Quando nel 1986 Top Gun conquistò l’America successero parecchie cose. La prima, di cui vediamo gli effetti ancora oggi, fu il salto con avvitamento della carriera di Tom Cruise con grandi applausi di tutti. Letteralmente sparato in cielo, dopo l’apprezzamento per Risky Business, si consolidò come star dell’anno diventando conseguentemente una delle personalità più influenti di Hollywood. Uno capace di vendere i film solo con la sua presenza e di ricreare l’action trasportandolo negli anni ’90. 

Per il produttore Jerry Bruckheimer, in coppia con Don Simpson, Top Gun si aggiungeva alla notevole serie di bersagli già colpiti in pieno con Flashdance e Beverly Hills Cop. Una serie positiva di successi che aveva dato sicurezza e l’esperienza necessaria per assicurarsi in maniera preventiva il controllo sui brani della colonna sonora. Take My Breath Away tenne banco nell’estate del 1986 portando il disco in testa alla classifica di vendita. Nel frattempo esplodeva la mania dell’aria e della velocità, con le richieste di arruolamento in marina che raddoppiavano.

Top Gun è riuscito anche a fare uscire i Ray Ban da un periodo di crisi, portandolo a vendite intorno a 18.000 paia annuali all’inizio degli anni ’80 fino a toccare il milione alla fine del decennio. Merito del product placement e di Tom Cruise che aveva reso l’oggetto centrale nella sua recitazione e nell’uniforme da aviatore.

Come è stato creato il fenomeno Top Gun?

Per costruire tutto questo Bruckheimer fece quello che sapeva fare, e con lui tutti gli altri produttori di Hollywood. Solo che lo fece ancora meglio, con più coraggio e con precisione. Un successo costruito a partire dall’idea che l’industria dovesse sostenersi con prodotti originali. Lavorarono sull’High-Concept della storia di un gruppo di aviatori, colleghi e amici. L’idea, e il titolo del film, venne da un articolo scritto da Ehud Yonai: “Top Guns”, che descriveva la vita durante l’addestramento dei giovani piloti. 

Variety ha ricostruito, attingendo al suo archivio, come è stato comunicato il film passo passo. La prima citazione del progetto risale al 3 agosto del 1983 raccontando l’accordo di tre anni fatto tra Bruckheimer e Simpson.

Nel dicembre dell’anno successivo la pellicola otteneva il via libera e veniva descritta sulla stampa specializzata come Da qui all’eternità per la nuova generazione. La vera promozione iniziò però nel marzo del 1985 quando fu annunciato Tony Scott alla regia e Tom Cruise come star principale. Già allora si sottolineava l’attenzione per la colonna sonora. Tra i brani desiderati dai produttori anche Born in the USA di Springsteen. Raccontavano anche delle previste 200 ore di filmati e che gran parte del budget sarebbe stato investito nel carburante e nel noleggio degli F-14.

Non tanto diverso dal linguaggio adottato per promuovere il sequel. La componente spettacolare è stata ed è ancora una leva per attirare il pubblico che vuole sentirsi sfrecciare in aria insieme a Maverick. Faceva notizia la perizia tecnica di Tony Scott che aveva innovato il modo in cui si filmavano gli aerei, adattando le cineprese agli spazi dell’abitacolo e portando all’estremo la tecnologia disponibile.

 

Top Gun

 

La tragedia che ha colpito il film

Nel settembre del 1985 il film tornò sui giornali, ma non per un’attività stampa. Il pilota Art Scholl morì a seguito di un incidente. Stava girando alcune sequenze di seconda unità e si schiantò con il suo biplano. Il film restò sotto l’occhio dei giornali destando interesse e preoccupazione.

Trapelarono alcune indiscrezioni. Alcune testate pubblicarono la notizia di una nuova riscrittura della sceneggiatura all’ultimo momento. Un’informazione dal dietro le quinte che la produzione riuscì a gestire senza problemi. Fornirono direttamente alla stampa le notizie dal set con tono rassicurante. Come notato dal critico Emanuel Levy lo script del film era di poco più di 80 pagine. Normalmente i film con la stessa durata hanno circa 120 pagine. Significa che Top Gun non è mai stato la sua trama, ma le sequenze in volo. Il reparto marketing lo sapeva bene e convogliò tutta la sua comunicazione su quello.

Tom Cruise e il pentagono

Tom Cruise dal canto suo correva al massimo per girare più film possibile in un anno. Carico di impegni, limitò il tour promozionale, molto più breve rispetto all’usanza corrente che costringeva le star a seguire il film per molto tempo. L’arrivo in sala non era infatti contemporaneo in tutto il mondo e i film restavano mediamente più settimane sul grande schermo. Top Gun riuscì a promuoversi soprattutto mostrandosi al pubblico, che lo premiò mantenendolo stabile al botteghino per molte settimane. Le recensioni non erano particolarmente positive, ma concordavano sulla sua capacità di intrattenere e sulla sua indiscutibile spettacolarità. 

Jerry Bruckheimer collaborò strettamente con il Pentagono, che fornì mezzi a noleggio e consulenza. Il film di Tony Scott si inserisce infatti pienamente nel clima reganiano, fatto di un ritorno della politica anticomunista e della retorica sulla “Grande America”. Top Gun, che non nasconde certo un tono patriottico e propagandistico, contribuì alla campagna di arruolamento nelle forze armate. I militari mettevano fuori dai cinema dei banchetti informativi che aiutarono la Marina ad accrescere il numero di giovani che facevano richiesta del 500%. 

Se c’è una cosa che la costruzione del primo Top Gun come blockbuster perfetto può insegnare al cinema di oggi è la forza dell’esperienza unica, del “mai visto prima”. Cercare di mostrare qualcosa che non si trova da altre parti, mettere la cinepresa sempre nel posto più spettacolare attira il pubblico a pagare il biglietto. Da solo però non basta, occorre interagire con la realtà, dare la possibilità al pubblico di continuare a vivere il film fuori dalla sala. Non per forza andando a fare lo stesso lavoro del protagonista, ma indossando i suoi stessi capi o ascoltando alla radio la colonna sonora.

Fonte: Variety

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