Todd Phillips, prima di dedicarsi a Joker, aveva già diretto Trafficanti, ma era comunque noto principalmente per le sue commedie all’insegna del politicamente scorretto, da Road Trip alla Trilogia di Una Notte da Leoni, passando per il soggetto di Borat.

Il filmmaker, nella cover story che Vanity Fair ha dedicato a Joker, ha avuto modo di spiegare perché abbia deciso di accantonare quel genere che lo ha portato alla notorietà e ai vertici del box office.

Prova a cercare di essere divertente oggigiorno con tutta questa storia della “cultura della consapevolezza”. Hanno scritto articoli sul perché la commedia non funziona più… te lo dico io perché: perché tutti i tipi divertenti si ritrovano a pensare “Fanc**o questa roba, non voglio offenderti”. È complicato discutere con trenta milioni di persone su Twitter. È impossibile, non trovi? Per cui è più semplice dire “Me ne tiro fuori”. Io me ne sono tirato fuori e sai cosa? Tutte le mie commedie sono irriverenti, una qualità che condividono col genere stesso della commedia. Per cui ho pensato “Come posso realizzare qualcosa di irriverente mandando a cagare la commedia?”. Ed ecco la risposta: ho preso degli elementi di un universo fumettistico trasformandoli in questo film. È così che nasce Joker.

Non è la prima volta che il filmmaker parla di “tutto quello che circonda un film” a livello di percezione e ambiente socio-culturale. Giorni fa, nel bel mezzo della paranoia tipicamente americana relativa ai possibili atti di violenza temuti dalle autorità americane a margine dell’arrivo di Joker nei cinema, si era così espresso:

Non abbiamo concepito questo film con l’intenzione di spingere chissà quali bottoni. È un film che ho letteralmente descritto cosi a Joaquin “Pensiamo a questo progetto come a una maniera per intrufolare nello studio system ‘un vero film mascherato da cinecomic”. Non abbiamo lavorato al motto di “Vogliamo glorificare questo comportamento”. Abbiamo letteralmente ragionato nei termini del “Facciamo un vero film con un vero budget e chiamiamolo Joker”. È andata così.

E circa le polemiche, Phillips ammetteva una certa confusione:

Sono sorpreso. Non è salutare avere delle discussioni su un dato argomento? Non va bene discutere dei film e della violenza? Perché dovrebbe essere valutato negativamente un film che suscita un certo discorso? Il fatto è che la cultura dell’oltraggio è un lusso e lo è già da un po’. E l’aspetto rilevante dei discorsi nati intorno al film è il modo in cui, in maniera alquanto facile, l’estrema sinistra riesca a suonare così simile all’estrema destra quando si tratta di seguire la propria agenda. Mi ha davvero aperto gli occhi.

Joker sarà distribuito in tutto il mondo dalla Warner Bros. Pictures e uscirà nelle sale italiane il 3 ottobre 2019.

Il film ruoterà intorno all’iconico cattivo e sarà una storia originale, mai apparsa sul grande schermo. L’esplorazione di Phillips su Arthur Fleck (Phoenix), un uomo ignorato dalla società, non sarà soltanto uno studio crudo del personaggio ma una storia più ampia che si prefigge di lasciare un insegnamento, un monito.

Gli altri interpreti del film sono Zazie Beetz (“Deadpool 2”), Bill Camp (“Red Sparrow”, “Molly’s Game”), Frances Conroy (le serie TV “American Horror Story”, “Castle Rock” di Hulu), Brett Cullen (“42 – La vera storia di una leggenda americana”, “Narcos” di Netflix), Glenn Fleshler (le serie TV “Billions”, “Barry”), Douglas Hodge (“Red Sparrow”, “Penny Dreadful” in TV), Marc Maron (le serie TV “Maron”, “GLOW”), Josh Pais (l’imminente “Motherless Brooklyn”, “Insospettabili sospetti”), e Shea Whigham (l’imminente “First Man – Il primo uomo”, “Kong: Skull Island”).

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