David Ayer è tornato a parlare della sua versione di Suicide Squad e ha scritto una lunga lettera aperta spiegando di non voler più tornare sull’argomento in futuro.

Il regista è stato “istigato” dal commento di un recensore di Screen Daily che su Twitter ha parlato di The Suicide Squad – Missione suicida di James Gunn scrivendo:

Molte volte, guardando il nuovo film, ho pensato: “Beh, David Ayer dovrebbe lasciar perdere con la sua idea di una director’s cut”.

Al quale un altro personaggio ha risposto:

È il caso di ricordare che David Ayer è davvero uno dei peggiori registi di blockbuster da molto tempo a questa parte.

Proprio a quest’ultimo commento ha voluto rispondere lo stesso Ayer, che nella sua lettera parla della sua difficile storia personale e poi spiega come la sua versione di Suicide Squad sia completamente diversa da quella uscita al cinema – senza però entrare nel dettaglio di quanto successo con la Warner Bros. (dicendo esplicitamente di non voler violare accordi di riservatezza):

Ora tocca a me…

Non conosco la parola arrendersi. Non sono chi pensate che io sia. Nulla nella mia vita mi è stato regalato, ho dovuto combattere fin dall’inizio. Mio padre si è suicidato la mattina di Natale quando avevo 4 anni, a Miami. E quello era solo l’inizio. Affidamento. Abusi. Disagi. Caos. Sono andato in più scuole di quanto riesca a ricordarmi. Cos’è la stabilità?

Da ragazzo facevo il teppista a sud di Los Angeles. Mi arrestarono. Costantemente in libertà vigilata nella contea di Los Angeles. […] Ho fatto un sacco di cose stupide e pericolose. Ero il ragazzo che tutti sapevano sarebbe finito in prigione o sotto terra. Ed ero nel quartiere giusto perché ciò accadesse.

Ho visto corpi, sangue, teste sfasciate, ho visto gente morire. Ho calpestato pezzi di cervello sul marciapiedi per prendere l’autobus. Mi hanno sparato più volte di quante mi ricordi. La polizia di Los Angeles mi ha preso a botte (manganellate yo). Una delle prime tane di tossici a Los Angeles era nel mio quartiere (Rolling 20’s Hood). Ho lasciato il liceo e stavo tutto il giorno per strada appoggiato al muro di un negozio. C’è voluto che qualcuno morisse tra le mie braccia, trovarmi ricoperto del suo sangue e del suo vomito, perché mi svegliassi.

Così mi sono unito alla marina e ho lavorato in un sottomarino nucleare. Ho visto di più. Ho vissuto cose che hanno scottato la mia anima. Provate a passare 67 giorni sott’acqua in un tubo di metallo quando state finendo il cibo. La marina mi ha distrutto. E mi ha salvato. (Ho imparato la disciplina e la marina mi ha insegnato l’etica del lavoro).

Ho vissuto a Sinaloa, Baja Califas, facendo avanti e indietro. Ho fatto tutti i lavori che ho potuto, dopo quello. Imbianchino, manovale, elettricista.

Ho iniziato a scrivere sceneggiature perché qualcuno ha visto qualcosa in me che io non vedevo (Wesley Strick mi hai salvato la vita, grazie).

Ho scritto e ho scritto. E sono finito di nuovo per strada. Fumando fenciclidina e guidando la mia Cutlass. Non avevo un frigo, non avevo un letto. Non avevo nulla, non ho fatto la dichiarazione dei redditi per sette anni. Non avevo un futuro. Mi resi conto che stavo solo aspettando che succedesse qualcosa per farmi finire in prigione.

È lì che è nato Training Day. Sapevo che sarebbe successo. Avevo sentito tutte le storie del mio vicinato. Le scrissi. Misi la mia anima su quella pagina. E quando qualcuno mi offrì 30 mila dollari per i diritti risi.

Ma Training Day era speciale. Ovviamente nessuno ci credette all’epoca. Le simpatiche persone di Hollywood rifiutavano di credere che la polizia potesse essere così corrotta.

Poi avvenne lo scandalo Rampart e si resero conto che forse era tutto vero. Ci vollero anni perché quel film venisse fatto, e cambiò la mia vita. La lezione di quella sceneggiatura fu: metti il tuo dolore per iscritto. Questo è il motivo per cui scrivo storie, ho visto la vita e ho visto le persone. Ho visto i cattivi fare del bene e ho visto i buoni fare del male. Scrivo la verità che ho vissuto. E mi assumo il rischio di farlo – come mettere la mia casa in pegno per dirigere il mio primo film.

Ho messo tutta la mia vita in Suicide Squad. Ho fatto qualcosa di incredibile – la mia versione è un viaggio complesso ed emozionante con delle “persone cattive” che sono state trattate come rifiuti della società (un tema che sento particolarmente vicino). La versione uscita al cinema non è la mia versione. Rileggetelo.

E la mia versione non è la director’s cut in 10 settimane – è un montaggio più maturo compiuto da Lee Smith, sull’incredibile lavoro di John Gilroy. È tutta la splendida colonna sonora di Steven Price, senza un singolo brano radiofonico.

Ha degli archi evolutivi tradizionali per i personaggi, ha delle interpretazioni incredibili, una risoluzione coerente e compatta nel terzo atto. Ci sono una manciata di persone che l’hanno vista. Se qualcuno vi dice di averla vista, non è vero.

Quindi sì, dovrebbe essere chiaro a questo punto che non mi arrendo. Non l’ho mai fatto. E perché dovrei farlo? Ogni giorno in cui respiriamo è un dono. Pensavo che la mia storia si sarebbe conclusa sotto terra o dietro le sbarre, molto tempo fa. Quindi quello che sto vivendo sono tutti giri aggiuntivi. Sono onorato di avere la mia carriera. Arrendermi? Dopo che i miei figli mi hanno visto tornare a casa ogni giorno, dopo che lo studio aveva preso il controllo del montaggio, con il mio cuore a pezzi? Che razza di persona sarei, se mi arrendessi?

Non ho mai detto la mia versione di questa vicenda, e non lo dirò mai. Perché? Per lo stesso motivo per cui nessuno dirà mai cosa è successo sul mio sottomarino. Rispetto i patti. Sono vecchia scuola. Ho tenuto la bocca chiusa e ho subito uno tsunami di critiche, a volte personali. Perché? L’ho sempre fatto.

Quindi sono molto fiero del lavoro di James Gunn e non vedo l’ora del successo sta per avere. Sostengo la Warner Bros., e sono entusiasta che il franchise ottenga la spinta di cui ha bisogno. Tifo per tutti: il cast, la troupe. Ogni film è un miracolo. E il lavoro di James sarà il miracolo dei miracoli. Apprezzo la vostra pazienza, e non parlerò più pubblicamente di questa vicenda.

James Gunn ha risposto direttamente al tweet di Ayer così:

Hai tutto il mio affetto e la mia ammirazione, amico.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

 

 

Classifiche consigliate