Walter Koenig ha nuovamente vestito i panni di Pavel Chekov in Star Trek VI: Rotta verso l’ignoto del 1991, dopo aver interpretato il ruolo in quasi ogni progetto legato al franchise fantascientifico.

Tuttavia la sua esperienza nel 6° film della saga cinematografica pare non essere stata così entusiasmante. ln The Fifty-Year Mission: The Next 25 Years di Mark A. Altman e Edward Gross ha parlato della frustrazione che ha provato durante la lavorazione e del trattamento riservato al suo personaggio:

Ero assolutamente infelice fin dal primo giorno di Star Trek VI. Era così deludente per me… e non avevo nemmeno più Harve Bennett da incolpare. Ralph Winter è un uomo affascinante, delizioso e premuroso, e avevo considerato Nick [Nicholas Meyer] un mio sostenitore perché aveva scritto le cose migliori in Star Trek IV e aveva diretto Star Trek II, ma ho trovato questa sceneggiatura totalmente priva di qualsiasi individualità per i personaggi secondari. Era come se avessero letteralmente preso un lungo dialogo, tagliato con una forbice, ridurlo in pezzi e consegnato a noi. Per me non è stata affatto una conclusione. Ho pensato che venisse finalmente data ai personaggi secondari un po’ di riconoscimento, un po’ di attenzione, che bisognava dare loro un momento. Non c’erano pronomi personali in prima persona; nessuno di noi ha mai detto “io”. Era sempre “Keptain, c’è una nave là fuori”, non “Keptain, vedo una nave là fuori e sono preoccupato”. Eravamo lì come veicoli espositivi, e solo questo è stato davvero doloroso. Il mio senso dell’ego e della mia identità chiedeva a gran voce di avere la possibilità di esprimere il mio personaggio, ma non c’era.

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