Le ultime sullo sciopero degli sceneggiatori. Per la prima volta dall’inizio della mobilitazione, partita martedì 2 maggio, l’associazione dei produttori (AMPTP) ha risposto alle accuse di “disinteresse nelle trattative” rivolte dal sindacato WGA quando ha annunciato lo sciopero.

In un lungo comunicato, l’AMPTP ha rispedito al mittente tali accuse:

Come abbiamo detto per tutto il tempo durante le trattative, le nostre aziende hanno l’impegno di trovare soluzioni fattibili al costante mutamento della nostra industria, portando benefici a tutti coloro che contribuiscono al suo successo.

Sul fronte degli aumenti salariali, l’associazione afferma di aver offerto il doppio rispetto ai normali aumenti annuali. Tuttavia, dove sembra inamovibile è nella richiesta di uno staff di sceneggiatori minimo obbligatorio in ogni produzione (12): “Una quota minima di assunzioni è incompatibile con la natura creativa della nostra industria. Non siamo d’accordo sull’applicare una soluzione unica a serie tv uniche e diverse tra loro, alcuni sceneggiatori sono l’unica voce di una serie, mentre altri lavorano con team molto piccoli”. Nel lungo documento, l’AMPTP risponde punto su punto alle accuse del sindacato, tra cui quella di voler trasformare l’attività di sceneggiatore assunto in una da freelance.

Dai picchetti fuori dagli studios giunge la risposta di David Goodman, ex presidente WGA e tra i capi del comitato di negoziazione:

È chiaro dalla loro proposta che l’AMPTP non ha alcun interesse negli staff di sceneggiatori, né nel contribuire al far crescere le carriere degli sceneggiatori. Vogliono chiaramente trasformarci in freelance. […] Le loro proposte sono un chiaro segnale del fatto che c’è un piano per svalutare gli sceneggiatori, in modo da assumerne meno e fare maggiore pressione su di essi. Non possiamo accettarlo.

Nel frattempo, il CEO di Paramount Global Bob Bakish è stato il primo a trovarsi a rispondere a domande degli azionisti sullo sciopero in occasione della presentazione dei (pesanti) dati trimestrali della compagnia:

Gli sceneggiatori sono essenziali nella creazione di contenuti. Speriamo di arrivare a una soluzione che vada bene a tutti. Come azienda, però, possiamo tirare diverse leve che ci permetteranno di gestire questo sciopero anche se dovesse durare parecchio.

Una risposta molto diplomatica che però sembra tradire una certa preoccupazione. I produttori della AMPTP sono molto diversi tra loro: Netflix è uno streamer globale, per esempio, mentre Paramount Global ha un fatturato che dipende moltissimo dalla televisione lineare via cavo, già in crisi per il cosiddetto “cord-cutting” e che potrebbe subire ulteriori scossoni in caso lo sciopero proseguisse per alcuni mesi fino all’autunno, quando i palinsesti della televisione lineare andranno riempiti in qualche modo.

Crescono le tensioni sui set

Ieri, le riprese a New York della serie tv Billions (prodotta da Showtime, una controllata di Paramount Global) sono state interrotte perché il cast e la troupe hanno deciso di non attraversare i picchetti, in solidarietà con gli sceneggiatori. La major ha deciso di non prendere provvedimenti (legalmente, potrebbe licenziare attori o membri di sindacati diversi dalla WGA che decidono di non lavorare), e oggi le riprese riinizieranno normalmente.

Un episodio simile è successo anche sul set di American Horror Story, sempre a New York, dove i membri dei sindacati IATSE e Teamsters hanno deciso di non attraversare i picchetti, pur senza interrompere le riprese della serie:

Le riprese di diverse serie sono state interrotte per la durata dello sciopero, a causa dell’impossibilità di proseguire senza sceneggiatori sul set che rimaneggino i copioni. Parliamo della terza stagione di Hacks della HBO, The Venery Of Samantha Bird di Starz, Unstable di Netflix, mentre è stata interrotta la scrittura di Power Book III: Raising Kanan di Starz, Night Court della NBC, Cobra Kai di Netflix, Yellowjackets di Showtime e Abbott Elementary di ABC.

Sciopero degli sceneggiatori: le ultime novità

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