferiti o quali li abbiano spinti a fare film. Ognuno tirava fuori pittori incredibili che li hanno spinti, film degli anni ‘30 o anche esperienze africane dopo le quali hanno capito di voler fare questo. Intanto io pensavo: “Mio Dio! Cosa diranno quando io dirò Titanic?!?”. So che non è la cosa più cool da dire come tuo punto di riferimento, ma la domanda non era qual è il più grande film di tutti i tempi ma qual è il tuo film preferito e cosa ti ha fatto scegliere di fare cinema. Guardo i film con il cuore, non con il dizionario Lo vidi che avevo 8 anni e mi disse di volare, pensare in grande, che nulla mi avrebbe fermato. Certo non è il livello più alto di sofisticazione possibile e non è per nulla sottile ma la verità è che in quello che vuole fare è la perfezione assoluta, ora non sono più insicuro a tirarlo fuori come non sono insicuro a tirar fuori Jumanji o Mamma Ho Perso L’Aereo. Il che non vuol dire che non mi piaccia Lezioni di Piano o La Pianista (non so perché hanno tutti il piano dentro)”.

2. In The Mood for Love

Quando ho realizzato il mio primo film J’ai Tué Ma Mère avevo già guardato diversi film ma non tanti. Ogni volta che esce fuori che non ho una grande cultura cinematografica noto che molti rimangono delusi (“Hai visto quel bellissimo film…” – “Ehm… no”). Me ne vergogno molto, ci sono dei buchi e delle mancanze molto serie nella mia cultura cinematografica e ho bisogno di colmarle. Tuttavia è anche vero che ci sono molte cose che avevo visto e mi avevano influenzato così tanto, le avevo interiorizzate così tanto da sfiorare il plagio. La scena in cui seguiamo la madre di spalle in quel film, fino a che non arriva in ufficio e fa la sfuriata con il preside urla In The Mood For Love da tutte le parti. Se Wong Kar-Wai l’avesse vista potrebbe farmi causa. La musica e lo slow motion vengono proprio da lì. Certo sono tecniche che conoscevo e avevo visto ben prima di vedere In The Mood For Love, ma con quel film ho trovato il mio tempo, la loro versione che mi piace. Ad esempio io non amo il ralenti troppo lento e mi ci è voluto tanto per capire qual è l’esatta velocità che mi piace (circa 40 fotogrammi al secondo)”.

3. Ruba Come Un Artista

C’è questo libro chiamato Ruba Come Un Artista che parla di ispirazione e ti insegna come incanalare l’immaginazione per diventare un artista. A qualcuno può sembrare superficiale, ma ci sono dentro molti consigli utili e citazioni di grandi artisti, come ad esempio “ogni artista inizia come una frode e poi diventare reale” e sono d’accordissimo. In quel libro si spiega come il furto, nell’arte, sia qualcosa di naturale e spontaneo, perché prima crei qualcosa di libero e poi ti accorgi di averlo rubato, rubare è un modo per capire chi sei. Io ho iniziato a capire me stesso come artista, chi sono e cosa mi piace, solo intorno al periodo di Tom A La Ferme. Ma in realtà la maniera in cui cresci è prendendo in prestito da altri e sbagliando, anche Francis Ford Coppola dice: “Noi vogliamo che rubiate da noi. Rubiate le nostre inquadrature, le nostre idee e le nostre riprese, fino a che qualcuno non ruberà le vostre”.

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4. Chiamami Con Il Tuo Nome

Due settimane fa ho visto questo film italiano meraviglioso e potente che non mi ha lasciato più. Si chiama Chiamami Con il Tuo Nome, è di Luca Guadagnino. Credo sia un film così profondo, così tenero e così saggio e bello, in grado di cambiare la maniera in cui vedi l’arte e l’amore. Non tutti i film hanno questo potere. È stato un grande impatto. Chiamami Con Il Tuo Nome ti insegna non tanto l’amore ma il dolore, spesso i film ci portano gioia, lacrime felici, risate e intrattenimento oppure ci dicono che la vita è deprimente, ma la verità è che quando hai avuto esperienze d’amore vero e hai avuto esperienza di rigetto sai che esiste una bellezza nel dolore e questo film ti mostra questo. Quando lo vedi ti senti a casa. Non c’è nulla di male nel dolore, da quello parti per creare cose, io con il dolore ho creato molti film o l’ho fatto per fare colpo su qualcuno che amavo e questo ho sentito guardando quel film, ho sentito di essere capito per la venerazione che ho per il dolore”.

5. J’ai Tué Ma Mère

Nonostante sia il mio primo film lo stesso è stato fondamentale per me. Prima non avevo interesse a fare il regista e ho deciso di farlo solo per poter prendere me stesso come protagonista e avere un ruolo importante. Ho fatto il regista come mezzo per poter fare l’attore. Questo film viene proprio dalla necessità di creare, non avevo mai fatto corti né fatto scuole di cinema, avevo un’educazione limitata, un diploma di scuola superiore, siccome ero disoccupato come attore pensai di scritturarmi in uno script sulla mia vita, sarei sicuramente stato il più adatto alla parte! Fu molto più complicato di quel che pensavo, ci investii tutti i miei soldi e tutti intorno a me erano sfiduciati, solo gli attori pensavano che davvero fosse possibile farlo, furono davvero fedeli al film.
Alla fine tutti i miei film nascono da un problema che voglio risolvere per me, per mia madre o per i personaggi, un problema sulla società o sui rapporti madre-figlio. In quel caso il problema era come posso cominciare la mia vita da artista? Nessuno me lo consentirà quindi devono iniziare da solo”.

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