Il 3 giugno è uscito nelle sale del Regno Unito il film The Lady of Heaven, dedicato a Fatima, la figlia del Profeta Maometto. Un’opera sotto l’attenzione di alcuni imam, sin dal rilascio del primo trailer. Diretto da Eli King e scritto dal religioso sciita Yasser Al-Habib il film ha fatto parlare di sé per essere la prima opera audiovisiva che rappresenta il volto di Maometto sullo schermo, un tabù per la religione islamica.

Una scelta che rende la pellicola blasfema e provocatoria. Il suo arrivo nelle sale è così stato contestato da alcuni gruppi di fedeli musulmani che si sono radunati davanti ad alcuni cinema della catena Cineworld per delle proteste pacifiche. L’invito a opporsi alla proiezione è arrivato da alcune autorità religiose e in particolare da Qari Asim, capo imam della moschea di Makkah nella città di Leeds. L’uomo ricopriva il ruolo di consulente del Gruppo anti-islamofobia sin dal 2019. Il governo Britannico ha deciso pertanto di allontanarlo per avere supportato quella che è ritenuta una campagna per limitare la libertà di parola. Una scelta controversa che ha alimentato il dibattito politico.

La decisione di non proiettare The Lady of Heaven

Le prime proteste si sono svolte principalmente a Sheffield. Lì, secondo il sito 5Pillars, si era radunato un gruppo di 200 persone per chiedere la cancellazione delle proiezioni in cartellone. Decisione poi presa dal manager della sala e in seguito da tutta la catena. Cineworld aveva in programma di mostrare il film nelle città di Bradford, Birmingham, Bolton, Londra, Glasgow, Milton Keynes e Wolverhampton. «È per la sicurezza dello staff e dei clienti» ha dichiarato la catena.

La rivale Vue, invece, più cauta, ha dichiarato di voler decidere caso per caso sulla base delle eventuali tensioni nate nelle singole città.

Intanto una petizione per far rimuovere definitivamente la pellicola dalle sale ha raggiunto le 117 mila firme. Il documento ha ricevuto anche l’appoggio dei rappresentanti dell’Islam sciita (su cui si basano parte delle idee espresse dalla pellicola). Anche loro hanno dichiarato il proprio biasimo verso il contenuto della pellicola. La condanna sciita era arrivata anche in Iran e Pakistan già quando arrivarono le prime notizie sul film. Questo ha portato pertanto ad affrontare la controversia in modo pacifico e generalmente unidirezionale all’interno del mondo religioso.

Ben diversa la reazione politica. Alcuni membri della Camera dei Lord hanno fortemente criticato la decisione di dare ragione a chi voleva la rimozione del film. La cancellazione dalla catena Cineworld è stato definito un fatto definito disastroso per gli artisti e pericoloso per la libertà di espressione.

Il produttore di The Lady of Heaven ha invece difeso il diritto delle persone ad esprimere il proprio disappunto. Ha però definito le proteste come sciocche e contro i valori britannici della libertà di pensiero. 

Claire Fox, membro della Camera dei Lord britannica, ha twittato contro i fatti visti come un inquietante segno di censura derivante da una cancel culture che ha sconfinato oltre l’attivismo e: “una lezione per coloro che sostengono che le politiche identitarie non siano una minaccia per la democrazia”. Ha invitato così la popolazione a opporsi alla censura dell’opera appellandosi alla libertà di parola.

Il problema di rappresentazione

Il film mostra due storie separate da 1,400 anni. Nel presente seguiamo Laith, un giovane iracheno adottato da Bibi Fatimah dopo che sua madre è stata uccisa durante la guerra. Laith conosce la storia di Fatima attraverso Bibi e impara tramite lei ad affrontare le sfide del mondo moderno. 

The Lady of Heaven non è problematico solo per la rappresentazione di Maometto, che non è affidata a un attore, ma è un’immagine fatta in CGI, inondata di luce e non totalmente osservabile. Anche Fatima è un personaggio generato a computer. Il problema risiede anche nel parallelismo incauto tra la storia moderna e quella antica. Due piani temporali, il presente e il passato, si rimbalzano a vicenda creando dei nessi logici discutibili. 

In questo modo il regista paragona i Compagni di Maometto con i miliziani dell’Isis. Sottolinea una rappresentazione negativa dei primi califfi dell’Islam, Abu Bakr e Umar ibn al-Khattab. I due successori del Profeta sono rappresentati come cospiratori e malvagi, disposti ad andare contro di Lui solo per cercare potere politico e ricchezze usando ogni tipo di brutalità pur di raggiungere il proprio scopo, fa notare la recensione di 5pillars. In più i califfi sono imbruttiti dal trucco, per mostrare la loro negatività e i cattivi sono sempre interpretati da persone con la pelle nera.

Oltre all’accusa di blasfemia c’è quindi anche quella di razzismo, e di voler creare narrative settarie per dividere.

La situazione sembra però sotto controllo e pacifica. Nonostante il dibattito che The Lady of Heaven ha generato, tutti i principali attori in gioco sembrano propensi a evitare in ogni modo una crescita delle tensioni, consapevoli che tra blasfemia e libertà di espressione c’è un conflitto difficilmente risolvibile con equità. 

Fonte: The Guardian

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